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Taiwan, le navi cinesi si allontanano ma resta l’allerta massima. Conclusa la simulazione di blocco totale dell’isola

“Le navi da guerra e le navi della guardia costiera si stanno ritirando, ma alcune rimangono ancora al di fuori della linea delle 24 miglia nautiche”. A dichiararlo è stato il vicedirettore generale della guardia costiera taiwanese, Hsieh Ching-chin, dopo giorni di tensione per le esercitazioni militari della Cina nelle acque e nello spazio aereo intorno a Taiwan.

Nelle ultime 24 ore, il Ministero della Difesa ha rilevato la presenza di ben 77 aerei militari e 25 imbarcazioni cinesi nell’area. Il 29 dicembre, Pechino aveva avviato la “Justice Mission 2025“, una manovra di esercitazioni scattata dopo l’annuncio degli Usa di un pacchetto da oltre 11 miliardi di dollari di aiuti militari a favore dell’isola.

Oltre al lancio di decine di razzi verso l’isola, la Cina aveva schierato cacciatorpediniere, fregate, caccia, bombardieri e droni per dare un avvertimento contro l’indipendenza di Taiwan e simulare, per la prima volta con tale ampiezza, un blocco totale dei porti strategici. L’emergenza, comunque, non è ancora rientrata del tutto perché manca l’ufficialità sulla fine delle esercitazioni, che hanno costretto le autorità a cancellare decine di voli interni.

Alle critiche da parte della comunità internazionale, tra cui Giappone e Australia, il Ministero degli Esteri cinese, tramite il portavoce Lin Jian, aveva replicato così: “Questi Paesi e istituzioni stanno chiudendo un occhio sulle forze separatiste di Taiwan che tentano di ottenere l’indipendenza con mezzi militari” e, prosegono le accuse, “stanno criticando in modo irresponsabile le azioni necessarie e giuste della Cina per difendere la propria sovranità nazionale e l’integrità territoriale”.

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