Suor Anna Donelli torna libera: la religiosa accusata di concorso esterno in associazione mafiosa
Era finita agli arresti domiciliari perché secondo la Dda di Brescia era “a disposizione” della ‘locale’ attiva nella provincia di lombarda e garantiva “il collegamento con i sodali detenuti in carcere” agendo come intermediaria “approfittando dell’incarico spirituale che le consentiva di avere libero accesso alle strutture penitenziarie”. Ma ora, dopo 25 giorni, suor Anna Donelli torna libera: il tribunale del Riesame di Brescia ha infatti revocato gli arresti domiciliari alla religiosa, che è accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Da anni volontaria nelle carceri bresciane e a San Vittore a Milano, è stata coinvolta nell’inchiesta su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta, ma durante l’interrogatorio di garanzia per due ore aveva raccontato la sua verità rigettando ogni accusa. Il gip aveva però confermato gli arresti domiciliari, ora annullati dal tribunale del Riesame. L’indagine è partita a settembre 2020 e ha riguardato l’operatività nel Bresciano della locale, legata alla ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte e “da rapporti federativi alla cosca Alvaro, egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte”.
I pm: “Suon Anna era a disposizione del sodalizio” – Un’accusa gravissima perché per i magistrati suor Anna avrebbe “messo in modo continuativo a disposizione” il suo ruolo nelle carceri in favore dei capi Stefano e Francesco Tripodi trasmettendo “ordini, direttive, aiuti morali e materiali” ai soggetti della cosca o contigui che erano detenuti. Oltre a questo, riceveva dagli stessi “informazioni” per “meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative delle forze dell’ordine” e avrebbe “favorito” lo scambio di informazioni e “risolto dissidi e conflitti tra i detenuti”. La religiosa e i Tripodi, secondo le parole di quest’ultimo intercettate dagli investigatori, avrebbero avuto “un patto”. A questo si aggiunge che secondo il gip la suora sapesse bene che i Tripodi fossero molto potenti, dunque non era inconsapevole di chi fossero.
La difesa – “Lei ha radicalmente negato tutto. Assolutamente dice, sia per il ruolo che ho come suora, sia per quello che sono, perché lei è un po’ l’angelo degli ultimi”, aveva dichiarato il 13 dicembre il suo avvocato, Roberto Ranieli. “Se tutte le persone fossero come lei, il mondo andrebbe molto bene. Lei ha negato radicalmente tutto e ha dato una spiegazione” ha aggiunto il difensore. “In particolare, quelle intercettazioni sono fatte da altri, dette da altri, ma lei non c’è. Lei è stata in quella che è ritenuta la base dei Tripodi accusati di mafia, che era un’officina, ma perché semplicemente in un certo periodo ha vissuto a Brescia perché era in una comunità qui, quindi lavorava anche nel carcere di Brescia e conosceva uno dei due perché lo aveva aiutato come volontaria quando era stato detenuto per breve tempo a San Vittore e quindi l’ha ritrovato lì”.
I Tripodi, intercettati, dissero “suor Anna è una di noi”. “Quella dei Tripodi era una millanteria, una semplice millanteria”, sostiene il difensore della religiosa. Il difensore aveva inoltre aggiunto che cosa intendesse la suora quando, intercettata, disse di potersi affidare a degli amici potenti per risolvere un incidente che aveva avuto la nipote. “L’ha chiarito perché non è così, non era una questione di amici potenti, lei ha detto un’altra versione assolutamente vera, anche quella credibile. Lei voleva solamente che venisse fatto un chiarimento su una contravvenzione che aveva avuto una nipote e quelle persone che erano lì erano di un’officina e quindi potevano verificare se la regolarità della macchina che aveva fatto l’incidente con la nipote c’era o no”.
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