Travaglio: “Stop ai fact checker su Meta? Ottima notizia, basta con la censura sui crimini israeliani a Gaza”. Botta e risposta con Gruber
“Zuckerberg ha annunciato non ci saranno più i fact checker su Meta? Meno male, è un’ottima notizia. È bellissima l’idea di fare i fact checking, ma il problema è che bisogna investire qualcuno del compito di impancarsi a ministro della Verità, orwellianamente parlando. E io non riconosco a nessuno l’autorità di fare il ministro della Verità”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta la decisione di Mark Zuckerberg di chiudere il programma di fact checking su Facebook e su Instagram, adeguandosi al metodo attualmente vigente su X, dove i contenuti pubblicati sono verificati dagli utenti stessi attraverso il sistema di Community Notes.
In un botta e risposta con la conduttrice Lilli Gruber, che invece, insieme alla storica Michela Ponzani, definisce “pessima” la decisione del fondatore di Facebook, Travaglio sottolinea: “È come chiedere agli edicolanti di decidere che cosa è vero e che cosa è falso. I social sono un luogo dove ognuno mette quello che vuole, esattamente come nelle edicole ognuno espone il giornale che vuole, poi i cittadini comprano. L’alternativa è il ministero della Verità che ha prodotto dei danni devastanti“.
E denuncia lo shadow ban a cui spesso sono stati relegati video e contenuti sugli stermini israeliani a Gaza: “Se andate a cercare in questi 15 mesi qualche notizia vera su Gaza, non la trovate sui social di Meta. C’è chi ha provato a scrivere Gaza con qualche parola adeguata sui crimini che venivano commessi e s’è ritrovato regolarmente espunti i contenuti. Da X, invece, sono passate le notizie scomode, perché su X non c’è filtro. E io preferisco un posto dove non ci siano filtri“.
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