Danimarca 2024
Solitamente quando mi metto a organizzare un viaggio parto con larghissimo anticipo e in un certo senso il viaggio comincia proprio in quel momento. Il mio cervello, che qualche problema è evidente ce l’abbia, si proietta già al giorno in cui si parte, si immagina i luoghi, le strade, lui prende e va e in un certo senso si pregusta quello che sarà!
Il viaggio di solito lo preparo, pianifico, modifico, cerco ancora cosa si può fare in una determinata zona, leggo diversi blog e prendo spunto dai siti di informazione turistica per annotare le cose principali da vedere.
Poi entro nel dettaglio, cerco hashtag su Instagram, verifico i luoghi su Google Maps, vedo un po’ com’è la zona con Street View, per i giri in bici uso Komoot e RideWithGPS, mi faccio ispirare dalle foto che trovo, magari poi cambio programma, aggiungo una notte qui, tolgo una notte là finche quella lista di giorni, luoghi e campeggi mi piace e mi soddisfa.
Si perdo un sacco di tempo a fare sta cosa, ma non ci posso fare nulla, mi piace!
La Danimarca era già da un paio di anni che rimbalzava nella mia testa e in quella di Maddi, due anni fa per diversi motivi avevamo poi cambiato idea, ma quest’anno è l’anno giusto, si fa!
Ceci aveva già fatto una vacanza con il van quando aveva due anni e qualche mese, Iacopo ha quasi 11 mesi, troppo piccolo? Potrebbe sembrare una follia, ma siamo fatti un po’ così e non ci siamo minimamente posti il problema, ci sembrava una cosa bella da fare quella di affrontare una vacanza del genere tutti insieme e l’abbiamo fatto, senza farci troppe pippe mentali.
Spoiler: è stata una figata!
L’unico vero problema era come arrivarci così a nord senza sprecare troppi giorni di viaggio e senza stressare troppo i bambini, ma in questo ci è venuto in soccorso un volo low-cost by Ryanair che ha teletrasportato Maddi, Ceci e Iacopo ad Amburgo in meno di due ore!
Io ero partito il giorno prima sparandomi Svizzera e Germania in compagnia di Stefano Nazzi e Pablo Trincia che devo dire come compagni di viaggio non sono stati male, a volte un po’ logorroici, ma raccontavano storie interessanti.
E così, dopo una notte in un’area attrezzata in periferia, il nostro viaggio tutti insieme comincia fuori dall’aeroporto di Amburgo.
Eccoci qui, tutti a bordo del van dei nonni (che non finiremo mai di ringraziare per la bellissima idea di comprarlo e prestarcelo) che ci dirigiamo verso nord sotto una leggerissima pioggia estiva.
Abbiamo un po’ di strada da fare ancora, dobbiamo percorrere circa 500 chilometri per arrivare a Skagen, sulla punta della Danimarca!
Bisogna ammettere che la giornata in auto e il meteo non sono così entusiasmanti, ma c’è l’euforia del primo giorno di viaggio che fa passare tutto e tra un pisolo e l’altro verso metà pomeriggio siamo finalmente a destinazione.
Prendiamo posto nel prato vicino alle dune in questo magnifico campeggio ed è un attimo sia per Ceci che per Iacopo trasformarsi in bambini selvaggi da campeggio. Non che avessimo troppi dubbi, ma vederli così a loro agio in tempo zero è stato bellissimo!
Fa ancora freddo e tira parecchio vento, ma finalmente la pioggia lascia spazio al sole, cena outdoor con il nuovo super-fornello, solito delirio dal seggiolone e poi tutti al parchetto e sul tappeto gonfiabile che in Danimarca va fortissimo.
Parchetti
Nei due giorni sulla punta dello Jutland optiamo per un doppio giro in bicicletta, il primo verso nord seguendo l’ultimo tratto dell’Eurovelo che finisce proprio a Skagen.
Pedaliamo in mezzo a questa specie di brughiera tra le dune coperte di erba e di arbusti, all’andata si viaggia con il vento in poppa e con il carrellino è un vero piacere, ma sai già che al ritorno ci sarà da soffrire!
Skagen ci accoglie con le sue casette basse e i suoi piccoli locali, ci sediamo anticipando un attimo il pranzo per un fish’n’chips nella piazzetta principale, dopodichè ci spostiamo nella piazzetta per un po’ di parchetto prima di rimontare in sella.
L’idea iniziale era di andare fino a Grenen, la punta estrema della penisola, dove il mare di Skagerrak incontra quello di Kattegat, ma, si sa, i tempi in questa vacanza non li dettiamo noi.
Si torna quindi indietro, Ceci e Iacopo dormono bellamente nel carrello, io e Maddi sfidiamo il vento contrario senza fare troppe pause in modo da dedicare la seconda parte del pomeriggio alla splendida spiaggia a fianco del campeggio alla ricerca di conchiglie.
Il giorno successivo l’obiettivo è quello di visitare Rabjerg Mile, la duna mobile più grande della Danimarca, che pian piano si muove verso est a causa del vento. Avremmo potuto arrivarci in pochissimi chilometri, ma sarebbe stato divertente?
Ovviamente no, per cui allunghiamo il giro esplorando le ciclabili in mezzo al bosco tra il campeggio e la costa ovest.
Arriviamo alla duna giusto in tempo per pranzare, occupiamo il nostro tavolino, tiriamo fuori le nostre paste fredde e facciamo subito capire che siamo italiani con un mini-banchetto improvvisato.
Salire in cima alla duna che domina il panorama quasi completamente piatto tutto intorno è davvero una cosa strana, sembra un deserto piazzato in mezzo al verde e pensare che questa distesa di sabbia originariamente era in riva al mare e si sta spostando fa un certo effetto.
Una volta scesi e tornati alle bici decidiamo di raggiungere la costa ovest per goderci un bel gelato in riva al mare.
Tira un vento fortissimo da questa parte della penisola, ma il gusto liquirizia ci ha dato la forza necessaria per scendere in spiaggia e provare, seppure per qualche centinaia di metri appena, l’ebbrezza di pedalare sulla sabbia.
Assolutamente da rifare!
Arriva il momento del primo trasferimento, il che significa organizzare per la prima volta le operazioni di smontaggio. Dopo una ricca colazione bisogna smontare la tenda esterna che usamo come appoggio e ricaricare tutto sul van facendo valere tutta l’esperienza accumulata giocando a Tetris sul Game Boy da bambino.
Contrariamente alle aspettative le operazioni sono abbastanza rapide, non dobbiamo fare troppa strada, ma per non arrivare troppo presto a destinazione decidiamo di fermarci a Lonstrup per pranzare e fare un giro in paese.
Totalmente bocciato il posto che abbiamo scelto un po’ a casaccio per mangiare, ma poco importa, perchè una volta arrivati in spiaggia davanti a noi ci troviamo una bellissima foca vanitosa che non aspettava altro che essere fotografata.
La giornata prosegue in maniera tranquilla, raggiungiamo il camping di Gronhoj e rimontiamo l’accampamento proprio di fianco al parchetto.
Ceci praticamente passa tutto il tempo tra altalena, tappeto elastico e castello trasportandosi nel suo fantastico mondo di Harry Potter con qualche sporadica apparizione dei personaggi Disney, potrebbe giocare ore e ore, ma a una certa bisogna andar a fare la doccia, che comunque in campeggio è sempre una mezza avventura anche quella.
Anche qui a Gronhoj ci fermiamo tre notti, abbiamo quindi due giorni pieni da dedicare alla zona.
Il primo decidiamo di dedicarlo un po’ al cazzeggio, al mattino un giro sui cavalli organizzato dallo staff del campeggio, al pomeriggio invece una divertente pedalata con Ceci sulla sua Woom e Iacopo nel carrello sull’immensa spiaggia a un paio di chilometri di distanza! In Danimarca le spiagge come questa sono carrabili e sono considerate strade a tutti gli effetti, praticamente si va in spiaggia in auto.
La troviamo una cosa molto strana perchè non siamo abituati, ma allo stesso tempo ha qualcosa di affascinante, c’è tanta gente, ma gli spazi sono talmente larghi che è come se non ci fosse nessuno.
Giornate come questa sono quelle tipiche giornate in cui non fai niente di particolarmente speciale, ma arrivi a sera che sembra che hai fatto chissà cosa, che è un po’ la magia delle vacanze in campeggio, zero tempi morti, tutto è una missione da compiere!
Per la seconda giornata in questo angolo di Jutland decidiamo di spostarci in auto per tornare verso nord, poco dopo Lokken, per visitare il famosissimo faro di Rubjerg Knude.
rUBJERG kNUDE
La storia di questo faro è parecchio particolare, il vento e la sabbia hanno praticamente iniziato a danneggiare l’edificio decenni fa e per ogni anno che passava aumentava il rischio di crollo in quanto cominciava a indebolirsi la terra su cui poggiava il faro stesso.
I danesi si sono quindi interrogati su cosa fosse meglio fare per preservare questa importante e suggestiva attrazione turistica, immagino siano stati interpellati geologi, ingegneri, siano state fatte innumerevoli riunioni nella sede della regione o addirittura nelle stanze della politica a Copenaghen. Immagino anche la titubanza di colui che per primo ha detto: “Mmm, io avrei un’idea, perchè non lo spostiamo?”. Attimi di silenzio. Sguardi pensierosi. Standing ovation!
Ebbene si, il faro qualche anno fa l’hanno fisicamente spostato di circa 70 metri verso l’interno, geniale!
La storia di questo faro è parecchio particolare, il vento e la sabbia hanno praticamente iniziato a danneggiare l’edificio decenni fa e per ogni anno che passava aumentava il rischio di crollo in quanto cominciava a indebolirsi la terra su cui poggiava il faro stesso.
I danesi si sono quindi interrogati su cosa fosse meglio fare per preservare questa importante e suggestiva attrazione turistica, immagino siano stati interpellati geologi, ingegneri, siano state fatte innumerevoli riunioni nella sede della regione o addirittura nelle stanze della politica a Copenaghen. Immagino anche la titubanza di colui che per primo ha detto: “Mmm, io avrei un’idea, perchè non lo spostiamo?”. Attimi di silenzio. Sguardi pensierosi. Standing ovation!
Ebbene si, il faro qualche anno fa l’hanno fisicamente spostato di circa 70 metri verso l’interno, geniale!
Iacopo nel marsupio si gode il panorama da posizione privilegiata mentre Ceci a un certo punto, forse stufa di camminare, decide di trasformarsi, ipse dixit, in “Gaia, il coniglietto del deserto” e comincia a strisciare nella sabbia.
Ammetto che i fari mi hanno sempre suscitato un fascino pazzesco, vuoi perchè evocano la solitudine del guardiano del faro, vuoi perchè di solito si ergono in luoghi impervi, ma bisogna proprio dire che questo Rubjerg Knude è davvero qualcosa di unico!
Mangiamo in un posto molto carino scoperto per caso durante lo spostamento di qualche giorno fa e poi di nuovo sullo spiaggione, stavolta però scendiamo con il van e finalmente posso tirare fuori l’aquilone per sfoggiare le mie famose doti di manovratore.
Durata della vita dell’aquilone tipo 5 minuti, poi si è ingarbugliato tutto e basta, praticamente da buttare. Finchè è durato però è stato bellissimo!
Il giorno successivo è giorno di trasferimento, anche questo relativamente breve. Stavolta decidiamo di fare tappa alle scogliere di Bulbjerg, le uniche scogliere rocciose di tutta la costa ovest della Danimarca.
Sulla sommità c’è un enorme bunker della Seconda Guerra Mondiale, non è l’unico, ce ne sono tanti lungo la costa, ma questo è tenuto abbastanza bene e si può visitare. Sono tutti bunker che le forze tedesche avevano costruito per controllare la costa e rispondere ad eventuali attacchi degli alleati.
Per vedere le scogliere e ammirare gli uccelli che vi nidificano scendiamo per una lunga scalinata di legno, Ceci all’andata è super e se la fa tutta a piedi, in salita però non ne vuole sapere e mi tocca portarla in spalla tutto il tempo, ne approfitto per registrare il KOM della scalinata per la categoria “Papà con figlia sulle spalle”.
Per pranzo torniamo indietro qualche chilometro, tutte le guide che avevamo consultato dicevano che da Thorupstrand Fiskehus si mangia il miglior fish’n’chips di tutto lo Jutland. Di solito sono iperboli per attirare la gente o addirittura inserzioni pubblicitarie mascherate, stavolta no, avevano ragione, fish’n’chips cla-mo-ro-so!
Il campeggio di Klitmoller si capisce fin da fuori che è un posto fighissimo. Siamo nella zona del surf che si è auto nominata Cold Hawaii, c’è pieno di famiglie e di giovani e si respira quell’aria positiva tipica di posti simili.
Allora, diciamola tutta, con il nome Cold Hawaii secondo me hanno pisciato un po’ fuori dal vaso, ma loro ci credono di brutto e lo piazzano ovunque. Alla fine, turisticamente parlando pare funzionare e quindi fanno bene a cavalcare l’onda (battutona!).
Alla reception scopriamo poi che stasera c’è l’After Surf Party e chi siamo noi per non andare a un party di surfisti?
Il food truck offre zuppe vegane e pasta, una bella birretta, due marshmallow sul bastoncino da far caramellare al centro del prato sul fuoco, musica folk-country live, bella gente, bambini ovunque, decisamente il nostro posto, ma d’altra parte ci sentiamo surfisti di brutto anche se non siamo mai saliti su una tavola.
Questo campeggio è all’interno del Thy National Park, un’area protetta fatta di boschi, brughiere, spiagge, molto selvaggia, ci sono pochissimi centri abitati e le case si limitano a qualche piccola fattoria, niente di più.
Partiamo in bici di buon mattino per raggiungere Vorupor, inizialmente puntiamo ai sentieri sterrati vicino alle dune, ne percorriamo un tratto, ma poi ci accorgiamo che il fondo sabbioso ci avrebbe rallentato tantissimo e non ci avrebbe nemmeno fatto divertire molto. Torniamo indietro un pezzo e deviamo sulla ciclabile più battuta che non ha nulla da invidiare al sentiero a livello di paesaggio. Non usciamo praticamente mai dalla ciclabile e tra boschi, tratti esposti al vento e dolci saliscendi in mezzo al verde arriviamo a destinazione giusto giusto per l’ora di pranzo.
Il paesino è piccolo, tutto è dedicato al surf e ci sono tre o quattro locali in cui poter mangiare l’ennesimo pesce fritto. Scegliamo quello un po’ più carino con vista sulla spiaggia per poi piazzarci sulle panchine per divertirci un po’ a vedere Ceci e Iacopo arrampicarsi a modo loro sui alcuni blocchi di cemento. Della serie, ci divertiamo con poco!
Ripartiamo abbastanza presto perchè oggi c’è un po’ di strada da fare, dopo il primo tratto in comune con l’andata deviamo verso l’interno in mezzo a boschi di conifere e strade un filo più sconnesse.
Iacopo dorme e se ne sbatte totalmente del carrello più ballerino del solito, Ceci chiede insistentemente quanto manca alla fine di questa strada piena di sassi mentre Maddi scatta in fuga per raggiungere l’asfalto il prima possibile!
E niente, la mia famiglia boicotta il gravel. Questa cosa non va assolutamente bene!
Chiudiamo la giornata con un aperitivo improvvisato sulla spiaggia di Klitmoller, doccia, pizza e falafel d’asporto più vari avanzi dei giorni precedenti. Stasera non abbiamo sbattimento e ogni tanto ci sta coccolarsi un po’.
Il giorno dopo lo prendiamo con estrema filosofia, al mattino stiamo un po’ in campeggio tra parchetto e amaca per poi andare a fare un giretto in bici nel pomeriggio!
Ceci decide di salire in sella alla sua bici, prima tappa spiaggia, ma il meteo sta diventando bruttino, Maddi torna a prendere i k-way in campeggio, via verso il supermercato e poi una bella merenda in un locale carino in paese.
Tra una volata e l’altra Ceci praticamente non si accorge che sta pedalando dall’inizio e alla fine porta a casa 6 km con qualche tratto controvento, mica male!
Gli effetti collaterali di questa performance sono che la consueta partita a UNO! prima di addormentarsi non termina, mentre Maddi e Iacopo nel letto sopra stanno già dormendo, Ceci crolla con quattro carte in mano, proprio stavolta che stavo vincendo, mannaggia!
Tempo di un nuovo trasferimento, smontiamo la tenda esterna e via che si va verso sud sempre seguendo la costa, destinazione Sondervig! Oggi è domenica, c’è tutto chiuso e lungo la strada non c’è molto per spezzare il viaggio come le altre volte, anche trovare un posto per mangiare è un problema. Alla fine ci fermiamo nell’unico fetido trovato lungo la strada che trasuda fritto pure dalle vetrine.
Arriviamo al mega camping e possiamo praticamente scegliere dove metterci, non ci sono piazzole delimitate e quindi ci spingiamo il più possibile verso le dune in posizione strategica vicino al parchetto con il galeone dei pirati.
Questo camping ha addirittura la piscina coperta e quindi oggi pomeriggio tutti in acqua con Iacopo che in tempo zero decide di buttarsi di testa sprezzante del pericolo. Una cosa è sicura, i miei figli l’acquaticità non l’hanno presa dal papà!
Cena dei campioni con polpette di pesce, peperoni e fagioli e dopo aver lavato tutti i piatti ci arrampichiamo in cima alle dune per ammirare il suggestivo tramonto sul mare con il faro di Lyngvig che a intervalli regolari illumina la zona.
Il giorno successivo è il grande giorno della Lego House. Per raggiungere Billund dobbiamo fare un po’ di strada, abbiamo l’ingresso al pomeriggio e prima di pranzo abbiamo tutto il tempo di trovare dei nuovi sandali per Ceci visto che li abbiamo dimenticati per sbaglio in spiaggia a Vorupor qualche giorno fa.
Condividiamo la giornata con un’altra famiglia di Bergamo che avevamo conosciuto qualche settimana prima durante un weekend in campeggio in Trentino, anche loro sono in vacanza in Danimarca e ci siamo organizzati per visitare la Lego House insieme. Sarà un’esperienza super e forse sono più gasati i genitori dei figli, si c’è del disagio per il Lego che dilaga.
Tra alberi giganti fatti con milioni di pezzi, dinosauri, costruzioni originali in esposizione, set d’epoca, minifigure e macchinine da costruire, paperelle e pesci da mettere nell’acquario virtuale il tempo vola via velocissimo.
Se analizzi singolarmente le attività che si fanno dentro la Lego House non ce ne sono di così speciali che uno non può fare a casa sua da solo, però il contesto e lo stimolo creativo che ti dà vedere tutte quelle costruzioni e tutta quei bambini, ragazzi, ma soprattutto adulti, è qualcosa di speciale.
In più, il regalo finale dei sei mattoncini rossi con la tua personale combinazione per montarli poi è una chicca che conserveremo tutti con estrema gelosia!
Il giorno successivo riprendiamo la bici per risalire la costa verso Sondervig, giornata abbastanza tranquilla, niente di esagerato, si pedala tra stradine sterrate circondati dalle dune e passando a fianco di innumerevoli casette con vista mare, tutte tenute perfettamente. Ceci pedala un po’ all’inizio, ma oggi non è giornata, dentro il carrello e via fino a destinazione.
Dopo una pizzetta in un locale gestito da una famiglia italiana, dove ci viene offerto il caffè e dove il proprietario ci fa saltare la coda per il gelato solo perchè pure noi siamo italiani, visitiamo le sculture di sabbia prima di tornare indietro con l’obiettivo di fare un salto al faro di Lyngvig dove però decidiamo di non entrare preferendo stare un po’ al parchetto.
Sul momento un po’ mi è spiaciuto non averlo visitato, ma alla fine va bene così, in vacanze del genere ci sono giorni che sono giornate no e bisogna metterle in conto.
Ci consoliamo con un rapido assaggio dello spiaggione oltre le dune e con un bagno in piscina prima di passare la sera sul galeone dei pirati con Iacopo il nostromo al timone.
Ultimo trasferimento interno della vacanza, la tappa finale del nostro viaggio è l’isola di Romo, appena oltre il confine con la Germania. Per riempire la giornata di viaggio ci fermiamo a Ribe, la città più antica della Danimarca.
Rispetto alle zone in cui siamo stati finora questa è molto più turistica e visto il periodo c’è parecchia gente. Oggi ci tocca anche un po’ di pioggia, giusto uno scroscio proprio mentre stiamo pranzando, perchè poi torna il sole e possiamo passeggiare per le vie del paese giocando a seconda del momento a Harry Potter o agli Incredibili. Di fantasia ne abbiamo da vendere e tra un incantesimo e un campo di forza passiamo delle ore divertenti in questa cittadina caratteristica.
Arriviamo al campeggio e scegliamo come al solito la posizione tattica vicino al parchetto, stavolta però assetto light senza tenda esterna. Da domani pomeriggio e per i successivi tre giorni le previsioni peggiorano di brutto e stare qui a prenderla dopo una vacanza perfetta non ci va più di tanto.
Oltretutto, contrariamente alle aspettative, l’isola sembra un po’ meno affascinante rispetto a quello che ci eravamo immaginati, forse è un po’ quello che io chiamo effetto-ultima-tappa, non lo so, sta di fatto che domani pomeriggio cominceremo a scendere verso casa.
Il mattino successivo saliamo quindi in auto con destinazione il mega-spiaggione di Romo per il nostro ultimo giorno in terra danese. La spiaggia è veramente infinita e per raggiungere il mare bisogna camminare non poco, ci sono aquiloni un po’ ovunque e ogni tanto passa qualcuno con delle macchine trainate da una vela.
Ci godiamo il sole e la brezza giocando con la sabbia e correndo verso il mare, un panino volante al baracchino e poi tutti in auto, si comincia il lungo viaggio di rientro.
Le cose vanno abbastanza bene, un paio di pause lunghe in aree di sosta con parco giochi e con una tirata notturna arriviamo nel parcheggio per camper di Rothenburg in piena notte, pronti la mattina dopo a farci un giretto in paese per dare un senso alla giornata e fare qualcosa di interessante per spezzare le tante ore di auto.
Tra un negozio di addobbi natalizi e un brezel appena sfornato ci divertiamo un po’ tra le viuzze di questo piccolo paesino che avevo già avuto modo di visitare ventiquattro anni fa.
Usciamo dall’autostrada, passaggio da Davos e poi su e giù per i passi svizzeri, tunnel di Livigno ed eccoci qui, pronti per la seconda parte di questa lunga vacanza estiva in montagna!
Finisce così un viaggio spettacolare in cui tutto è stato perfetto, i ritmi, i luoghi, i campeggi, Ceci e Iachi, Maddi ed io, davvero non avrei saputo immaginare una cosa migliore, siamo stati talmente bene che per un momento, solo un momento, ci è quasi venuta voglia di fare il terzo!
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