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Ezio Rossi a TN: “Da vent’anni fatto di tutto per calpestare i valori del Toro”

Ezio Rossi è nato con il Toro nel sangue. Ha avuto la fortuna di respirarlo da calciatore, è diventato grande nel calcio grazie al granata. Poi, è stato anche allenatore della sua squadra del cuore. Oggi a 62 anni è molto deluso per quello che è diventato il Torino, lo va dicendo da parecchio tempo e lo ribadisce in esclusiva su Toro News in questa sentita intervista. Buongiorno mister. Come sta vivendo queste settimane di aspra contestazione? "Le vivo come un ragazzo del Filadelfia che non riconosce più i valori con cui ha conosciuto questa società. Mi voglio anche prendere un merito ogni tanto: sono l'unico che parla chiaro da vent'anni a questa parte. Non sono i risultati che fanno il Toro, mentre troppe persone, come è giusto che sia, sono condizionate dai risultati. Quindi, tutto ruota intorno all'andare bene o all'andare male in base i risultati. Il problema è uno solo: il Toro non è mai stato i risultati che ha fatto; il Toro è fede, valori e persone. Il Toro è stato costituito da persone, in quelle di oggi non mi riconosco più".  Urbano Cairo poteva mantenere in seno alla società alcune di queste persone? "Non è mai stato capito o meglio non si è mai voluto capire che il Torino in una città condivisa con un'altra squadra non avrebbe mai potuto sopravvivere dal dopo Superga in poi soltanto grazie ai risultati. Il Torino ha sempre vissuto momenti molto difficili e contestati. Prima dell'ultimo Scudetto, andavo allo stadio e capitò più di una volta di salvarsi all'ultima giornata. Si faceva fatica in alcune annate, non bisogna dimenticarselo. I giovani di oggi non possono capire che cosa fosse il Toro di quel tempo. Non nego che il compito era arduo: mantenere quei valori, quella fede e quelle persone nel mondo attuale non era affatto semplice. Però, si sarebbe potuto provare e invece negli ultimi vent'anni si è fatto di tutto per calpestare questi valori, come quelli relativi al settore giovanile e ai derby. Oggi per chi dirige questa società questi valori possono apparire quasi ridicoli, ma chi ha vissuto il Toro, quello vero, può capire il mio discorso. Nella società Torino del 2024 credo che nessuno sappia cosa sia il Toro vero, con pochissime eccezioni".  Se i risultati devono essere messi in secondo piano, cosa deve esserci nel Toro? "Sia chiaro: ogni tanto si potrebbe puntare all'Europa League, però non sono i risultati la chiave di tutto. Il Torino dovrebbe essere un Athletic Bilbao. Poteva sopravvivere solo se avesse cercato di rifiutare quante più cose del calcio moderno che piace sempre di meno a quelli della mia generazione. Bisogna, comunque, convivere con i tempi che corrono e proprio per tale ragione propongo un modello che ce l'ha fatta, un modello vincente come quello dell'Athletic Bilbao".  Che speranze ha per il prossimo futuro granata? "La speranza è che alla famiglia Agnelli interessi un po' meno il discorso dell'altra squadra di Torino che non mi piace nominare. Se ci fosse un po' meno interesse, anche il Torino potrebbe avere qualche chance in più per riprendersi. Noi avremmo potuto vivere meglio negli ultimi vent'anni se ci fosse stata una consapevolezza sui valori del Toro, quelli che l'hanno reso grande".  Quale via vede per permettere al Toro di rialzarsi? "Per come sono adesso il Toro e il calcio moderno l'unica via per rialzarsi sono risultati eclatanti. No, non sono pazzo: so che sto dicendo il contrario di quanto affermato fino a ora. Gli ultimi vent'anni hanno spazzato via il Toro vero, i suoi valori, la sua fede, le sue persone e penso che non si possa più ricostruire quel Toro. Magari con i risultati si potrebbe vivere un po' meglio. Al momento non c'è nulla: né i risultati né l'attaccamento al Toro, dunque è normale che la gente sia stufa". 

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