Liguria 2020

L’anno 2020 verrà ricordato praticamente ovunque, pandemia, lockdown, la cosiddetta Fase 2, l’estate del più o meno liberi tutti, insomma ne sono successe di cose!
Nel nostro piccolo diciamo che ce lo ricorderemo due volte, sia per tutto quello che ho elencato sopra, ma soprattutto perchè in pieno lockdown è arrivata a farci compagnia Cecilia.
Quindi tra pandemia, Ceci con solo qualche mese, Maddi in maternità e la possibilità di fare smart work ovunque ecco che nel mese di Luglio abbiamo deciso di farci due settimane e mezzo in Liguria a casa dei suocerie nonchè neo-nonni.

Qualche giorno di lavoro e qualche giorno di ferie, un po’ di mare, qualche breve trekking con Ceci nel marsupio e per me un po’ di bici così da far valere la gamba che mi sono fatto in cinquanta giorni di fila sui rulli durante il lockdown!
Si avete letto bene, cinquanta giorni di fila sui rulli.

Nei giorni di lavoro cercavo di chiudere abbastanza presto per gustarmi una cronoscalata al Passo della Crocetta o Montallegro, discesa in picchiata e aperitivo in spiaggia con l’allegra famigliola.

Nei giorni di ferie ci siamo invece organizzati al meglio alternando un paio di trekking a qualche giorno di libertà per me che mi sono sparato due giri extra large nell’entroterra.

Montallegro & Monte di Portofino

A piedi abbiamo raggiunto il Santuario di Montallegro per una bellissima strada sul crinale della montagna. La strada è molto bella, per buona parte in ombra, però ragazzi, 600 metri di dislivello in 4 chilometri scarsi si fanno sentire con il caldo!
Dal Santuario abbiamo poi proseguito sul sentiero nel bosco che collega Montallegro al Passo della Crocetta, un dolce su e giù con qualche scorcio sull’Appennino fino a incrociare nuovamente la strada asfaltata proprio in corrispondenza del valico. Ci sarebbe piaciuto proseguire fino alla cima del Monte Pegge dove si trova il Rifugio Margherita, ma il caldo cominciava a essere pesante e abbiamo deciso di fermarci all’ombra della cappella in cima al passo.

L’altro giro a piedi è stata invece una bella scoperta nel Parco di Portofino! Fino ad oggi con Maddi avevamo sempre attraversato il parco facendo il trekking da Portofino a Camogli passando da San Fruttuoso. Ci sarebbe piaciuto portare anche Ceci, ma il giro non è proprio easy e in alcuni tratti è anche un filo esposto, meglio pensare ad un’alternativa.

Analizzando la mappa optiamo per raggiungere Portofino Vetta in auto e fare un piccolo anello che raggiunge il suo culmine in cima al Monte di Portofino a 610 metri da cui si gode di una vista davvero niente male su tutto il Golfo del Tigullio.

Negli altri giorni Maddi e Ceci si godevano la vita da mare con i nonni, il sottoscritto inforcava la bici per qualche avventura, a volte nei dintorni e solo per mezza giornata, a volte più lontano prendendosi tutto il giorno.
Bisogna dirlo, grazie Maddi per queste fughe, è proprio come cercava di spiegare a Ceci che la guardava in modo strano: “Il papà è così, ogni tanto bisogna lasciarlo andare, così pedala un po’ e quando torna è super felice!”.
Lo sguardo di Ceci era tipo: “Bah, se lo dici tu sarà vero, ma non ho mica capito!”.

Three Little Sisters

Decido di partire soft con un giro pomeridiano nei dintorni di Rapallo, ma per cambiare un po’ dai miei soliti anelli opto per delle strade che non avevo mai affrontato prima. In onore di uno dei giri di Watopia che tanto mi ha tenuto compagnia durante il lockdown ho battezzato questo giro Three Little Sisters.
A differenza di Zwift qui però non si scalano vulcani, si sale invece alla frazione di Montepegli e subito dopo verso Chignero, entrambe ascese caratterizzate da pendenze importanti che mettono i polpacci a dura prova.
A Chignero bisogna fare inversione e scendere per la stessa strada, si passa vicino al casello e si imbocca la strada lungo il fiume che dopo un breve tratto pianeggiante comincia a salire verso la Ruta di Camogli, una strada poco trafficata che ha nell’ultimo chilometro il suo tratto mortale.
Arrivati alla Ruta però non ci si ferma e si prosegue verso Portofino Kulm su asfalto perfetto e pendenze dove è piacevole spingere, in totale poco più di 40 km per 1150 metri di dislivello! Due numeri che fanno capire quanto mi piaccia girare in bici da queste parti.

Liguria XXX

Con la gamba che scalpita il secondo giro ha come obiettivo il Lago del Brugneto!
Andare nell’entroterra da Rapallo vuol dire scalare il Passo Crocetta all’andata e poi di nuovo al ritorno, in sostanza 1200 metri di dislivello bonus tanto per gradire.
Arrivato al di là del passo si risale un tratto di Val Fontanabuona fino a Gattorna, il paese dei giocattoli, da dove si svolta a destra prendendo la strada del Passo del Portello, 13 chilometri pedalabili per raggiungere i 1000 metri di altitudine.
Siamo in alta Val Trebbia, si scende quindi verso Torriglia, ma non fino al paese, poco prima si comincia a risalire per qualche chilometro poi ancora giù in mezzo a un fitto bosco con il lago artificiale che comincia a intravedersi tra gli alberi!

Il colore turchese dell’acqua è davvero particolare, mi fermo per qualche foto e poi attraverso la diga e proseguo dall’altra parte salendo ancora un pezzetto per poi buttarmi in picchiata verso Montebruno.

Pausa pranzo con focaccia al formaggio e gelato, ma non mi fermo troppo, mi aspetta ancora un bel po’ di strada!
Discendo la valle e poco dopo attraverso il Trebbia prendendo la strada verso Canale che raggiungo con un primo strappeto, un po’ di falsopiano e poi altro strappo fino a Vallescura, discesa fino a Casoni e qui svolta a destra sulla strada del Passo del Fregarolo, solo 4 km ma con un 8% di pendenza media che ci fa godere!
Il passo è la Cima Coppi di giornata con i suoi 1203 metri, non l’avevo mai fatto e devo dire che è stata una bella scoperta, l’ultima di tante in questo bistrattato entroterra ligure.

Una breve discesa mi riporta sulla strada della Val d’Aveto che conosco ormai abbastanza bene, falsopiano fino al Passo della Scoglina, discesona da leccarsi i baffi e poi di nuovo il Passo Crocetta che, come anticipato, a questo punto del giro è sempre un dito in quel posto.
La gamba però c’è, poi in spiaggia mi aspettano tutti con una birretta fresca, non posso fare tardi e allora su a cannone e giù in picchiata per chiudere questo super giro!

Monte Penna Xtreme

Se poi il giro del weekend è un classicone con la novità della salita di Sant’Ambrogio e poi la panoramica di Leivi seguita dall’accoppiata Spinarola e Ruta di Camogli ecco che l’altro giro lungo è quasi del tutto inedito!

Siamo in mezzo alla settimana, parto di buon mattino da Rapallo e seguo l’Aurelia fino a Chiavari, da qui un tratto oggettivamente bruttino e trafficato per raggiungere Carasco e Prati di Mezzanego da dove comincia la salita del Passo del Bocco vera e propria.
La salita non è di quelle che ci si strappa i capelli, un po’ tutta uguale, molto pedalabile, migliora nell’ultimo tratto dove diventa un po’ più tortuosa. Nel tratto iniziale è doveroso ricordare la stele in memoria di Wouter Weylandt che nel Giro 2011 morì a seguito di una brutta caduta su questa strada.
In cima mi fermo per una coca-cola volante e poi subito una lunga discesa in cui però bisogna pedalare parecchio lungo la Val di Taro, entrando quindi in Emilia.

Appena prima di Pontestrambo si imbocca la strada a sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Monte Penna, la strada è esposta al sole con un bel panorama sulle cime appenniniche, fa un caldo atroce e l’8% medio di certo non aiuta! Con non poca fatica, anche perchè comincio ad avere fame, raggiungo il Rifugio Monte Penna dove mi siedo e mi gusto un bel piatto di tagliatelle al ragù.
Con Maddi eravamo stati qui a dormire nell’autunno del 2014 in uno dei nostri weekend, un posto nascosto immerso completamente nella natura in cui mi piacerebbe tornare di nuovo.
Riparto, la salita dura è ormai alle spalle, ma paesaggisticamente gli ultimi chilometri per raggiungere il Passo del Chiodo sono semplicemente spettacolari, la strada si arrampica dolcemente con curve sinuose in mezzo alla faggeta, non c’è in giro nessuno e mi godo questo momento fino al passo.

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