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Roma, fascia senza padrone: mai così tanti capitani dalla stagione 16/17

Nella vita degli abitanti di una metropoli come Roma, poche cose nella vita delle persone erano certe, sicure. Una di queste era chi avrebbe indossato la fascia di capitano della Roma. Una tradizione lunghissima di capitani nati e cresciuti sotto il "Cuppolone". Un sentimento e un'aspirazione spiegata da De Rossi durante lo speciale di SkySport UK insieme a Carragher, Keane, Neville e Wright: "Tutti, qui a Roma, vorrebbero giocare per la Roma. Non si tratta solo di De Rossi, Totti e Giannini. Giocare nella Roma è il sogno di ogni bambino romano". Un sentimento che però negli anni ha subito una brusca frenata. Dall'addio di Totti prima e di Daniele poi, la fascia da capitano giallorossa è stata stretta al braccio di molti calciatori, più o meno validi come Nainggolan, Strootman, Seydou Keita, Manolas, Fazio, Dzeko ma rimanendo nella stretta cerchia dei romani e romanisti, soprattutto Florenzi e Lorenzo Pellegrini. Entrambi sono riusciti a coronare il loro sogno ma con il tempo il peso di quella fascia si è fatto sempre più insopportabile. Uno dei problemi principali è sempre il contratto, sia per l'ex "Bello de nonna" reo di non aver firmato subito il contratto nel 2018, sia per l'attuale numero 7 che ha rinnovato a cifre molto alte che danno quindi ampio sempre spazio ai detrattori. Alla base di tutto invece c'è l'eredità che quella fascia porta con sé. Né Pellegrini né tantomeno Florenzi sono stati in grado di sopportare la pressione e l'amore dei tifosi che se "tradito", può scaturire in una forma d'odio. Questa stagione, in appena 24 partite in tutte le competizioni, la fascia di capitano della Roma è stata indossata da cinque calciatori: Pellegrini, Mancini, Ndicka, Paredes ed El Shaarawy. Per ritrovare numeri analoghi bisogna tornare indietro al campionato 16/17, quando ad indossarla erano stati Totti, De Rossi, Strootman, Nainggolan e proprio Florenzi. In questi ultimi anni, il vanto di essere un cosiddetto "figlio di Roma" ha iniziato a pesare e non poco. Basti guardare le parabole discendenti di Pellegrini, di Zalewski e di Edoardo Bove. Il polacco nella sua stagione d'esordio sembrava destinato ad un futuro roseo in giallorosso. Aveva convinto in campo e in più quei cori cantati in campo sotto il cielo di Tirana avevano acceso l'entusiasmo dei tifosi. Ora invece la strada dell'addio sembra già segnata a causa, ancora una volta, di un rinnovo che tarda ad arrivare e che forse non arriverà. Diversa invece la storia di Edoardo Bove, ceduto in prestito con diritto di riscatto alla Fiorentina. In questo caso però la scelta non è stata del ragazzo, e non è stata neanche dettata da una frattura con l'ambiente che è sempre stato dalla sua parte. La volontà di Edoardo era quella di restare come dichiarato nei giorni scorsi dal suo agente: "Non sarebbe voluto andare via, voleva diventare una bandiera della squadra giallorossa. Ha svuotato l’armadietto e abbiamo pianto mentre andavamo alla stazione per prendere il treno". L'addio potrebbe essere un'opzione anche per Pellegrini, corteggiato dal Napoli e diviso tra la volontà di riprendersi la sua Roma e l'occasione di rilanciarsi altrove. Stesso discorso anche per Bryan Cristante che, pur non essendo nato nella Capitale, veste la maglia giallorossa ormai da 6 stagioni. L'ultima speranza è riposta in Niccolò Pisilli. Un ragazzo genuino e con la Roma nel sangue, che in poco tempo ha conquistato tutti, tifosi e allenatori (3). "Mi piacerebbe diventare una bandiera della Roma ma è ancora presto per dirlo", queste le sue parole durante la pausa nazionali. Nessuna fretta ragazzo, il tempo è dalla tua.

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