Ribordone punta sul turismo: per residenti e visitatori arriva il postamat
RIBORDONE. Una valle che prima viveva di allevamento e agricoltura e oggi si rinnova con il turismo. I suoi abitanti sono diminuiti, passando dagli oltre 2mila di fine ’800 ai 50 attuali che diventano 500 in estate. Ribordone, a detta di chi ci vive, è un luogo felice, dove chi è restato l’ha fatto con il cuore e si nutre della bellezza del paesaggio e della sua spiritualità, senza mai dimenticare le tradizioni e guardando costantemente avanti. Lo dimostra la prossima installazione, fortemente voluta dall’amministrazione comunale guidata da Guido Bellardo Gioli, di un postamat che sarà d’aiuto a residenti a visitatori.
I servizi
Questa è l’ultima novità che l’amministrazione ha in serbo per potenziare i servizi del paese, dove sono presenti un ufficio postale e un locale di ristorazione, il The wolf situato nella vecchia scuola, che è tappa della Grande traversata delle Alpi e che da poco fa anche da rivendita di prodotti tipici e un affittacamere, La velp, che propone anche il servizio di home restaurant, il Mingem.
«Ribordone è un piccolo paese che va scoperto pian piano, tra il centro e le sue borgate, il santuario di Prascondù e il torrente – raccontano in municipio il sindaco e i suoi collaboratori, l’assessora Maria Teresa Chiantel Perono, Debora Catalano e Roberto Bianco –. Lo spopolamento qui da noi lo vediamo con altri occhi, perché è vero che rispetto a due secoli fa siamo rimasti in pochi, ma è anche vero che questo fenomeno ha sviluppato un grande senso di appartenenza in chi è rimasto. Alla fine dell’800 si contavano 450 fuochi tra il capoluogo e le sue borgate, che significa che per una media di 5 persone a famiglia c’erano oltre 2mila abitanti, che vivevano principalmente di pascoli. Dalle immagini che abbiamo del passato, infatti, vediamo che c’erano molti meno alberi rispetto ad oggi».
L’amore per la valle e il turismo
Il senso di appartenenza si nota nell’assenza di case in vendita e di immigrati: «Chi è di qui tiene alla sua casa, non la vende ma tramanda tradizioni e storie. La proposta avanzata da qualcuno di vendere le case a un euro come in altri paesi di montagna qui non ha avuto seguito – continuano –. Ci sono i residenti e coloro che hanno le seconde case, ereditate dalla famiglia di origine. C’è un diffuso sentimento di salvaguardia e sono tutte persone che sanno che per vivere e venire in montagna serve organizzazione. Anche perché dal punto di vista dei trasporti, al momento, c’è solo un servizio su richiesta fornito. La corriera fissa di un tempo non c’è più».
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Ci sono gli abitanti storici, che ricordano il campanilismo tra frazioni, e quelli che il paese l’hanno scelto: «Mio marito è originario di qui e abbiamo scelto di spostarci in frazione Talosio – racconta Catalano –. Viviamo in maniera tranquilla, naturale, rispettando il vero senso di comunità. La spesa? Basta farla in pianura una volta la settimana e io, torinese, ora sto imparando il patois».
D’estate gli abitanti del paese aumentano, diventando circa 500, a cui si aggiungono i turisti e gli allevatori che sfruttano gli alpeggi della zona: «Nella bella stagione ospitiamo moltissimi visitatori – spiegano gli amministratori –. Sono escursionisti che vanno alla scoperta delle bellezze del Parco nazionale del Gran Paradiso, moltissimi stranieri, soprattutto da Francia e Germania, poi c’è chi arriva per il senso di storia, di spiritualità e religiosità che la valle e il nostro santuario ispirano. Grazie al volontariato è possibile aprire il santuario di Prascondù in tutte le stagioni, ma in inverno è meglio prenotare e l’apertura è garantita su richiesta. Le innovazioni che porteremo in paese, come il postamat, saranno fondamentali per l’afflusso turistico. Inoltre, in estate arrivano alcuni allevatori che si riappropriano degli alpeggi, dal Reis Bustera a Piancrest fino al Ciantel dal Re, mentre alcuni produttori ci raggiungono con qualche banco di prodotti tipici per continuare, seppur in maniera minore, la tradizione del mercato, che per vent’anni animava il paese il venerdì».
La riserva si amplia
Cinque anni fa l’Associazione pescatori sportivi ribordonesi contava una ventina di soci con bilanci chiusi in pareggio con l’autotassazione. Il pensiero di abbandonare la riserva, allora popolata anche di fantastiche trote fario, e restituirne “le chiavi” al Comune era condiviso. Poi il colpo di scena. Un imprenditore di Sparone, Marco Piovanelli, appassionato di pesca, con il figlio Amos e un gruppo di amici ha rifondato il direttivo e ha rivitalizzato l’associazione, che oggi conta 70 soci, ha un bilancio in attivo e ha sfondato il record di tagliandi acquistati per poter pescare nelle acque del torrente che dà il nome al paese. «E quest’anno – annuncia Piovanelli – anche grazie alla collaborazione del Comune, tentiamo un azzardo: raddoppiare la lunghezza della riserva. Dal ponte romano al ponte in ferro. Noi ci faremo carico del ripopolamento delle acque e della pulizia dei sentieri».