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Dal 2025 spese per taxi e trasferte deducibili solo se si paga con carta. E arriva l’obbligo di collegare i pos ai registratori di cassa

Nessuna modifica. La legge di Bilancio approvata in via definitiva dal Senato due giorni fa conferma le misure per il potenziamento della lotta all’evasione inserite lo scorso ottobre dal governo nel ddl di Bilancio. La novità principale è la stretta sulla deducibilità dei rimborsi spese per vitto, alloggio, viaggio e taxi, che sarà garantita solo a chi paga con mezzi tracciabili. Per ridurre il nero sui canoni di affitto il Codice identificativo nazionale per gli affitti brevi dovrà essere indicato nelle dichiarazioni fiscali e nelle comunicazioni trasmesse da chi gestisce i portali di intermediazione e i risultati dei controlli fatti dal Comune sulle case in affitto turistico saranno comunicati alla direzione provinciale dell’Agenzia delle entrate. Nel 2026 scatterà l’obbligo di collegamento tra pos e registratore di cassa telematico.

Spese di trasferta deducibili solo se il pagamento è tracciabile – Per poter dedurre le spese di trasferta si dovrà pagare con moneta elettronica o bonifico. L’obiettivo è ridurre sia le frodi al fisco di autonomi e piccole imprese che dichiarano costi superiori a quelli effettivamente sostenuti sia la sottodichiarazione di ricavi da parte di tassisti e Ncc, introducendo un contrasto di interessi. In parole povere, alle partite Iva converrà pretendere di pagare con carta dribblando le usuali resistenze dei conducenti. I cui redditi “ufficiali” nel 2022 si sono attestati a 13.912 euro annui, pari a 1.159 lordi al mese. Il potenziale recupero di gettito da questi ultimi è quantificato dalla relazione tecnica in 20 milioni. La non deducibilità dei costi pagati in contati porterà un recupero di gettito, a regime, di 244 milioni l’anno.

Il collegamento tra pos e cassa – Per far emergere incoerenze tra incassi da transazioni elettroniche e scontrini emessi è previsto poi un obbligo di collegamento tecnico tra gli strumenti di pagamento elettronico e il registratore telematico, che trasmetterà all’Agenzia delle Entrate l’importo complessivo dei pagamenti elettronici ricevuti ogni giorno. Dall’1 gennaio 2026 scatteranno sanzioni da 100 a 1000 euro per l’omessa o tardiva trasmissione o trasmissione con dati incompleti o non veritieri se la violazione non ha inciso sulla corretta liquidazione del tributo e fino a 4mila euro in caso di mancato collegamento tra registratore e pos. Per la stessa violazione viene anche prevista la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività nei locali ad essa destinati per un periodo da quindici giorni a due mesi.

I pignoramenti ai dipendenti pubblici – Infine arriva un giro di vite sui 180mila dipendenti pubblici cha hanno debiti col fisco per oltre 5mila euro. Sarà più facile che si vedano pignorare un settimo della busta paga, come già consentito. La manovra dimezza da 5.000 a 2.500 euro la soglia di stipendio o indennità oltre la quale, prima di procedere al pagamento, pa e società a prevalente partecipazione pubblica devono verificare se il beneficiario ha cartelle non pagate. In quel caso il versamento non parte e viene informato l’agente della riscossione perché proceda al recupero. A regime, l’attesa è di 36 milioni di maggior gettito nel 2026, che salgono a 90 milioni all’anno a regime.

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