I polmoni verdi
Sono aree di costa e di terra dove gli ecosistemi e la biodiversità vengono protetti portando avanti il loro sviluppo in un’ottica di sostenibilità. L’Italia ne ha 21, quattro si trovano in Veneto, che sa a brillare per l’attenta tutela dell’ambiente e della natura. A beneficio dell’intero Paese.
L’Italia al momento ne conta 21 e ben quattro, circa un quinto del totale nazionale, si trovano in Veneto. Sono le cosiddette Riserve della Biosfera, aree - marine, costiere, terrestri o una combinazione delle stesse - riconosciute meritevoli di menzione dall’Unesco poiché corrispondono a un preciso modello virtuoso. A un approccio peculiare e vincente: la corretta gestione del territorio, che si traduce nella tutela degli ecosistemi e della biodiversità attraverso l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, arreca benefici alle comunità locali e alla loro economia.
Il quartetto veneto contempla le aree del Delta del Po, Monte Grappa, Po Grande e Colli Euganei. In ordine di tempo, gli ultimi sono i più recenti: hanno conquistato il prestigioso titolo di Riserva della Biosfera da pochi mesi, nel luglio 2024. Terra puntellata da 81 colline vulcaniche, si estende per 341 chilometri quadrati, interessando15 paesi. È uno straordinario bacino termale, il più grande d’Europa, nonché un trionfo di vegetazione e specie animali, ma soprattutto un laboratorio a cielo aperto per l’agricoltura sostenibile e l’ecoturismo. Una somma di virtù, che l’Unesco ha individuato e premiato.
L’ingresso nella Rete delle Biosfere per l’area Monte Grappa è invece datato 2021. Situata nelle Prealpi Venete, la zona abbraccia 25 comuni appartenenti alle province di Belluno, Treviso e Vicenza. Qui la presenza di monti, il Massiccio del Grappa in primis, ma anche di colline, alta pianura e fiumi hanno agevolato l’insediamento di numerose specie e la creazione di meravigliosi habitat naturali. Per l’Unesco questa zona rappresenta «un ponte bio-ecologico tra la pianura padana e l’arco alpino, un punto di unione-divisione, quindi di equilibrio e scambio, tra climi, ecosistemi, culture ed economie».
Il 2019 è stato l’anno della nomina del Po Grande, inteso come tratto centrale del fiume più lungo d’Italia e bacino sensibilmente influenzato dalle attività dell’uomo. Comprende 13 habitat di interesse comunitario e si estende nell’area di 85 comuni e 3 regioni (Emilia-Romagna e Lombardia, oltre naturalmente al Veneto). Anche in questo caso l’incredibile biodiversità di flora e fauna, la promozione di numerose attività sportive e la cultura enogastronomica, tutto sotto il segno delle best practice, fanno del sito un eccellente esempio di interazione tra uomo e natura in nome della conservazione e della sostenibilità.
Il cerchio si chiude con l’area del Delta del Po, eletta dall’Unesco nel 2015. Appartiene a 16 comuni, 9 dei quali solo in Veneto (Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po, Adria, Ariano nel Polesine, Porto Tolle, Papozze, Corbola, Loreo, per essere precisi). Le opere di bonifica delle acque portate avanti negli anni hanno favorito l’agricoltura e la pesca, grazie alla grande generosità di questa terra di lagune, un polmone verde ricco di sfumature di blu. (C.R.)