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Davydenko: “Sbagliato pagare donne e uomini alla stessa maniera”

Il sito matchtv alcuni giorni or sono pubblica un’intervista a Nikolay Davydenko, ex numero tre del ranking (nel 2006) e vincitore delle ATP Finals nel 2009 in finale su Del Potro. In occasione dell’esibizione in onore di Elena Vesnina, ritiratasi quest’anno, tenutasi a San Pietroburgo e che ha visto tra i partecipanti anche Anastasija Miskyna, campionessa a Parigi nel 2004, il quarantatreenne russo (ma nato in Ucraina ai tempi dell’Unione Sovietica) affronta alcuni temi di attualità, in particolare la questione-montepremi.

In merito alla situazione del tennis russo Nikolay parla dei protagonisti: “Khachanov ha chiuso bene l’anno con la vittoria ad Almaty, mentre Medvedev e Rublev hanno reso sotto le attese, in particolare Andrey non riesce a spuntarla nelle fasi più importanti. Al momento meno opportuno se ne va con la testa e perde; ha bisogno di ritrovare fiducia. Spero in un ottimo 2025 per Diana Shneider; dipenderà tutto dalla qualità della sua squadra, ma sono convinto che può raggiungere la top ten”.

La sua opinione sull’estrema importanza nello staff di un atleta ritorna quando parla di possibili rimpianti per quanto non ha saputo fare durante la sua carriera: “Avrei potuto fare di più? Certo; avrei potuto migliorare alcuni aspetti del mio gioco, lavorare sulla coordinazione. Ma non ero io quello che doveva occuparsi di questi temi; il tennista è un robot ed è l’allenatore che ha il compito di plasmarlo. Avere rimpianti ora è inutile”.

Infine, sull’opportunità della parità di trattamento economico tra atleti uomini e donne Davydenko opera un distinguo basato sul tempo di gioco e sulla durata delle partite: “Posso capire nei 250 o 500 e anche nei 1000. Ma quando c’è il tre su cinque, allora le cose cambiano. Serena Williams ha vinto tornei Slam quasi senza sudare, magari perdendo dieci game in sette partite. Tra gli uomini dieci giochi si perdono in un solo incontro.

Gli uomini – conclude il russo – lavorano tre volte tanto, non è giusto percepiscano quanto le ragazze”.

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