Project Moohan, cos’è e come funziona il visore di Samsung
Sarà il visore o saranno gli occhiali il dispositivo in grado di rilanciare la realtà aumentata e quella virtuale? È una scelta che Samsung non si pone, perché la compagnia ha scelto di lavorare in entrambe le direzioni. Tanto che a breve si toglieranno i veli da Project Moohan, termine che in coreano significa ‘infinito’, come le potenzialità che potrebbe offrire il prossimo prodotto. Il condizionale è d’obbligo perché laddove anche Apple fatica, dopo che il Vision Pro non ha convinto tutti coloro che l’hanno provato, bisogna andarci con i piedi di piombo. Tuttavia sembra ci siano le carte in regola per compiere un passo avanti, non solo perché il visore di Samsung si presenta con il vantaggio della leggerezza rispetto al rivale sviluppato a Cupertino.
L’elemento più significativo, però, è che, oltre a Qualcomm con i suoi processori, a sposare il progetto di Samsung c’è Google, con la piattaforma Android XR, dedicata come indica il nome (eXtended reality) alla realtà estesa, cioè l’unione tra realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR) e realtà mista (MR). Al di là di nomi e sigle, il punto di forza di Project Moohan è la possibilità di sfruttare sul visore ogni app già in uso sui dispositivi mobili Android. Un passaggio cruciale che lascia intuire, per ora, come potrebbe impattare un prodotto per gli occhi dalla forma simile a una maschera di sci, in ambiti come la traduzione simultanea, la telemedicina, la grafica, il design e l’edilizia, solo per citare alcune tra i settori che beneficerebbero di tale impulso. Certo, al momento si tratta di ipotesi, ma tutto sarà più chiaro a gennaio inoltrato, quando durante l’evento Galaxy Unpacked Samsung mostrerà il suo primo visore. Anche se difficilmente sarà in vendita nelle settimane successive, a un prezzo peraltro tutt’altro che popolare. Perché si parla di costi vicino o superiore ai 3.000 dollari, prevedibili quanto giustificati per i primi esemplari di una tecnologia ancora in divenire e che richiede ingenti investimenti.
Alcuni giornalisti di testate statunitensi specializzate nel settore hanno provato in anteprima il visore Samsung, restando sorpresi dal peso contenuto e dall’integrazione con la Galaxy AI, l’intelligenza artificiale sviluppata dalla compagnia di Seul, determinante per agevolare esperienze personalizzate su esigenze e gusti dell’utente. A livello tecnico, si tratta di replicare processi già fruibili con lo smartphone (pensiamo alla traduzione in tempo reale tra due persone che parlano lingue diverse); poter fare la stessa cosa senza dover passare dal telefono, rivolgendosi direttamente all’interlocutore cambia però completamente l’esperienza, più rapida e soprattutto naturale. Come detto all’inizio, nei progetti di Samsung c’è sia il visore che sfrutta il tracking degli occhi e consente di passare con un tocco dalla VR alla AR, sia un paio di occhiali che ricalcano nella forma i Ray-Ban Stories firmati da Luxottica e Meta, che condivideranno tutte le peculiarità di Project Moohan in un formato meno ingombrante per il volto e più efficace nel funzionamento, oltre che a livello estetico. Aspetti significativi per aprire una frontiera di mercato inedita, con un potenziale, almeno teorico, per far emergere un nuovo dispositivo come alternativa allo smartphone.