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Cosa cambia nella scuola nel 2025

L’istruzione resta uno dei temi più sensibili degli ultimi anni (nonché campo di guerra tra i governi che si sono succeduti) e ora arrivano le novità per le scuole italiane annunciate dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Tra i provvedimenti spiccano l’inserimento di valutazioni a presidi, insegnanti e studenti e si mantiene l’obiettivo di frenare la dispersione scolastica (secondo dati Eurostat e Istat elaborati dal Centro studi della Cgia di Mestre, dal 2019 al 2023 in Italia il tasso sulla dispersione scolastica è sceso dal 13,3% al 10,5%). Il 2023 ha visto partire il progetto biennale “Agenda Sud”, progetto inizialmente riservato alle regioni del Sud (che avevano un tasso di dispersione maggiore) e che quest’anno è stato rinnovato anche per le regioni del Nord Italia; il progetto, sviluppato nell’ambito dei finanziamenti PNRR, PON e PN, si pone come obiettivo di colmare il divario di istruzione in Italia e portare tutte le scuole allo stesso livello.

I concorsi scolastici 

Nuovi bandi per tutti gli ordini scolastici: concorsi per docenti, ispettori, presidi ma anche per personale amministrativo e per nuovi funzionari per gli uffici scolastici regionali. Un’altra nota positiva è l’accorpamento di alcune classi di concorso docenti che dovrebbe facilitare la selezione del personale. È comunque da sottolineare che le assunzioni che ha il Ministero come obiettivo rientrano nelle previsioni del finanziamento del PNRR perciò il mancato raggiungimento comporterebbe una perdita di fondi se non una multa. Ad apparire nebulosa è anche la procedura di assegnazione delle sedi che ha visto molti docenti costretti dalla strutturazione stessa del bando a restare nella sede dove stavano svolgendo una supplenza temporanea e a non poter scegliere la sede per la quale avevano espresso una preferenza. In pratica vengono snelliti i tempi ma a scapito dei lavoratori. Il rafforzamento del corpo docente è comunque una misura assolutamente necessaria che però deve essere accompagnata da un potenziamento e una modernizzazione delle risorse a disposizione degli istituti.

La lotta alla dispersione e maggiore attenzione agli insegnanti

Continua a calare la dispersione scolastica (oggi scesa sotto il 10%), un segnale positivo che indica un trend in miglioramento rispetto agli obiettivi stabiliti a livello europeo e quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La scuola sta cercando di recuperare un gap che sembra, finalmente, meno drammatico. Parallelamente emerge una nuova attenzione verso gli insegnanti: con la chiusura del contratto 2019-2021 e l’approvazione dei finanziamenti per i trienni successivi, si ha un incremento di circa 300 euro lordi al mese oltre al taglio del cuneo fiscale. Questo è un primo passo verso il recupero del potere d’acquisto perso dai lavoratori della scuola dal 2009 al 2020.  Il mantenimento di questa rotta in futuro è auspicato, sia per la qualità dell’insegnamento che per il benessere di studenti e professionisti del settore.

Il supporto alle disabilità e la digitalizzazione della scuola

La nuova manovra di bilancio vede aumentare di 256 unità le cattedre per i docenti di sostegno. Il ministro Valditara ha sottolineato come l’emendamento alla legge di bilancio, che ha portato a un ulteriore stanziamento di 25 milioni di euro, consente un incremento significativo degli organici a tempo indeterminato. In questo quadro emerge un’ulteriore novità correlata alle riforme del PNRR che riguarda le gite scolastiche e cioè l’affidamento della gestione degli appalti agli uffici scolastici regionali, un passo fondamentale per snellire le procedure e alleggerire il carico burocratico delle scuole. 

Il legame tra scuola e impresa

Non meno interessante è la crescita degli investimenti nella filiera tecnologico-professionale, uno degli elementi cardine della riforma “4 + 2”. Con un incremento di 15 milioni di euro destinato alla realizzazione di campus tecnologici, l’intento è chiaro: integrare sempre più la scuola con il mondo dell’impresa, favorendo una formazione che risponda alle reali esigenze del mercato del lavoro. Questo approccio è tuttavia estremamente pericoloso perché rischia di scadere nella retorica che se una persona non frequenta il liceo deve andare a lavorare. Un modello così improntato verso il mercato e le imprese rischia di mettere al primo posto le necessità immediate dell’economia nazionale invece che il benessere degli studenti e le loro possibilità di apprendimento. Gli istituti, sia tecnici sia professionali, devono avere come primo obiettivo la formazione completa delle persone che poi devono essere libere di decidere se entrare direttamente nel mondo del lavoro o se continuare gli studi senza che la formazione che hanno avuto le faccia sentire inadeguate o non all’altezza di una delle due strade.

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