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Squalo killer a Marsa Alam, testimonianza choc: “Da quel pontile buttano sangue”. In Australia un’altra vittima

Sono tanti i dettagli da chiarire sull’incidente a Marsa Alam che ha coinvolto i due turisti italiani, di cui uno morto dopo l’attacco dello squalo, avvenuto nei pressi dell’Hotel Sataya. Dove stava nuotando il sub italiano Gianluca Di Gioia? Era davvero fuori dalla zona protetta?

I misteri dello squalo killer e del luogo dove è accaduta la tragedia

La lussuosa struttura a 5 stelle, tra piscine e diversi ristoranti, si trova tra le dune del deserto e il Mar Rosso e si affaccia su un tratto di spiaggia davanti ad acque cristalline e una barriera corallina ricca di colori particolarmente ideale per fare snorkeling, proprio l’attività scelta da Gianluca Di Gioia e Peppino Frappani. Le autorità de Il Cairo, che hanno aperto un’inchiesta ma sostengono che l’attacco sarebbe avvenuto “in acque profonde al di fuori della zona di balneazione”, ma per capire meglio cosa sia veramente successo bisognerà attendere indagini più approfondite. Gli eventuali scenari che si stagliano in questo momento sono tre: o il sub italiano stava nuotando in acque profonde, al di fuori della barriera che ogni resort deve obbligatoriamente costruire con boe e reti per evitare possibili attacchi da parte degli squali; o le reti in quel momento non c’erano; o terza, e meno verosimile, lo squalo è riuscito a penetrare la barriera salvavita del resort entrando nella piccola baia dove in quel momento Di Gioia stava nuotando.

La testimonianza del sito di sub

Intanto, una pagina di sub internazionali, sui social, ha pubblicato la testimonianza choc di un esperto della zona. “Ciao ….., davvero, questa tragedia è successa 30 km a nord di Marsa Alam. C’è una punta lì, in un posto che si chiama Herms. Questo albergo che si chiama Herms ha una grande pontile, da cui partono tutti i motoscafi per andare a Elphinstone. Questa punta è tra la riva di Elphinstone e un posto chiamato Shagra. Lì c’è tanta gente che sembra vada a pescare. Buttano sangue e pesce per attirare prede…”. Potrebbe essere stata questa abitudine ad attirare lo squalo alla banchina e alla spiaggia?

I due turisti italiani, la vittima, Gianluca di Gioia (nella foto a sinistra), e il ferito, Peppino Frappano, stavano facendo snorkeling, ma non si sa ancora se a circa 50 metri dal pontile oppure oltre, quando sono stati sorpresi dallo squalo che poi li ha attaccati. Frappani, 69enne della provincia di Cremona, è rimasto ferito non gravemente nel tentativo di aiutare il suo connazionale, rimasto invece ucciso.

Nel frattempo, il tratto di mare dove è avvenuta la disgrazia resterà chiuso alla balneazione per due giorni, a partire da oggi. Dopo l’attacco, il corpo di Gianluca Di Gioia è stato trasportato all’ospedale di Port Ghalib insieme a Fappani. L’Ambasciata d’Italia al Cairo ha fatto sapere che sta prestando assistenza consolare sia alla famiglia del 48enne deceduto sia al connazionale ferito. Di Gioia, classe 1976, si era laureato nel 1995 in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, aveva lavorato presso il centro di ricerca dell’European Commission ed era impegnato dal 2012 all’European External Action Service – Eeas, ovvero il servizio diplomatico dell’Unione europea. Sui suoi profili social, tante le foto di lui in giro per il mondo, spesso in luoghi di mare, alternate alle immagini con la moglie di origine francese con cui era sposato dal 2013. Fappani, odontotecnico di Soncino, in provincia di Cremona, era amico da diverso tempo di Di Gioia.

Il racconto della moglie di Peppino Frappani

C’era anche la moglie di Peppino Fappani, cremonese, a Marsa Alam dove due turisti italiani sono stati aggrediti da uno squalo e uno è morto. La donna ha assistito all’attacco dello squalo dalla banchina. “Di Gioia stava facendo snorkeling quando, improvvisamente, è stato attaccato dallo squalo. Peppino – ha raccontato la coniuge del cremonese alla cugina, raggiunta telefonicamente – si è gettato in acqua cercando di spaventare lo squalo per permettere all’amico di liberarsi”. Ma non c’è stato nulla da fare e anche il soncinese è stato azzannato. Fortunatamente, nonostante le ferite importanti alle braccia e alle gambe, non è in pericolo di vita e già in serata è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. “Seguiamo la vicenda con grande attenzione e ci auguriamo che possa fare ritorno a casa il prima possibile”, ha commentato il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina.

Una vittima anche in Australia

In Australia, proprio ieri, s’è verificata una tragedia analoga. Un uomo di 40 anni è morto a causa di un attacco di uno squalo in Australia. Secondo quanto riferito dal sito di Sky News, la vittima si chiamava Luke Walford (nella foto a destra) ed era un pastore protestante. L’attacco è avvenuto al largo della costa del Queensland mentre l’uomo stava facendo pesca subacquea. “È stato attaccato da uno squalo mentre faceva qualcosa che amava: la pesca con la fiocina, una passione che gli era stata tramandata da suo padre”, ha affermato la chiesa di Walford in un tributo pubblicato su Facebook. “Era davvero una figura amata, soprattutto tra i nostri giovani, i bambini e l’intera congregazione”, si aggiunge.

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