Caos coreano: votato l'impeachment per il Presidente ad interim
Non sembra avere fine la crisi politica coreana. Era il 3 dicembre quando in un annuncio televisivo l'allora Presidente coreano Yook Suk-Yeol aveva imposto la legge marziale. Ne seguì uno dei tentativi più goffi di colpo di Stato della storia recente, con le truppe speciali dell'esercito che tentavano inutilmente di impedire ai deputati di entrare in Parlamento per votare la cessazione della legge marziale.
Fallito il golpe, il Parlamento (controllato dall'opposizione) aveva votato lo scorso 14 dicembre la messa in stato di accusa del Presidente, che era stato sostituito dal Primo ministro Han Duk Soo. In giornata odierna anche Han è stato tuttavia messo in stato di accusa, con il voto di impeachment che ha visto 192 voti favorevoli e nessun contrario. Il motivo di questo secondo impeachment, il primo nella storia coreana contro un "Presidente facente funzioni", è dovuto alla riluttanza di Han Duk Soo nel nominare 3 dei 9 giudici della Corte costituzionale che andrà a giudicare l'ex Presidente Yoon. Oltre a questo i deputati dell'Assemblea nazionale accusano il Presidente ad interim di non essere totalmente estraneo ai fatti del 3 dicembre.
Per non aggravare la situazione politica del Paese Han ha affermato di rispettare "la decisione dell’Assemblea nazionale e, per non aggiungere altra confusione e incertezza, sospenderò le mie funzioni in linea con le leggi in attesa di una decisione rapida e saggia da parte della Corte Costituzionale”. Il ruolo di Presidente ad interim spetta ora al ministro delle Finanze Choi Sang mok.
La situazione rimane comunque tesa, con la Corte Costituzionale che deve ancora convalidare o invalidare la deposizione di Yoon, ed un limite temporale di sei mesi per emettere il suo verdetto, senza dimenticare che mancano ancora i 3 giudici costituzionali che deve nominare il Presidente. Nel testo della mozione di impeachment di Han si legge che il Presidente ad interim "ha intenzionalmente ostacolato l'indagine speciale volta a interrogare le persone coinvolte nella ribellione e ha chiarito la sua intenzione di respingere le nomine di tre giudici della Corte Costituzionale", rimasti vacanti a causa del pensionamento dei titolari. Secondo i parlamentari tali azioni "violano il dovere di ogni funzionario pubblico di rispettare la legge" e "servire la popolazione".
La crisi politica coreana ha sicuramente giocato un ruolo decisivo nell'indebolimento della valuta nazionale, il won, che ha raggiunto il suo valore più basso dal 2009. Non se la passano meglio i mercati, con la borsa che ha chiuso in calo e alcuni dei principali titoli in forte discesa, come ad esempio E-mart, la più grade catena di mercati nazionali che ha appena raggiunto un intesa per una joint-venture con il colosso cinese Alibaba. Mentre il Paese è in crisi, l'ex Presidente Yoon si è già rifiutato due volte di presentarsi davanti agli investigatori per l'interrogatorio. Nei prossimi giorni scopriremo se ci sarà una terza convocazione o se verrà emesso un mandato di arresto nei suoi confronti.