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Moreschi, gli ex dipendenti sperano nel fondo di garanzia

VIGEVANO. Ex calzaturificio Moreschi: con il nuovo anno si spera nel fondo di garanzia. A due anni dalla dichiarazione di fallimento dall’azienda che era arrivata a produrre 300 mila paia di scarpe l’anno, non solo non sono ancora stati completamente liquidati gli ex dipendenti ma, in tribunale, non è ancora terminata l’analisi delle richieste di insinuazione al passivo fallimentare.

«I 55 ex dipendenti, gli ultimi ad essere stati licenziati – spiega Giovanna Curro della Filctem Cgil - hanno preso il fondo di tesoreria, ovvero il Previmoda, e abbiamo fatto richiesta per il fondo di garanzia. Una volta che è stato dichiarato il fallimento, ci siamo potuti insinuare anche nel fondo di garanzia. Quello di tesoreria l'hanno già portato a casa quasi tutti, tranne qualcuno, perché purtroppo aveva eccezioni o altro, ma su quello di garanzia ci vorrà ancora del tempo». Gli ex dipendenti dovevano ancora riscuotere il Tfr, le ultime tre mensilità, ed il Previmoda. A che punto siamo? «Dal 1° luglio 2007, quando cioè è uscita la legge – prosegue Currò – i lavoratori hanno dovuto scegliere se lasciare i soldi del Tfr in azienda e le ditte con più di 50 dipendenti devono per forza versarli all'Inps nel Fondo Tesoreria, o destinarlo alla previdenza complementare, quella di categoria che è il Previmoda. Prima del 2007, però, i soldi rimanevano in azienda, ma nelle mani del datore di lavoro». Quindi, per gli ex dipendenti Moreschi, quei soldi non ci sono più? «Esatto – risponde la sindacalista - ma fortunatamente in questi casi interviene il fondo di garanzia dell'Inps, una sorta di ammortizzatore che copre le ultime tre mensilità ed il Tfr. Quindi gli ex dipendenti per ora hanno preso quasi tutti il Fondo Tesoreria tranne qualcuno che sta sistemando la posizione. Ora aspettiamo che l’Inps eroghi le ultime tre mensilità e il Tfr che avevano in azienda prima del 2007». Per quanto riguarda l’insinuazione al debito, le udienze sono finite? «Le udienze in sé sono concluse – conclude la sindacalista – quindi l'analisi delle richieste di insinuazione è chiusa perchè è diventato esecutivo. Adesso stanno analizzando le richieste tardive, cioè quelle delle persone che si sono dimenticate, che non si sono insinuate per tempo». Non si tratta qui di tempi biblici della giustizia: tanto per dare un’idea, a novembre 2024, quando è iniziata la “raccolta” delle domande di insinuazione del passivo fallimentare, queste erano arrivate a ben 286.

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