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Pazienti da tutta Italia per curarsi in Veneto: è tra le regioni leader della mobilità sanitaria

Veneto sul podio della sanità eccellente, con Emilia Romagna e Lombardia.

Le regioni con il maggior saldo positivo sono l’Emilia Romagna e la Lombardia, che presentano risultati equiparabili (rispettivamente 387 milioni e 383 milioni). Per il Veneto oltre 115 milioni, con una mobilità attiva (pazienti residenti in altre regioni) concentrata nel comparto che viene definito di “alta complessità”, leggasi trapianti di rene, polmone, pancreas. «In Veneto, per scelta, questo tipo di interventi sono incardinati nel sistema pubblico», puntualizza l’assessora regionale alla Sanità Manuela Lanzarin.

Ma ci sono numeri importanti anche per il privato accreditato. «Principalmente in ambito ortopedico e protesico», spiega l’assessora, che ha ben chiaro il quadro regionale, dove strutture come la Casa di cura di Abano o l’ospedale Sacro Cuore di Negrar.

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A livello nazionale il flusso migratorio per ricoveri ospedalieri è prevalentemente diretto da Sud verso Nord. Tuttavia, si rileva anche una mobilità significativa tra le regioni del Centro-Nord, soprattutto quelle di confine. In termini percentuali, il flusso migratorio è così suddiviso: 83,78% al Nord, 68,24% al Centro, e 27,22% al Sud.

Mobilità pre pandemica

«I due dati importanti che emergono dall’analisi di quest’anno è che il livello della mobilità è tornato ai livelli del 2018 ed è ancora in crescita, anche se vediamo importanti segni di miglioramento in alcune Regioni come Lazio e Campania», rileva Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas. «Il secondo è che la Lombardia non è più la prima Regione per attrazione ed è stata superata dall’Emilia-Romagna».

I dati sulla mobilità sanitaria interregionale sono stati elaborati da Agenas e presentati giovedì mattina, 12 dicembre, al ministero della Salute.

Le prime Regioni per fuga restano, appunto, quelle del Sud. «Non sappiamo se sia una causa o un effetto, ma i dati di oggi mostrano che in queste Regioni spesso non c’è una sufficiente dotazione di posti letto per acuti e post-acuti e neanche di personale», aggiunge Mantoan. «Quindi, se vogliamo che nelle Regioni del Sud ci siano ospedali di eccellenza è importante passare anche per il potenziamento delle dotazioni organiche».

I flussi del Veneto

Il quadro che emerge dai dati Agenas è molto articolato. Per esempio circa la metà del saldo negativo della Sicilia (142 milioni) è diretto verso Lombardia ed Emilia Romagna. La Lombardia, dal canto suo, ha una saldo negativo di circa 200 milioni soprattutto verso le Regioni limitrofe.

«La mobilità passiva del Veneto è verso Emilia Romagna e Lombardia», rivela Lanzarin. «Quanto alla mobilità attiva, abbiamo segnato un +11% rispetto all’anno scorso e i pazienti arrivano sostanzialmente da tutta Italia. Il dato che emerge è che il sistema-Veneto della sanità funziona. Nonostante l’aumento della richiesta di prestazioni e la mancanza di personale è una sanità molto performante».

Da monitorare, secondo gli esperti Agenas, il caso dell’Umbria: negli ultimi 5 anni ha visto crollare l’attrattività e, allo stesso tempo, crescere la mobilità in uscita. Sotto osservazione anche la Lombardia, i cui ricavi legati alla mobilità in entrata sono calati di 50 milioni in 5 anni.

La prima causa di mobilità sono le malattie del sistema muscolo-scheletrico. In questo ambito, l’Emilia-Romagna è regina assoluta, con un saldo positivo di 228 milioni, il doppio rispetto alla Lombardia che è seconda. Terzo il Veneto. La gran parte delle prestazioni in questo settore, in tutte e tre le regioni, sono realizzate da strutture private convenzionate.

La critica della Cgil

Critico il giudizio complessivo della Cgil. «I dati Agenas certificano la crescita della privatizzazione della salute e delle diseguaglianze tra persone e territori», ha detto la segretaria confederale Daniela Barbaresi. «È un chiaro indicatore delle politiche del governo Meloni: cure per chi può pagare e può permettersi di spostarsi, mentre lavoratori e pensionati sono sempre più poveri e 4,5 milioni di persone rinunciano a curarsi. Un flusso migratorio per ricoveri ospedalieri diretto prevalentemente da Sud verso Nord, dove le strutture maggiormente attrattive sono quelle private accreditate».

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