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Autostrade per l’Italia: “Quattro ore di lavoro in meno a settimana a pari stipendio”. Ma ora parte la trattativa sul taglio dei permessi

Quattro ore di lavoro in meno a settimana a parità di stipendio. Andrà così per i lavoratori della società Autostrade per l’Italia (Aspi), dopo l’accordo raggiunto a dicembre con i tre sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e UilTrasporti. Tranne che per un dettaglio non secondario: a fronte della riduzione dell’orario settimanale da 40 a 36 ore, i dipendenti dell’impresa autostradale si vedranno diminuire anche il numero di permessi disponibili. Ora la trattativa, infatti, è spostata proprio su questo elemento: a quanti permessi dovranno rinunciare i lavoratori per ottenere la diminuzione strutturale dell’orario di lavoro? La partita è aperta e i sindacati sperano che l’impatto sia lieve.

Ricapitoliamo. La concessionaria autostradale Aspi nel 2021, dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, è tornata per il 51% in mano pubblica – alla Cassa Depositi e Prestiti – mentre a fondi Blackstone e Macquarie hanno il 24,5% a testa. Conta in totale 9mila dipendenti ma l’accordo di cui parliamo si applicherà a circa 5mila, quelli della capogruppo e di un paio di aziende collegate. Di questi 5mila, poco meno di metà sono turnisti, quindi impiegati in attività di esazione dei pedaggi, viabilità e manutenzione ordinaria. Per loro oggi l’orario di lavoro prevede 37 ore e 20 minuti settimanali ed è impossibile, vista la struttura organizzativa, ridurle a 36. Quindi nel loro caso la diminuzione avverrà attraverso un aumento dei permessi disponibili.

L’altra metà abbondante, invece, oggi svolge un orario “da ufficio”, cioè le classiche 40 ore settimanali spalmate dal lunedì al venerdì. Per loro, quindi, sarà previsto il passaggio a 36 ore settimanali. La modalità è ancora da definire, come detto, e non è escluso che per le direzioni generali di Roma e Firenze si possa pensare alla settimana corta, quindi nove ore al giorno per quattro giorni. Meno probabile che questo possa essere applicato alle direzioni “di tronco”, unità che devono garantire l’operatività, e a cui quindi difficilmente l’azienda offrirà il taglio di un giorno.

La cifra in busta paga sarà la stessa. Ma azienda e sindacati dovranno definire un taglio delle ore di permessi disponibili. Oggi tra contratto nazionale e aziendale si hanno oltre 100 ore annue di permessi, sotto varie voci. Entro febbraio le parti si rivedranno per trattare quanto sottrarre a questo monte ore. “Per noi la maggior parte del contributo dovrà essere a carico dell’azienda”, dice Cristiano Tardioli della Filt Cgil. Il senso delle sue parole è che la riduzione dovrà essere molto contenuta.

Finora, uno degli argomenti dei sostenitori della riduzione dell’orario di lavoro è stato proprio che dare maggior tempo libero ai lavoratori si traduce in maggiore produttività e minore propensione alla richiesta dei permessi poiché – banalmente – ce n’è meno bisogno. Quindi è probabile che in ogni caso la riduzione dell’orario settimanali porti a un numero inferiore di richieste effettive di permessi. Di conseguenza, specialmente se la diminuzione delle ore disponibili sarà lieve, l’impatto non sarà rilevante. E quello di Aspi potrebbe diventare un esperimento interessante di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

In Parlamento sono state presentate proposte di legge per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione da Alleanza Verdi Sinistra, Movimento Cinque Stelle e Partito democratico. Quella di Avs prevede la riduzione a 34 ore dalle attuali 40, i Cinque Stelle suggeriscono 32 ore come obiettivo da affidare alla contrattazione collettiva e il Pd propone esoneri contributivi per i datori che sperimentano la diminuzione. Da parte del governo Meloni a parole non ci sono state chiusure, quantomeno per le ipotesi che affidano la materia ai contratti nazionali e non a una legge perentoria, ma la maggioranza in Parlamento ha finora osteggiato il cammino di queste proposte. Nel frattempo, diverse aziende – da Intesa SanPaolo a Lavazza – hanno avviato sperimentazioni, ma in genere si tratta più di una diversa distribuzione che di una riduzione a parità di stipendio a tutti gli effetti.

L'articolo Autostrade per l’Italia: “Quattro ore di lavoro in meno a settimana a pari stipendio”. Ma ora parte la trattativa sul taglio dei permessi proviene da Il Fatto Quotidiano.

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