Bussole. Tradizioni millenarie e intelligenza artificiale: codici per orientarsi nel nuovo anno
L’inizio dell’anno porta con sé un’atmosfera di speranza, bilanci e nuovi inizi. Per questo è un momento in cui molti cercano di orientarsi nel futuro, a volte anche affidandosi a tradizioni millenarie come oroscopi, metodi divinatori o consigli degli astrologi. E’ un rituale collettivo, che attraversa culture e latitudini, e in fondo risponde a un bisogno umano universale, trovare una direzione rispetto all’incertezza del domani. E allora come si adattano queste pratiche tradizionali al mondo digitale? Può l’intelligenza artificiale, con i suoi algoritmi e la sua capacità di analisi, fornire anche interpretazioni di simboli tanto complessi e legati alla spiritualità?
Tradizione e/o innovazione
Prendiamo ad esempio due tra i sistemi di divinazione più antichi e ancora oggi largamente praticati, i Tarocchi e l’I Ching. Entrambi – uno più o meno europeo e l’altro senz’altro asiatico – spiccano per profondità simbolica e per il fascino che continuano a esercitare, anche nell’era della tecnologia. L’I Ching, o “Libro dei Mutamenti”, è uno dei testi più antichi della cultura cinese, utilizzato per millenni come oracolo e guida filosofica. Si basa su 64 esagrammi, ciascuno composto da sei linee che possono essere intere o spezzate, rappresentando rispettivamente gli elementi Yang e Yin. La combinazione di queste linee genera una vasta gamma di significati simbolici, offrendo risposte a domande esistenziali e pratiche.
Di fatto, la struttura matematica e binaria dell’I Ching lo rende particolarmente adatto all’elaborazione da parte di un’intelligenza artificiale. Le regole definite per la costruzione degli esagrammi e le interpretazioni associate possono essere codificate in algoritmi, permettendo all’IA di fornire risposte coerenti basate su input specifici. Questo lo rende uno strumento che, pur rimanendo fedele alla sua natura simbolica, si presta in modo quasi naturale a una traduzione tecnologica.
I Tarocchi, invece, si presentano come un sistema simbolico molto diverso. Originari del XIV secolo, questi mazzi di 78 carte, suddivisi in Arcani Maggiori e Minori, contengono una varietà di immagini e archetipi universali. Ogni carta racconta una storia, evoca emozioni e suggerisce direzioni, offrendo spunti di riflessione sia per chi consulta le carte, sia per il lettore. Ma l’interpretazione dei Tarocchi richiede un’intuizione raffinata, una capacità di entrare in sintonia con il consultante, di cogliere le sfumature emotive e simboliche che emergono dalla disposizione delle carte. Questi elementi rendono il processo più complesso da tradurre in linguaggio algoritmico.
La differenza principale tra i due sistemi, nell’ambito dell’intelligenza artificiale, risiede nella loro natura intrinseca. L’I Ching, con la sua logica definita e la struttura binaria, è naturalmente predisposto per essere integrato in un contesto tecnologico. Gli esagrammi, costruiti attraverso regole precise, permettono all’IA di interpretare le combinazioni in modo sistematico e coerente. I Tarocchi invece si muovono su un terreno più fluido, dove l’intuizione umana e la narrazione hanno un ruolo centrale. Per questo, se da un lato l’IA può analizzare la disposizione delle carte e offrire interpretazioni basate su modelli simbolici, dall’altro rischia di perdere quel contatto empatico e quel senso di connessione che è il cuore di una lettura tradizionale.
I rischi dell’Ai: non tutto è calcolo…
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nella divinazione pone anche interrogativi etici e culturali. Da una parte, è affascinante pensare che una tecnologia così avanzata possa interfacciarsi con strumenti antichi come l’I Ching e i Tarocchi. Dall’altra, c’è il rischio di ridurre la ricchezza di queste pratiche a semplici calcoli algoritmici, privandole della loro dimensione umana e spirituale. La divinazione, dopotutto, non è solo un esercizio di interpretazione simbolica, ma un dialogo tra il consultante e il lettore, tra il passato e il presente, tra il visibile e l’invisibile.
In questo modo l’interazione tra AI e divinazione rappresenta un punto di incontro affascinante tra tradizione e innovazione, dove oltretutto si manifesta in modo plastico la differenza fondamentale tra strumenti legati a culture diverse. Mentre a Oriente l’I Ching sembra trovare nell’intelligenza artificiale un alleato naturale, a Occidente i Tarocchi ci ricordano l’importanza dell’intuizione, della narrazione e dell’umanità nell’esplorazione del simbolico. Un ulteriore spunto per ragionare, in questi giorni di inizio anno, sul delicato equilibrio tra tecnologia e spiritualità, tra logica e intuizione, e sulle radici profonde degli strumenti che diverse civiltà umane hanno saputo sviluppare nei secoli, ognuna secondo la propria identità, ma tutte sempre per arrivare a una maggiore conoscenza.
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