Brindiamo al 2025, a De Gea e Kean. Ma la squadra soffre e questo Gud non serve
Miglior chiusura dell'anno, considerate le infinite volte che era finita esattamente al contrario (ovvero con una beffa atroce) non ci poteva essere. Una goduria enorme, il pareggio di ieri a pochi minuti dal 90', e che i tifosi fanno bene a respirare a pieni polmoni, senza perder troppo tempo in analisi o discussioni su cosa ha funzionato e cosa no, cosa va rivisto e cosa fa ben sperare. Ieri, e oggi, il popolo viola deve pensare esclusivamente a quello: godere e, se possibile, sfottere (con ironia, ça va sans dire) qualche amico o parente gobbo. Poi certo, da domani, sarà tempo di ripensare al mercato, di sognare quell'acquisto o l'altro. Intanto però, che si brindi a questo pareggio che, per come è arrivato, profuma di vittoria. Al resto tanto, pensiamo noi rompiscatole. Giornalisti o commentatori che, per mestiere, non possono e non devono fermarsi al risultato. Nostro compito è provare ad andare oltre, analizzando partite e fatti con oggettività e (sano) realismo. Prima di tutto comunque, gli aspetti positivi. Lo spirito, per esempio. Pradè dopo la sconfitta con l'Udinese aveva lanciato l'allarme per qualche brutto segnale e invece, allo Stadium, la squadra da questo punto di vista ha risposto alla grande. Ha lottato fino alla fine, si è ribellata alla sconfitta, ha corso (male, ma questo è un altro discorso) per 90 minuti. Questo carattere insomma, e questa voglia di aiutarsi, sono la base su cui continuare a costruire qualcosa di bello. E poi loro. Portiere, e centravanti. De Gea, e Kean. Due mostri. Il primo, in particolare, è oggettivamente fuori categoria. Per la Fiorentina, e per la serie A. Non si contano ormai i punti che ha portato. Sette, otto, forse di più. Inutile girarci tanto attorno. Se oggi i viola sono lassù lo devono in gran parte alle parate dello spagnolo e, appunto, ai gol di Moise. Uno che trasforma in oro (quasi) tutto quello che tocca e ultimamente, non è che gli tocchi moltissimo. Anzi. E così veniamo alle dolenti note. Lo dicevamo quando arrivavano solo vittorie, e lo ripetiamo adesso. Va benissimo appoggiarsi su due campioni, del resto stanno lì per quello, ma davvero si può pensare di vivere sempre e comunque poggiati sulle loro spalle? Del resto, i (recenti) risultati stanno lì a dimostrarlo: è bastata qualche gara senza miracoli di De Gea, qualche partita senza squilli di Kean, e i viola hanno frenato. Un caso? Può darsi, per carità, ma credo sia più giusto pensare che questa squadra è tanto, probabilmente troppo, legata al rendimento di questi due. Il gioco infatti è sempre quello (blocco basso difensivo, palla diretta sul centravanti, lotta uno contro tutti, costruzione sulla seconda palla o sulla sua sponda) e ovviamente può piacere o non piacere ma su un aspetto non si può discutere: giocando così, Gudmundsson non serve assolutamente a nulla. Perché è abituato a girare per il campo senza un ruolo preciso, perché ama venire a prendersi il pallone per poi attaccare le difese senza farsi vedere e perché, se non riesce a dialogare, sa spostare in avanti la squadra con azioni personali. Tutta roba che in questa Fiorentina, e a Torino si è visto benissimo, non riesce e non può fare. Colpa sua che non si adatta e che non si mette lì, statico alle spalle di Kean, pronto a raccoglierne le sponde? Forse si, ma allora perché spendere tutti quei soldi per prendere un giocatore al quale, poi, chiedere di cambiare natura? Dirà qualcuno che sono i singoli a doversi adattare, e non viceversa. In un mondo ideale si, certo. Nella realtà, non funziona così. Se hai un calciatore sopra la media, devi pensare ad una squadra e ad un gioco che lo esalti per quello che è. Certo, lui deve metterci di più, e su questo non ci piove. Maggiore intensità, più determinazione. Deve, tanto per farla breve, essere più coinvolto e, forse, farsi volere un po' più bene dai compagni. Lui, allenatore e compagni insomma devono venirsi incontro perché il sogno Champions, oltre che da De Gea e Kean, non può che passare da lui. Il resto, va da sé, deve mettercelo la società. Si è già detto ed è parso evidente anche con la Juve che senza Bove la Fiorentina ha perso il suo equilibrio e visto che Palladino non pare voler cambiare e aggiungere un centrocampista tocca al club intervenire il prima possibile. L'obiettivo, e stanno lavorando per questo, è prendere il giocatore che serve praticamente subito, all'apertura del mercato. Intanto però, arriva il Napoli. E sperando che portiere e centravanti si ripetano per l'ennesima volta è giusto augurarsi (anche) che la squadra, nel suo complesso, faccia qualcosa in più. Nel frattempo, buon a tutti! Ai tanti lettori di Violanews e, ovviamente, a tutta la Fiorentina!