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Il generale Kirillov ucciso aveva convinto Conte a ospitare i medici russi “spioni” nell’era Covid

Ucciso da una bomba sul monopattino, con l’arma del terrore che egli stesso amava praticare. Il generale Igor Kirillov, 54 anni, ucciso stamani da un’esplosione nella zona sudorientale di Mosca, a circa sei chilometri dal Cremlino, aveva un passato alla Scuola per la difesa chimica ed era stato incriminato per l’impiego di armi chimiche in Ucraina.

Ma intorno a Kirillov le leggende sono tante, anche una, che non è poi tanto leggenda: fu lui a convincere il premier Conte, nel 2020, a ospitare una missione di aiuto russa che si rivelò poi essere una “spiata” tra i primi pazienti per aiutare gli scienziati russi a produrre un proprio vaccino…

Il generale era da ottobre sotto sanzioni nel Regno Unito per il suo ruolo nel conflitto in Ucraina, accusato di essere responsabile per aver “contribuito a dispiegare armi barbariche”. Stando ai media russi, è stato ucciso da un ordigno azionato a distanza, imbottito con l’equivalente di circa 300 grammi di Tnt, nascosto in uno scooter lungo la Ryazansky Avenue. Un fatto “senza precedenti a Mosca”, ha scritto il giornale russo Kommersant, secondo cui Kirillov “non era” comunque “la figura più importante nell’operazione speciale” in Ucraina.

Le armi segrete del generale Kirillov

Lo scorso anno, ricorda il Financial Times, il generale era arrivato a sostenere che l’Ucraina avesse piani per lanciare droni ‘speciali’, progettati dagli Usa, con “insetti infetti” che avrebbero portato la malaria tra le forze russe. «Le zanzare infette trasportate dai droni Usa sono una minaccia terribile per i nostri soldati», così come i topi kamikaze, sosteneva Kirillov.  le di avere impartito «più di 4.800» volte l’ordine alle truppe russe di usare munizioni chimiche sui fronti Est e Sud del conflitto.

Dalla Russia con amore…

Durante la pandemia di Covid-19, riferisce l’agenzia Lapresse, il reparto da lui guidato aveva gestito l’operazione di supporto al sistema sanitario italiano con la missione di aiuti “Dalla Russia con amore“, con cui nel marzo del 2020 Mosca inviò in Italia medici, infermieri, personale militare e alcuni esperti, guidati dal generale Sergey Kikot. La missione che da Roma arrivò all’Ospedale San Giovanni XXIII di Bergamo, città tra le più colpite, venne poi bruscamente interrotta e si ipotizzò che con le informazioni sensibili raccolte Mosca riuscì a mettere a punto il vaccino Sputnik.

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