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Nel 2024 oltre 8000 giocatori sono stati protetti dagli abusi online

(a cura di Francesco Maconi)

A chi bazzica sui social media di tennis, specialmente sulle pagine di tour minori o di tennisti meno conosciuti, sarà più volte capitato di imbattersi in commenti negativi, a volte proprio d’odio, rivolti ai tennisti. Questo è un problema molto grave certamente per tutto il tennis mondiale, anche perché stiamo parlando, alla fine, solo di gente che fa il proprio lavoro e che viene insultata o derisa solo per aver perso un incontro (poi proprio nel tennis, dove il primo a dispiacersi è proprio chi perde il match, essendo i tornei a eliminazione diretta).

Nel 2024, un anno segnato da progressi significativi in questo ambito, la Women’s Tennis Association (WTA), la International Tennis Federation (ITF), il The All England Lawn Tennis Club (AELTC) e la United States Tennis Association (USTA) hanno presentato i risultati di un’iniziativa ambiziosa: un servizio di supporto contro gli abusi online.
Questa fondamentale risorsa, che è stata concepita come risposta alla crescente ondata di comportamenti dannosi sui social media, si chiama Threat Matrix. Il progetto ha rappresentato una pietra miliare nel monitoraggio, nell’analisi e nell’azione contro contenuti abusivi rivolti a giocatori, arbitri e altre figure chiave nel mondo del tennis. La forza del sistema risiede nella combinazione tra l’intelligenza artificiale e l’expertise umana, che insieme riescono a coprire cinque grandi piattaforme social e a lavorare in 39 lingue diverse. Nel corso del 2024, Threat Matrix ha protetto oltre 8.000 giocatori, monitorando più di 2,4 milioni di post tra il circuito WTA, il tour ITF e i tornei di Wimbledon e USOpen, a partire già dalle qualificazioni: questi sforzi hanno permesso di proteggere 7.739 giocatori e giocatrici nel tour ITF e 563 nel tour WTA.

Ci sono state circa 12.000 segnalazioni di contenuti offensivi, il che li ha sottoposti all’attenzione delle piattaforme social per la rimozione, con i casi più gravi segnalati alle autorità competenti. Sono stati inoltre individuati 15 account autori di comportamenti altamente abusivi, poi segnalati alle forze dell’ordine, mentre 52 account sono stati responsabili di dieci o più episodi di abuso ciascuno. Di questi, 26 sono già stati sospesi. Tuttavia, il problema non si limita ai numeri. Gli insulti sessisti e i commenti inappropriati di natura sessuale sono stati identificati come le categorie più comuni, riflettendo un problema culturale radicato che va oltre lo sport. Inoltre, le analisi hanno rivelato motivazioni specifiche dietro gli atti di abuso, con, ed è una vera e propria piaga per la maggior parte dei giocatori, gli scommettitori arrabbiati, che rappresentano quasi la metà dei contenuti tossici (il 48%, per la precisione). A questo proposito è da prendere come esempio lampante un post di Instagram di circa 3 anni fa di Federico Gaio (ora 618 del mondo, ma con un best ranking al numero 124 del ranking ATP), in cui lui mostra solo una parte dei commenti negativi che riceve quotidianamente, mostrando una realtà assolutamente preoccupante.

La collaborazione tra le principali istituzioni del tennis ha dimostrato che il cambiamento è possibile, ma richiede una volontà collettiva e una strategia ben definita. L’aspetto educativo è emerso come uno dei pilastri del progetto, volto a supportare i giocatori non solo con strumenti tecnologici ma anche con risorse per affrontare la pressione e le minacce psicologiche. Le parole di Victoria Azarenka, ex numero uno WTA, risuonano particolarmente forti: “I social media sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana, per questo era essenziale che la WTA e queste organizzazioni partner adottassero misure significative per filtrare, bloccare e segnalare commenti odiosi e dannosi. Nessuno dovrebbe sopportare l’odio che molti di noi hanno affrontato attraverso queste piattaforme. Sono lieta che ora abbiamo gli strumenti per aiutare a filtrare i contenuti e creare un ambiente online più sano”.
Il CEO di Signify Group, compagnia che si occupa dello sviluppo di Threat Matrix, Jonathan Hirshler, ha sottolineato l’importanza dei dati raccolti, utili non solo per rispondere agli abusi, ma anche per alimentare programmi educativi che possano affrontare le radici del problema. L’espansione pianificata per il 2025, ha dichiarato Hirshler, includerà una protezione avanzata contro gli abusi nei messaggi privati (o DM), che rappresenterà un ulteriore passo avanti verso un ambiente digitale più sicuro e rispettoso.
Pare chiaro che ci sia ancora molta strada da fare, ma lo scopo di Threat Matrix è chiaro; siccome la tecnologia, però, non può sempre arrivare ovunque, è fondamentale che si raccolga l’aiuto di tutti per fermare la piaga degli abusi online.

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