Guarnone, paura alle spalle: la Voghe ritrova il suo portiere
VOGHERA. La paura è definitivamente alle spalle. Ora c'è solo tanta voglia di tornare in campo e riassaporare piacevoli sensazioni. Alessandro Guarnone, portiere 25enne della Voghe, è pronto a riprendere il posto tra i pali a esattamente tre mesi dal grave infortunio subito nella sfida del Parisi col Vado dello scorso 6 ottobre. L'amichevole sul campo del Sant'Angelo gli è servita come test, superato con successo. Domani (domenica) nel match di campionato a Varese sarà quasi certamente titolare.
«Ho avuto l'ultimo ok dai medici per l'idoneità agonistica e in campo mi sono sentito bene. Il preparatore dei portieri Roberto Bellasera mi ha anche detto che sono subito uscito sui piedi di un attaccante, quindi vuol dire che anche mentalmente ho rimosso tutti gli strascichi post infortunio», racconta Guarnone.
Nel rivivere l'incubo del 6 ottobre, il portiere della Voghe, colpito da un violento calcio ad altezza torace dall'attaccante ligure Donaggio, con conseguente trasferimento in ospedale e immediato intervento chirurgico per l’asportazione della milza, ripercorre quella domenica infernale: «Non ho mai perso conoscenza, quindi ricordo tutto. In particolare la sensazione di forte dolore e la difficoltà nel respirare. Devo ringraziare i medici e il personale dell'ospedale di Voghera, che sono stati fantastici. La società mi è sempre stata vicina, cosi come mister Cavaliere e tutti i compagni. Ho ricevuto un'ondata d'affetto da tutto il mondo del calcio, che mi ha dato tanta forza per ripartire. Voglio poi ringraziare la mia ragazza Francesca, e i miei genitori Mario ed Isabella, che mi hanno sempre sostenuto».
La nota dolente di questa vicenda si riferisce al comportamento di Donaggio: « Mi ha detto mio papà che si è fatto vivo con un messaggio, in cui diceva, “Sono cose che nel calcio capitano”. In realtà, non è proprio cosi. Lui era in netto ritardo, e non aveva alcuna possibilità di arrivare sul pallone, ma poteva soltanto fare del male, come è accaduto».
Questi tre mesi sono trascorsi tra palestra, fisioterapia, massaggi e un contatto costante con i compagni: «Un periodo tosto – spiega Guarnone- lontano dai campi, e a soffrire in tribuna. Mi è mancato molto lo spogliatoio». Il portiere cresciuto nel Milan ha tratto un insegnamento da questa esperienza: «Dobbiamo imparare a goderci ogni istante, perchè la vita può cambiare in un attimo». Ora Guarnone è pronto di nuovo a tuffarsi e a parare, la passione che lo anima sin da bambino.