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Dove il sogno è realtà

Il talento di plasmare il vetro per renderlo arte, quello di costruire utilizzando solo delle pietre. Il fascino senza età dei giochi di strada, la profonda intensità del canto lirico e il rito puntuale delle migrazioni del bestiame. Grandi tradizioni venete da proteggere, raccontare. E tramandare.


Vetro, fuoco, genio e mirabile manualità. È l’arte antichissima delle perle di vetro. Le prime testimonianze scritte e documentate risalgono al XIV secolo e non stupisce affatto che siano legate a doppio filo alla città di Venezia, ma anche alle isole di Murano, Burano, Torcello e Pellestrina, da sempre autentici laboratori di bellezza e magia.

L’arte delle graziose e coloratissime perle, create dalla maestria dei cosiddetti Perlai e utilizzate per dare forma a meravigliosi manufatti, si è giustamente meritata - a partire dal 2020 - un posto d’onore nella lista Unesco relativa ai patrimoni culturali immateriali in cui hanno titolo di rientrare per l’appunto «le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi, che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale». Tale patrimonio, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi «in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana». È quanto si legge nell’articolo 2 della Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale redatta a Parigi nel 2003 e ratificata dall’Italia nel 2007, l’architrave normativa e logica di questi prestigiosi riconoscimenti.

Oltre all’arte delle perle di vetro, il Veneto può vantare un nutrito elenco di beni immateriali. Verona, per esempio, è il palcoscenico del famoso Tocatì, il Festival internazionale dei giochi in strada che coinvolge ogni anno migliaia di persone provenienti da ogni angolo del mondo, in una logica di condivisione e salvaguardia di una cinquantina di attività ludiche tradizionali. Non solo. Se si parla della città di Romeo e Giulietta, è pressoché naturale pensare all’Arena, il più grande teatro all’aperto d’Europa, nonché indiscusso tempio della lirica. Così, dal momento che anche il canto lirico italiano è entrato a far parte della lista Unesco, precisamente dal 2023, è chiaro a tutti quanto sia centrale e dirimente la ricca programmazione che di stagione in stagione trasforma l’Arena nella capitale mondiale dell’operistica.

Al bel canto, si aggiungono anche la pratica della transumanza e l’arte dei muretti a secco, che ancora una volta in questa vivace e laboriosa regione a Est dell’Italia sono vere e proprie eccellenze. Alla prima, ancestrale attività che affonda le sue radici nella preistoria e consiste nel tradizionale rientro delle mandrie dall’alpeggio estivo alle aziende agricole locali, San Pietro in Gu, piccolo comune in provincia di Padova, ha dedicato una festa, che cade nel periodo autunnale quando l’erba sull’altopiano di Asiago inizia a scarseggiare, le temperature si abbassano e ciò causa la diminuzione della produzione di latte. Gli animali sfilano pacifici nel centro del paese e contestualmente i visitatori possono degustare prodotti tipici locali in vari stand, curiosare tra attrezzi e macchinari agricoli e assistere a dimostrazioni di come si producono i formaggi tradizionali.

Chiude il cerchio dei patrimoni immateriali del Veneto l’arte dei muretti a secco, iscritta nella lista nel 2018. È la pratica, anch’essa molto antica e tramandata dalle comunità rurali, di costruire strutture senza usare altri materiali, se non le pietre, ponendole con raffinata maestria una sopra l’altra, mentre solo in alcuni casi è concessa l’aggiunta di terra asciutta. I muretti realizzati con questa tecnica vengono impiegati come rifugi per l’agricoltura e l’allevamento di bestiame, ma svolgono un ruolo importante nella prevenzione di frane, inondazioni, valanghe e contrastano l’erosione del suolo e la desertificazione. Sono sì patrimoni immateriali, ma dal profondo effetto materiale.

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