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“Amnistia e indulto darebbero un segnale di impunità”: Nordio illustra il piano carceri del governo

Amnistia e indulto: le parole di Papa Francesco nel carcere romano di Rebibbia ha acceso il dibattito pubblico. Celebrando la messa con i carcerati ha  pronunciato parole che riaprono la speranza, ma anche le polemiche. Fa chiarezza il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il sovraffollamento delle carceri – tema sicuramente reale- non si risolve con tali strumenti. «Amnistia e indulto» non sono la strada giusta. Si tratta di atti «plausibili come segno di forza e di magnanimità. Ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza», che mandano un segnale di «impunità» e di invito «alla commissione di nuovi reati».

Amnistia e indulto, Nordio: “Le parole del papa sono un gesto evangelico”

In una lunga intervista rilasciata a Libero Nordio afferma che le parole di Papa Francesco rappresentano «un gesto evangelico, davanti al quale dobbiamo inchinarci. Esso ubbidisce all’insegnamento di Gesù, e del resto anche Giovanni XXIII era andato a benedire i carcerati a Regina Coeli. Ma oltre alla vicinanza cristiana, questa visitaci ammonisce a evitare quella “cultura dello scarto” che ci fa dimenticare chi sta espiando una pena». Ciò detto, «il Papa, come è suo compito, guarda alle coscienze». «Ma lo Stato guarda alla certezza del diritto, alla sicurezza dei cittadini e alle aspettative delle vittime, e non può chiudere i tribunali. Amnistia e indulto sono plausibili come segno di forza e di magnanimità. Ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza, che inducono alla prospettiva dell’impunità e alla commissione di nuovi reati. Il giusto equilibrio si trova nella umanizzazione della pena: con il lavoro, l’attività sportiva e anche culturale all’interno di una struttura che non è necessariamente fatta di sbarre».

Amnistia e indulto, Nordio: “Lo Stato guarda alla certezza del diritto”

Il governo sta lavorando seriamente sul tema del sovraffollamento delle carceri. “Intanto, dei 16mila detenuti in custodia cautelare o in esecuzione della pena in carcere, migliaia non dovrebbero trovarsi lì”, spiga Nordio. La maggior parte della popolazione carceraria composta da stranieri – quasi totalmente clandestini- determina varie problematiche: molti, pur avendo i requisiti per andare agli arresti domiciliari, sono impossibilitati ad andarci perché non hanno domicilio. “L’idea su cui stiamo lavorando è di creare delle strutture, dei condomini, dove permettere a questi stranieri senza domicilio di scontare gli arresti: con un controllo periodico, non continuo, delle forze dell’ordine”.

Il piano del governo contro l’affollamento delle carceri

Altro punto sostanziale sono gli accordi che il governo intende instaurare con i Paesi d’origine. «Ci sono tanti detenuti stranieri che potrebbero espiare le proprie pene nei Paesi da cui provengono: occorre fare accordi in questo senso. Terza direzione: bisogna limitare la carcerazione preventiva, enfatizzando la presunzione di innocenza. Solo in questo modo – calcola il ministro- si potrebbero togliere dal carcere 18mila detenuti in attesa di giudizio».

Altro versante riguarda i reati connessi alle tossicodipendenze. «Stiamo, poi, siglando accordi con le comunità terapeutiche. Aggiungo che su questo tema è intervenuta anche la Chiesa, con il cardinal José Tolentino de Mendonca, (prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione del Vaticano, ndr.)». Ancora: «Stiamo lavorando sulle pene alternative alla carcerazione e sulla ristrutturazione di caserme dismesse». Da non dimenticare il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio. E’ stato nominato con un decreto legge dal governo proprio su iniziativa di Carlo Nordio. «Sta ultimando il progetto, che diventerà esecutivo tra breve- informa il ministro- . Esso renderà possibile la ristrutturazione di carceri e l’adattamento di edifici compatibili con una detenzione sicura, superando molte lungaggini dovute alla burocrazia e alla complessità normativa. Entro un tempo ragionevole ne vedremo i risultati».

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