Anni di Piombo, la società che cambia tra terrorismo e spinte di rinnovamento – Aspetti sociali /2
II PARTE – ASPETTI SOCIALI
Popolazione
I componenti di una famiglia media (Tab. 1) tra 1901 e 1981 passano da 4,5 a 3; le famiglie con 5 componenti e oltre tra 1901 e 1921, superano il 40%; nel 1951 sono il 33,3% e nel 1981 il 14,9% (Tabella 1).
Istruzione
Nel 1960 il tasso di scolarità delle elementari è soddisfacente, quello delle medie inferiori è al 55% e al 20% quello delle superiori: nel 1975 sale, rispettivamente per le ultime due, al 100% e al 50% (Tabella 2).
Nel 1960 il 7,8% dei 19-enni si iscriveva all’Università, nel 1968 il 17,2% e il 26,7% nel 1982 (Tabella 3). Prima della II Guerra per una iscritta c’erano 1,7 maschi alle superiori e 4,8 all’università. Nel 1981/1982 i gap sono trascurabili.
Nel 1871 gli analfabeti erano il 67,9% (nel Meridione l’80%); nel 1938 il 17,8% (32,8% nel Mezzogiorno) (Tabella 4); nel 1951 il 12,9% (Tabella 5). A tale ultima data solo il 10,2% degli italiani aveva un titolo di studio superiore alle elementari, contro il 37,9% nel 1981.
Nel 1861 in Italia e Spagna l’analfabetismo (75%) è il più alto dell’Occidente (tra meno del 50% in Francia, Belgio e Olanda e il 10% dei Paesi scandinavi). Nel 1920 in Italia è al 35,2% e in Spagna al 49%, in Occidente tra lo 0,5% (Paesi Scandinavi) e il 15% di Francia, Belgio e Olanda dove diventa trascurabile nel II dopoguerra, permane al 12,9% in Italia e al 16% in Spagna (Tabella 6).
Migrazioni interne
Nel Nord-Est tra il 1921 e il 1943 migrano internamente 372.000 persone e circa 385 mila tra il 1946 e il 1966; nel Meridione 2,7 mln. tra il 1946 e il 1982 (43,4% tra il 1955 e il 1964) (Tabella 7).
Inurbamento
Gli italiani che vivono in centri inferiori ai 50.000 ab. passano dal 72% nel 1951 al 62% ca. (Tabella 8) nel 1981 e sale al 19,5% chi vive in città sopra i 250.000 ab. (+4,5 1951).
Dal 1955 al 1985 il grado di inurbamento (residenti in città di almeno 30.000 ab.) nei 6 Paesi fondatori della Comunità europea è maggiore che in Italia (Tabella 9).
Situazione abitativa
Nel 1951, il 9% delle case occupate mancava di almeno un servizio essenziale (Tabella 10); nel 1961, meno di 3 case occupate su 10 disponeva di un bagno, il 15,3% aveva acqua potabile e il 14,8% il riscaldamento. Nel 1971 le case dispongono per l’86,1% di acqua potabile all’interno, per 2/3 di bagno, per metà di riscaldamento. Nel 1981, circa l’80% delle abitazioni occupate ha acqua potabile, gabinetto, bagno, elettricità e riscaldamento.
Consumi
In 90 anni, dal 1861 agli inizi degli anni ’50 del ‘900, i consumi di burro, pesce, latte, carne, caffè, zucchero, formaggi, olio di semi, crescono lentissimamente, dopo il 1950 del 50% e più in un decennio (Grafico 1).
Il peso degli alimenti sulla spesa mensile familiare (Tabella 11) scende dal 52,4% (1953), al 37,4% (1968) e al 30,4% (1982); prima della II Guerra superava il 50%, ma in Francia e Germania era al 40%, in Inghilterra al 31% e in Usa al 25,5% (Tabella 12).
Si diffondono (Tabella 13) il frigorifero (nel 1957 il 14% delle famiglie lo possiede, l’80% nel 1971); la lavatrice (4% e 63% rispettivamente); il televisore (0,7% nel 1954, 50% nel 1968, 76,7% nel 1982); l’automobile (3 autovetture per 1.000 ab. del 1921-1930, 21 del 1951-1960 e 156 nel 1968 fino a 346,9 nel 1982); il telefono (da 8.038 abbonati nel 1885 a 121 per 1.000 ab. nel 1970 e 260 nel 1982).
Rispetto all’Europa l’Italia parte svantaggiata per questi consumi rapportati a 1.000 ab., ma li riduce fortemente: nel 1960 il gap con la Gran Bretagna è di 1 a 5 (1,4 a 1 nel 1980) per il televisore (Tab. 14) e per l’automobile nel 1913 è di 3,7 a 1 (1 a 1 nel 1973) (Tabella 15); nel 1960 per il telefono con la Danimarca è di 4,3 a 1 (1,9 a 1 nel 1980) (Tabella 16).
Le vacanze riguardavano nel 1959 l’11,3% degli italiani, nel 1978 il 37,8% (Grafico 2).
La crescita culturale del Paese è lenta. Ogni 100.000 ab., 48 ca. vanno a teatro e a spettacoli musicali sia nel 1936, sia nel 1982, contro, rispettivamente, 605,8 al cinema e 346 (Tabella 17).
Tra la fine degli anni ’60 e i ’70, poi, si svilupparono le radio (tra il 1974 e il 1984 divennero 123) (Grafico 3) e le televisioni libere (Tabella 18).
Indice di Gini
Misura il grado di diseguaglianza di reddito in un Paese: 0 massima equità, 1 minima. Nel 1861 è pari al 50,4% e dal 1871 al 1931 si stabilizza sul 45%; dopo la II Guerra, passa al 41,6% e nel 1975 scende al 35,2%, fino al 29,7% nel 1982 (tab. 19).
All’Estero, dopo la II Guerra Mondiale, l’indice si approssimava (Usa, Norvegia, Svezia) o era superiore (Francia, Italia) al 40%; in Germania e Regno Unito era tra il 20% e il 30%. Dagli anni ’60, fino alla metà dei ’70 converge sul 30% e dalla seconda metà degli anni ’70 risale (Grafico 4 e Tabella 20).
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Ha collaborato Mariano Ferrazzano
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