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Tante botte, ma la storia continua. Ora la condanna: 2 anni di carcere

PAVIA. Lo aveva denunciato e poi, sentita in tribunale, aveva ammesso di frequentarlo ancora. Non è servito a modificare il corso del processo: l’ex convivente, un 46enne di Pavia, è stato ritenuto colpevole di stalking e lesioni gravi e condannato a una pena di due anni e un mese di reclusione. Le motivazioni della giudice Elena Stoppini non ci sono ancora, ma per la procura l’imputato ha sottoposto la donna, maestra d’asilo di 45 anni, a quattro anni di violenze, angherie e persecuzioni. Tra gli episodi contestati c’è anche un caso di waterboarding, una forma di tortura che consiste nell’immobilizzare una persona e versarle acqua nella bocca, in modo da simulare l’annegamento.

La scelta del dibattimento

L’uomo non aveva chiesto riti alternativi e aveva preferito affrontare il dibattimento, convinto di dimostrare la sua innocenza. Ma la giudice ha emesso un verdetto di colpevolezza. La difesa dell’imputato aveva chiesto, durante il processo, i registri di un hotel per dimostrare gli incontri che avvenivano tra imputato e vittima, ma alla fine è stato superfluo, perché la stessa parte offesa aveva ammesso: «Sì, ci frequentiamo ancora». Dichiarazioni che però non hanno inciso sul processo: le norme introdotte dal Codice rosso rendono più difficile il ritiro della querela, che non è possibile se i fatti denunciati sono gravi. E per la procura gli episodi contestati erano in effetti pesanti. A tutela della donna saranno omessi dettagli che potrebbero portare a una sua identificazione, anche perché i capi di imputazione fanno riferimento a comportamenti persecutori da parte dell’ex compagno che, iniziati nel 2020, andrebbero avanti ancora oggi. Secondo quanto contestato dalla procura l’uomo avrebbe iniziato a perseguitare la donna dal 2020, quando le cose tra i due fidanzati, che stanno insieme già da un po’ di tempo, non vanno più bene. Si discute per motivi banali, per questione di soldi ma anche perché l’uomo è troppo possessivo. Tra il 2020 e il 2022 si collocano buona parte degli episodi.

Le contestazioni

Nei capi di imputazione si parla di violenze psicologiche ma anche fisiche (la donna è finita due volte in ospedale): durante i litigi, secondo l’accusa, l’uomo la colpisce a ginocchiate e a calci, tirandole i capelli. Ci sono, nelle carte dell’accusa, anche appostamenti davanti alla scuola dove la donna lavora. In uno di questi episodi il 45enne l’avrebbe inseguita in auto, dopo che lei era salita sulla sua per allontanarsi velocemente, e avrebbe cercato di farla fermare facendo manovre pericolose, sorpassandola e mettendosi davanti alla sua macchina: in questa circostanza sarebbe riuscita raggiungerla a casa e qui l’avrebbe aggredita fisicamente, tirandole calci, strattonandola e prendendola per i capelli.

Nell’estate del 2021 l’uomo durante un litigio l’avrebbe stretta per il collo e sempre tenendola in questa posizione le avrebbe versato dell’acqua in bocca impedendole di respirare. Alla difesa, sostenuta dall’avvocata Simona Bozzi, non resta che ricorrere in appello. —

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