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Trovo delizioso il Natale consumistico: questi saranno i miei regali. Ad amici, parenti e pure a me

Addobbare è la parola d’ordine, dobbiamo addobbare la vita per nascondere un mondo che va in putrefazione. Dio ha messo tante stelle in cielo, ha creato la sua vetrina cosmica per suggerire la verità: siamo polvere… di stelle.

Oggi vi parlo dei miei regali di Natale. Prima di tutto però è doverosa una difesa a spada tratta del Natale consumistico che trovo assolutamente delizioso. Il Babbo Natale della Coca Cola è il migliore che ci sia! Mi è simpaticissimo, così felicemente grassottello, senza assilli dietetici, colmo di regali per tutti i consumatori, rende felici i bambini e chi rende felici i bambini è un eroe ai miei occhi. Ho un senso di colpa che mi attanaglia da anni, quando andai in Svezia mangiai una renna! Non lo farò mai più, quel sapore di carne dolciastra ancora mi disgusta, scusa Babbo Natale. Del resto, come dice Wim Wenders, gli americani ci hanno colonizzato l’inconscio. Più che gli americani in generale, direi la Coca Coca in particolare.

Avete presente quel senso di erotismo che trasmette il design della bottiglietta di vetro della Coca Cola? Ho scoperto di recente il motivo: pare sia stata disegnata pensando alle curve della famosa diva Mae West. Avete presente Mae West? E’ quella che disse la famosa battuta “Hai una pistola in tasca o sei solo felice di vedermi?”. Siamo nati per consumarci e per consumare, ergo il consumismo è la verità del mondo. E poi la neve! La neve è l’infantile disastro del mondo, così recita un verso del poeta
Giovanni Raboni. Siamo dei privilegiati, perché negarlo? Quindi auguro a tutti noi privilegiati un Natale felice, consumistico e pieno di fiocchi di neve, una bufera di felicità consumistica.

Parliamo dei miei regali adesso. A me piace regalare cavatappi e libri. Il cavatappi apre le bottiglie, i libri aprono la mente. A volte al cavatappi aggiungo una buon rosso di quelli che scaldano il sangue. Ai libri invece aggiungo una dedica personale, in modo che il lettore si ricordi di me. Se potessi, regalerei anche delle finestre. Tutto ciò che apre o si apre mi emoziona. Non per nulla amo follemente le donne. A proposito di donne, non so che cosa regalare a Ethel, la mia compagna. Lei con me ha già tutto! Potrei forse regalarle una mia vittoria recente: ho superato la paura di volare. Quindi potrebbe essere un viaggio sulla slitta volante di Babbo Natale. Potremmo andare in Georgia, ad Atlanta, dove si trova la sede della Coca Cola, per rendere omaggio a quel geniale farmacista che inventò accidentalmente la formula della bevanda: John Pemberton.

Abbiamo tanti sensi di colpa verso i meno fortunati, ma basta un bicchiere di Coca Cola per digerire tutto, anche la coscienza sporca. A mia mamma chiederò dei soldi per farle un regalo, di solito un profumo di Chanel che a lei piace tanto. Questa contraddizione di chiedere dei soldi a mamma per farle un regalo è veramente buffa, ma ci sono abituato da quando sono apparso su questo pianetino perso nell’universo consumistico. Adoro anche regalare delle saponette, loro sono l’emblema di tutto ciò che si consuma giorno dopo giorno, fino a dissolversi nel profumo del Nulla. Il mio Nulla sa di sandalo: legno, tabacco, miele e cuoio. Mio fratello ama l’arte, quindi non ditelo a nessuno ma gli regalerò un libro su Medardo Rosso, uno scultore che non tutti conoscono ma che fa le scarpe pure al più famoso Rodin.

La cosa che più emoziona in assoluto nel fare i regali è vedere il commerciante che prende le forbici per arricciare i nastri dorati che racchiudono il pacco. Quei nastri dorati arricciati sono il simbolo di tutti i nostri privilegi, e godiamoci i nostri privilegi, anche se al mondo c’è chi si impegna per creare macerie, orrore e nuovi codici della strada dal sapore liberticida. Ho tanti amici che fumano spinelli e non capiscono perché dovrebbero subire un processo per avere fumato uno spinello due giorni prima di mettersi alla guida. In ogni caso: bevete Coca Cola. La Coca Cola va sempre bene. Negli anni Settanta la chiamavano “sangue vietnamita”: quantum mutatus ab illo!

Bene, vi ho detto i regali che farò agli altri, adesso vi dico il regalo che farò a me stesso: continuerò a essere Ricky Farina. Un rutto ci salverà.

A Natale sono tutti più buoni. Per l’occasione cadranno bombe di zucchero sui bambini di Gaza.

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