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Il Toro con e senza Juric

Nei giorni in cui rimbalza la notizia dell’approdo di Ivan Juric in Premier League al Southampton, sorge spontaneo riflettere sull’operato dell’allenatore croato al Torino, guardando alla realtà attuale dei granata. Infatti, è sempre la storia a giudicare il lavoro di tutti. E il modo migliore per capire quale è stato l’apporto di un allenatore in una realtà è verificare come vanno le cose senza di lui. I numeri dicono che il Torino del post Juric è tornato pressappoco sui livelli del pre Juric. Infatti, è dal 2020/2021 che i granata non facevano peggio nelle prime 17 partite (19 punti quest’anno, addirittura solo 12 quando in panchina c’era Giampaolo). Non fosse stato per l’avvio super, dovuto anche e soprattutto a situazioni fortunose e alle parate di Milinkovic-Savic, il Torino sarebbe in zona retrocessione. Il dato non deve suonare per forza come una condanna per Paolo Vanoli. Si può infatti eccepire che il tecnico ha una rosa a disposizione più debole di quelle viste nei tre anni di Juric (ma la capacità di farsi ascoltare in sede di mercato è anch’essa un merito). A dover essere chiamati in causa, considerando che i giocatori rispetto a quattro anni fa sono quasi tutti cambiati, sono i vertici societari, che sono rimasti gli stessi. Detto ciò, ora squadra e allenatore devono trovare la forza di non vivere il ko col Bologna come una tragedia. Perdere contro una squadra più forte si può e la prestazione non è stata da buttare. Ora Vanoli e i suoi devono trovare il modo di raccogliere 3-4 punti contro Udinese e Parma, chiudendo il girone di andata a una quota rassicurante.

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