Andrea Baudissone, prima esodato della Embraco e oggi clochard: “Nessuno mi dà i contributi per arrivare alla pensione”
Passando in Galleria San Federico, a Torino, lo si vede dormire per terra. Perché la sua vita, adesso, è quella di un clochard. Ma il passato di Andrea Baudissone racconta una storia di lavoro, finita in un destino da esodato. La sua storia viene raccontata dalla Stampa, che lo incontra vestito con “un giubbotto rosso, un paio di pantaloni stazzonati di colore blu stinto, un paio di scarpe da ginnastica”. Baudissone, 61 anni, è uno dei 537 esodati della Embraco, la fabbrica che produceva compressori per elettrodomestici a Riva presso Chieri, vicino a Torino. Gli mancherebbe un anno di contributi alla pensione ma, per quanto cerchi di recuperare qualche soldo facendo lavori presso amici, nessuno, dice, gli offre un contratto per colmare quei 12 mesi. Baudissone è esodato dal 2018, quando lo stabilimento chiuse dopo manifestazioni e lotte sindacali. E lui come centinaia di altri colleghi si ritrovò così, senza più un lavoro né uno stipendio, dopo quasi vent’anni anni passati nello stabilimento. “Guadagnavo due milioni di lire al mese. Lavoravo anche di notte“, dice ricordando gli anni d’oro, cioè l’inizio degli anni 90. Allora aveva anche una compagna.
È entrato all’Embraco nel 1991, ma dopo un anno le cose hanno cominciato a funzionare peggio e il suo stipendio si era già ridotto a mille euro. Allora, ricorda, “c’erano 5 mila operai. Le linee di produzione erano sette. Dopo un anno si era già ridotta la produzione. I nostri stipendi erano calati. Abbiamo protestato, ma non è servito”. E si è arrivati alla chiusura. Dice di essere stato uno dei più attivi nella protesta, e di avere sentito le promesse dei politici. Tutte finite nel nulla. “Ricordo quello con l’allora sindaca Chiara Appendino. Venne da noi anche Alessandro Di Battista. Tutti ci hanno fatto grandi promesse. E tutte sono cadute nel vuoto”. Una volta finito il lavoro, dice, “mi hanno riconosciuto un Tfr di 30 mila euro. Ma nel frattempo avevo accumulato molti debiti. Per ripianarli sono rimasto quasi senza soldi. Ho perso anche la casa”. Prima si è trasferito in un bed and breakfast, poi dal fratello. Fino a quando è rimasto solo, aspettando qualche moneta dai passanti o un pasto caldo alla mensa dei poveri.
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