NBA Freestyle | Questi San Antonio Spurs possono puntare al titolo, non solo per Wembanyama
Questi Spurs sono reali!
Dopo ogni ricostruzione, la squadra texana sembra sempre sprofondare nel baratro. Ma si riprende subito. E si riprende di solito molto bene. Certo, ci vuole anche tanta fortuna per poter scegliere per primi l’anno in cui è disponibile una “guardia” francese di 2.26. Però ci vuole anche bravura a scegliere Stephon Castle alla quarta posizione in un draft povero come quello del 2024. Così come Vassell alla undici nel 2020. La verità è che San Antonio è una franchigia solida, ben gestita, con regole chiare e un’eredità da difendere sentita e rispettata da tutti (non solo uno slogan che riecheggia nel campo di allenamento…). La squadra di oggi ha di recente battuto per ben tre volte i campioni in carica di Oklahoma City (l’ultima volta il giorno di Natale). Ah, i Thunder in tutto hanno perso finora appena quattro gare. San Antonio è una squadra vera, costruita bene, con gente che si incastra alla perfezione e che sembra giocare gli uni per gli altri. Sono la quinta squadra della NBA per efficienza sia offensiva che difensiva. È qualcosa che ti fa diventare una contender. Non è roba da poco. Ma andiamoci piano, è presto e siamo ancora a dicembre. Tutti giovani, tutti atletici, tutti messi bene fisicamente, tutti (o quasi…) che sanno cosa fare con la palla in mano. Di Victor Wembanyama si è già detto tanto. Gli stanno centellinando il minutaggio, per preservarlo quando conterà di più. Rimane qualcosa che solo dieci anni fa era inimmaginabile su un campo da basket. Stephon Castle è arcigno difensore, capace di gestire la palla e di prendere spesso buone decisioni in penetra e scarica. Certo, vedergli mettere un tiro da fuori è fatto più unico che raro, ma può migliorare. Dylan Harper palla in mano sembra già un veterano, anche lui è a “un tiro da tre” dallo status potenziale di “All Star perenne”. Poi c’è Fox che non è più un pischello, ma sa fare canestro come pochi (21 punti di media). Harrison Barnes, veterano di mille battaglie ai Warriors, che si è riciclato in un tiratore da 40% da oltre l’arco. Pure Luke Kornet, mai stata una cima, sembra aver qualcosa da dire come centro di back up. Risultato? Sono secondi a Ovest. Spettacolari.
Donoval Mitchell è una vera stella?
Non sono le cifre il problema di Mitchell. Fosse solo per quelle, sarebbe MVP ormai da diversi anni. Sta segnando oltre 30 punti di media, con il 39% da fuori. Avercene. La domanda che lo perseguita dopo i primi due anni a Utah, però, è sempre stata la stessa. È in grado di portare al titolo una squadra con il ruolo di stella di prima grandezza? Tecnicamente, gli manca davvero poco. Creativo palla in mano. Esplosivo, gran saltatore, primo passo niente male. Forte nella parte alta del corpo per reggere i contatti in penetrazione. Bel trattamento della palla. Capace di attaccare dal palleggio e di colpire anche da fuori. Tuttavia, il giocatore di Cleveland anno dopo anno sembra ripetere lo stesso copione. Troppo forte per essere considerato un secondo violino e non abbastanza dominante per vincere davvero come miglior giocatore nel roster. Qual è la verità? Ai posteri l’ardua sentenza.
Hartenstein, efficacia incredibile
Se i Knicks avessero sospettato una tale evoluzione, forse se lo sarebbero tenuti. Inutile domandarselo. La verità è che Isaiah Hartenstein nel sistema di gioco dei Thunder ci sguazza come un girino in uno stagno. E ne è diventata addirittura una pedina fondamentale. Centro di categoria “slasher” (quelli senza ambizione di tiro dal perimetro e senza movimenti raffinanti in post basso), il lungo di Oklahoma City è difensore davvero tosto, intimidatore, giocatore che se ti porta un blocco cieco ti fa male nel fisico, ma anche nell’anima. In attacco, invece, fa ancora meglio. Trattasi di ottimo tagliante, con piedi davvero buoni per trovare la via del canestro nel traffico. Bravo a ricevere gli scarichi sotto canestro, ancora meglio a raccogliere gli alley-oop lanciati verso il lato debole. Segna 11,5 punti di media con oltre il 65% dal campo. I liberi non sono il suo forte. Molto concreto. Il suo gioco per i Thunder vale oro.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.
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