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Francia: Le Pen a Bayrou: “Mi ha ascoltata, ma voglio i fatti”. Macron sempre più in difficoltà

Emmanuel Macron, con una leggerezza quasi suicida, ha fabbricato lui stesso la corda che potrebbe impiccarlo: la dissoluzione e le sue disastrose conseguenze. Affidare il governo al suo padrino politico, François Bayrou, potrebbe rivelarsi una mossa fatale. Nominandolo primo ministro, costretto e quasi con la pistola puntata alla tempia, il presidente ha rivelato al mondo la sua inquietante fragilità politica. «Emmanuel il Vulnerabile» — come lo ha definito Le Point — ha consegnato il proprio destino nelle mani di un uomo che non è certo un principiante né un compiacente collaboratore.

Chi conosce il sindaco di Pau sa che è arrivato a Matignon per dettare la linea e non di certo per interpretare il ruolo del ciambellano di corte. Con Macron in ginocchio, Bayrou, ex ministro dell’Istruzione e astuta eminenza grigia della politica d’Oltralpe, sembra deciso a sfruttare la debolezza del suo protégé per prendere le redini del potere. Questa volta l’inquilino dell’Eliseo ha davanti a sé una vera e propria coabitazione: il peggior incubo dei presidenti francesi.

Marine Le Pen: “Il metodo di Bayrou è il più positivo”

Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha lasciato intendere un cauto ottimismo dopo il suo incontro con Bayrou, avvenuto alla presenza di Jordan Bardella. «Sono stata ascoltata, ma è un po’ presto per dire se sono stata compresa», ha dichiarato ai giornalisti al termine del confronto. Parole che rivelano una prudenza politica affinata da anni di opposizione. Tuttavia, la Le Pen ha riconosciuto « il metodo positivo» del nuovo premier, puntualizzando però che saranno solo le azioni a rassicurarla.

Bayrou sembra voler posizionarsi come un interlocutore aperto, capace di dialogare anche con forze politiche agli antipodi. La promessa di trattare tutti i deputati «in maniera paritaria», avanzata durante l’incontro, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella gestione dei rapporti con l’Assemblea Nazionale.

Olivier Faure e l’opposizione aperta al compromesso

Anche Olivier Faure, leader dei socialisti, ha trovato nel dialogo con Bayrou un interlocutore che appare disposto al compromesso. Dopo un colloquio definito «serio e cordiale», Faure ha precisato che «non c’è stato un accordo di non censura», ma ha lasciato aperta la porta a futuri incontri. «Faremo un’opposizione aperta al compromesso», ha dichiarato, aggiungendo che il percorso verso un equilibrio parlamentare richiederà tempo e negoziazioni.

Bayrou, il reggente che sfida Macron

La figura di Bayrou emerge come quella di un uomo politico capace di sottrarsi alle tradizionali dinamiche di sudditanza nei confronti dell’Eliseo. Non è un semplice collaboratore servile, come ha dimostrato già nei primi giorni del suo incarico. La sua statura politica – ben diversa da quella dei predecessori come Jean Castex o Élisabeth Borne – gli consente di avanzare con sicurezza in un contesto istituzionale fragile e altamente conflittuale.

François Bayrou non è un outsider per nessuno: i socialisti ricordano il suo sostegno a François Hollande nel 2012, mentre il Rassemblement National gli deve il patrocinio che ha permesso a Marine Le Pen di candidarsi nel 2022. Definito da molti come «il padrino dai mille volti», l’attuale padrone di Rue de Varenne sembra aver trovato la formula per negoziare con tutti senza essere percepito come un traditore da nessuno.

Un fragile equilibrio tra compromessi e tensioni

Bayrou sta cercando di costruire un governo basato su un patto implicito: evitare l’uso del controverso articolo 49.3 della Costituzione, che consente di approvare leggi senza il voto parlamentare, in cambio della garanzia che non vengano presentate mozioni di sfiducia. Un accordo del genere, sebbene inedito, potrebbe garantire una stabilità relativa in un’Assemblea Nazionale frammentata.

Tuttavia, la sfida principale per Bayrou non risiede solo nei rapporti con le opposizioni, ma anche nella gestione di un presidente che, nonostante la delegittimazione subita, non sembra intenzionato a lasciare completamente il timone. Macron, ferito dai recenti insuccessi elettorali e dal crollo del governo Barnier, deve ora convivere con un primo ministro che ha l’abilità e l’ambizione di guidare realmente l’azione politica.

Marine Le Pen: “Sarò rassicurata dalle azioni”

Il Rassemblement National, con i suoi 124 deputati, rappresenta una forza che Bayrou non può ignorare. L’apertura al dialogo con Marine Le Pen – scelta simbolica ma anche pragmatica – potrebbe portare a una collaborazione su temi specifici, come la riforma elettorale e il bilancio 2025. Tuttavia, la Le Pen ha già avvertito: «Ho troppa esperienza in politica per essere rassicurata da una conversazione».

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