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Riservata ma determinata, amava Battisti e la fantascienza: ecco chi era davvero Liliana Resinovich

«Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse. E l’innocenza sulle gote tue, due arance ancor più rosse». Così, innamorata delle canzoni di Lucio Battisti, cantava Liliana quando era di buon umore.

Di questa donna – della quale alle 8.40 di tre anni fa le telecamere della scuola di Polizia di via Damiano Chiesa catturavano le ultime immagini da viva – sono stati raccontati i dettagli più pruriginosi, gli obbiettivi hanno indugiato sulla sua biancheria rimasta stesa in casa, sui cuori che appiccicava ovunque. I video l’hanno raccontata mentre prepara una torta o mentre girovagava in bicicletta.

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Chi era Liliana Resinovich

Ma chi era Liliana Resinovich? Cosa piaceva a questa donna finita suo malgrado su ogni organo di informazione? Certamente non avrebbe apprezzato tutta questa visibilità, questo clamore, perché «era schiva, riservata, della sua vita privata conoscevamo pochissimo, ci raccontava più che altro dei giri in bicicletta, delle gite», testimonia un’ex collega della direzione centrale delle Attività produttive di via Trento, dove prima della pensione Lilly lavorava.

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La scuola e i primi lavori

Nata il 26 aprile del 1958, figlia minore di Maria e Giuseppe (detto Pino), Liliana era una ragazzina piuttosto timida, ma determinata e non priva di iniziative. Finita la scuola media aveva frequentato dei corsi di dattilografia.

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La prima offerta seria di lavoro le era arrivata dall’amministrazione stabili Spagnul, dove è rimasta impiegata per diversi anni. Poi il concorso per entrare in Regione e la felicità per quell’impiego pubblico, che negli anni le ha consentito anche di aiutare la sua famiglia.

I due grandi amori

Due i grandi amori. Quello con Claudio Sterpin in giovinezza e poi riemerso anni più tardi – ne restò folgorata un giorno in autobus, mentre lui era alla guida del mezzo dell’Act – e quello con Sebastiano Visintin, diventato suo marito nel 2005.

Liliana, prima di andare a convivere con Sebastiano, viveva con la madre e il fratello al civico 4 di Scala dei Giaggioli, in una casetta a due piani, oggi disabitata nel rione di Roiano.

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L’incontro con Sebastiano

Poi l’incontro con l’uomo con il quale ha condiviso 32 anni di vita,

ad una mostra fotografica a Gorizia, al caffè accanto al Teatro Verdi per me fu un colpo di fulmine

ricorda il marito. Ma Sebastiano allora era ancora sposato, e aveva due figli piccoli. Fino al 1995 la loro relazione restò quindi clandestina «con incontri nei fine settimana, nel mio laboratorio di Gorizia».

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Nel 1995 lui si separa dalla moglie e si trasferisce a Trieste. «Per un mese ho dormito in macchina sotto la casa di Scala dei Giaggioli – ricorda Sebastiano – fino a che la madre ha accettato di incontrarmi».

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La casa di via Roiano

La coppia poi si trasferisce in un appartamento al primo piano di via di Roiano 2, dove sul campanello sono ancora riportati i loro cognomi. Nei primi giorni della sua scomparsa, gli ispettori della Mobile l’avevano cercata anche lì.

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Nel 2015 i coniugi Visintin traslocano in via Verrocchio nel rione di San Giovanni. Nel 2012 Liliana perde la mamma. Quel lutto la segnò molto e appena poteva andava a portare un fiore sulla sua tomba a Sant’Anna.

Le sue passioni

Amante dei viaggi, della musica, della poesia, della fotografia, dei film di fantascienza, non era invece un asso in cucina, ma comunque si cimentava nella preparazione di dolci e primi piatti.

In compenso era una buona forchetta: adorava la pizza ai formaggi, senza il gorgonzola che invece detestava, o con i carciofini.

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Il pensionamento

Liliana aveva vissuto il pensionamento prima come una liberazione, «contava i giorni che le mancavano per la quiescenza» riporta il marito, ma nel tempo il venir meno di un ruolo, di alcuni rapporti con i colleghi, di alcune abitudini, le pesava.

Continuava talvolta ad unirsi alla pausa caffè degli ex colleghi al bar Joyce, ma era inutile nasconderselo: per certi aspetti non era più la stessa cosa. Visto che non condivideva più con loro i problemi e le vicende del posto di lavoro.

Forse, a quel punto, quella vita fatta di giri in bici, mille scatti fotografici e la routine in via Verrocchio le stava stretta. Il 14 dicembre del 2021 Liliana è uscita di casa. Non vi ha fatto più ritorno. Poche settimane dopo, il 5 gennaio, è stato rinvenuto il suo cadavere all’interno del parco dell’ex Ospedale psichiatico. Tre settimane di buio, quelle sì ancora tutte da raccontare...

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