Palermo: virata CFG? Rimettere il calcio al centro del villaggio, il ruolo di Osti…
di Leandro Ficarra DICOTOMIA -Adesso o mai più. Gennaio e la finestra invernale di mercato da schiudere per intravedere un raggio di sole. Crocevia focale per il Palermo targato CFG. Ultima chiamata per raddrizzare quella che doveva essere la stagione del must, divenuta, ad oggi, quella del flop. Scendere dal piedistallo, mettersi in discussione con sano spirito autocritico. Rimodulare alcuni aspetti dirimenti di un modello di gestione che ha generato perplessità, malcontento ed incongruenze, sfociando in risultati sportivi marcatamente al di sotto delle aspettative. Non conformi a dimensioni, statura manageriale e competenze di una delle holding più facoltose e prestigiose del panorama calcistico mondiale. Sicuramente non pari a passione, tradizione e blasone calcistico di un piazza come Palermo. Crepa significativa tra proprietà ed ambiente. Mai così profonda come in questo momento storico. Alimentata dalla stucchevole e stridente dicotomia tra eccellenza assoluta sul piano di marketing, branding, infrastrutture e sport entertainment, capisaldi del calcio business nell'era moderna, e supponenza e mediocrità nella gestione dell'area tecnico-sportiva. Criteri e modus operandi univoci, logiche seriali imperniate su rigidi parametri standard per tutti i pianeti della galassia City. Riluttanza a plasmare, anche solo parzialmente, il proprio imprinting con tipicità e cultura, sociale e calcistica, del territorio. Strategia comunicativa convenzionale e minimal dei vertici del club. Rettangolo verde che, paradossalmente, da fulcro ed epicentro nell'immaginario collettivo, pare divenire contorno nelle priorità aziendali. Aspetti che hanno acuito delusione e distanza siderale tra tifoseria e proprietà. Biennio di rodaggio e conseguimento degli obiettivi minimi. Seppur caratterizzato da errori di valutazione, tecnici e di gestione, costati tempo prezioso e punti in classifica. FLOP AL GIRO DI BOA - Da big designata a nobile frustrata il passo stato breve. L'annata in corso avrebbe dovuto essere, per intendimenti ed investimenti, quella del salto di categoria. O, comunque, di un Palermo competitivo per le prime tre posizioni. Dopo oltre un girone, la classifica certifica un percorso fallimentare. Ventidue, diciannove, sedici. Rispettivamente i punti di distacco dei rosa da Sassuolo, Pisa e Spezia, battistrada del torneo cadetto. Undicesimo posto, fuori dalla zona playoff, con margine esiguo da quella playout. Quattro sconfitte nelle ultime cinque sfide. Contestazione e critiche trasversali che hanno investito ogni comparto del management. Dal plenipotenziario in loco, l'Ad e Dg, Giovanni Gardini, al totem dell'area tecnica CFG, Riccardo Bigon. Dall'ormai ex Ds, Morgan De Sanctis, al tecnico, confermato ma sotto stretta osservazione, Alessio Dionisi, fino ai calciatori. Fragoroso e colorito, ma civile e legittimo, il dissenso verbale a suon di cori e striscioni. Da condannare e stigmatizzare, incondizionatamente, ogni forma di esecrabile violenza che non ha mai ragion d'essere. Nel calcio e nel mondo. ENIGMA CALCIOMERCATO -Improvvide e calcisticamente incomprensibili le linee guida della sessione estiva. Mercato incompleto, intriso di omissioni, azzardi e palesi topiche in sede di valutazione. Innesti poco funzionali alle esigenze che la rosa aveva evidenziato nella stagione precedente. Conferma quasi in blocco per un organico mostratosi lacunoso in termini di personalità e carattere. Limiti strutturali irrisolti, con mancato approdo di calciatori di acclarato livello in categoria in ruoli chiave: playmaker puro, terzino sinistro, difensore centrale, jolly offensivo ed attaccante centrale in grado di spostare gli equilibri. L'affaire Brunori gestito come peggio non si poteva. Imperizia e masochismo sotto il profilo formale, sostanziale e temporale. Oltre dieci milioni investiti, di cui sei per Le Douaron ed Appuah. Graduale quanto preventivabile il processo di ambientamento ed integrazione nel nostro calcio per l'ex Brest, zavorrato da aspettative pari all'esoso esborso per il suo cartellino. Operazione futuribile, ma decisamente non dirimente nell'immediato, quella relativa al giovane ex Nantes. Le conferme di Lucioni, Peda, Buttaro, Saric, calciatori che, per ragioni diverse, non sono risultati utili alla causa. L'esperto centrale difensivo ha risolto il suo contratto con il club dopo un paio di mesi, gli altri tre dovranno cercare altrove minutaggio e dimensione. Il talento cristallino, ma acerbo, di Desplanches e Vasic. Rapporti di scuderia e canali preferenziali sono fisiologica prassi nel ginepraio del calciomercato. Nulla di cui scandalizzarsi, purché sussistano contestualmente aderenza e conformità a progetto tecnico ed obiettivi prefissati. DE SANCTIS E DIONISI - Al culmine del doveroso percorso di autoanalisi in seno al club paga De Sanctis. L'ex dirigente della Salernitana ha indubbiamente la sua dose di responsabilità. Ingranaggio operativo di un sistema piramidale che trova risoluzione e compimento solo nel placet delle sue figure apicali. Calciomercato condotto con poca lungimiranza e ancor meno aderenza ad impellenze contingenti ed alle ambizioni della vigilia. Lui ha proposto, vagliato, negoziato, condiviso, scelte ed operazioni in cui Bigon sul piano tecnico e Gardini, in ambito gestionale ed amministrativo, hanno di fatto avuto l'ultima parola. Il dirigente abruzzese ha steccato principalmente in termini di gestione del gruppo. Troppi i casi spinosi divenuti macigni in seno alla squadra. Figli di incomunicabilità ed atteggiamenti talvolta troppo ruvidi e autoritari, forieri di tensioni, incomprensioni e malessere generale. Mood che ha cronicizzato uno scarso feeling con buona parte dei calciatori, acuendo divergenze e disconnessione nel frangente di maggiore difficoltà. Dionisi resta in sella, almeno per adesso. Bontà di filosofia calcistica e principi di gioco del tecnico toscano non sono in dubbio. Tuttavia, l'ex Sassuolo si forse troppo fidato di sé stesso. Incaponendosi su un sistema di gioco alla luce dei fatti poco redditizio, innamorandosi oltremodo delle sue idee. Convinto di poter ovviare con alchimie tattiche e conoscenze a limiti strutturali conclamati in rosa. Salvo poi andare in confusione, varando uno sperimentalismo esasperato in termini di assetto e ruoli specifici, che ha tolto identità e stabilità ad una squadra mai capace di convincere appieno sul piano prestazionale e dei risultati. Sprazzi sparuti e sporadici, cenni appena abbozzati di discreto calcio. Gocce nell'oceano di discontinuità, sterilità ed inefficienze che hanno segnato il mediocre girone d'andata rosanero. Evidente il tilt dell'ultimo mese, con undici iniziali e mosse in corso d'opera infruttuosi ed ostracismi difficilmente comprensibili. Per scongiurare l'avvicendamento in panchina va ripristinata la sua connessione con la squadra, sotto il profilo tecnico-tattico ma soprattutto empatico e relazionale. CFG E OSTI FIGURA CHIAVE - L'avvento di un dirigente esperto, competente e navigato come Carlo Osti potrà essere per Dionisi un plus decisivo in questo senso. Il manager veneto porta in dote un patrimonio di stima, buonsenso e credibilità che può spostare gli equilibri in sede di mercato e nel chiuso dello spogliatoio. Background dirigenziale eloquente, capolavori manageriali di provincia a Treviso e Terni, esperienze di livello in club del calibro di Lazio, Atalanta e Sampdoria, tra gli altri. Saggezza, equilibrio e la chiave del dialogo, per un totem del ruolo che vanta relazioni radicate ed elitarie nell'universo calcio, conosce a menadito dinamiche di campo e codici d'ingresso in mente ed anima dei calciatori. A Palermo da un paio di giorni, Osti ha già fiutato l'aria ed individuato l'origine del cortocircuito che ha tolto energia e linfa al gruppo. Dando il via ad una serie di confessionali ad personam, esplorativi e motivazionali, al fine di restituire coesione, adrenalina e consapevolezza ad una squadra ad oggi frustrata, perplessa e tendenzialmente infelice. Opera di comprensione e persuasione che può valere più di qualsiasi acquisto per il prosieguo della stagione. Uomo di calcio che sa di calcio. Doti diplomatiche e negoziali, garanzia in sede di mercato al fine di individuare aggiustamenti, rifiniture ed innesti mirati per elevare la cifra tecnica complessiva della rosa. Mossa confortante da parte del CFG, proprietà di cui nessuno mette in dubbio solidità, ambizione e investimenti, ma che deve adesso correggere il tiro, raddrizzare il timone e resettare le coordinate. Rimettendo il calcio al centro del villaggio. Legittimando maggiormente ruoli e competenze specifiche nell'area tecnica. Mostrando maggiore presenza, interventismo. Rivolgendo ascolto ed attenzione alle verità insindacabili del campo. Provando a riconquistare una tifoseria impagabile per passione e fede calcistica. Che palpita e trepida ancora per un dribbling, un tackle, una giocata o un gol d'autore di un gladiatore in maglia rosanero. Inguaribili e meravigliosi romantici. Primi ed ultimi baluardi di un calcio che amiamo visceralmente, ma non c'è più. Preziosi stralci di umana epica e soave poesia pallonara. Linfa vitale da tutelare nell'era degli algoritmi e delle plusvalenze.