Cinque allenatori, il dubbio da coltivare, il perdono cristiano
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ripartiamo dalla conferenza stampa di presentazione di Ranieri III. Ci chiedemmo su questa rubrica se il dirigente Claudio potesse pensare all'allenatore Claudio per la stagione 2025-26. E la riflessione scritta ci portò a dire che non avremmo scartato a priori tale accadimento. Perché nel calcio come nella vita bisogna sempre lasciare la porta aperta al dubbio. Quel dubbio che non si insinuava fra giornalisti quando provavo a suggerire di non scartare l'ipotesi Mourinho nella primavera 2021. Gli suggerivo di scrivere almeno mezza riga sulla sua disponibilità a valutare l'opzione Roma. Niente. Avrebbero fatto bingo sulla carta stampata. Ma erano troppo presi dal mettere in campo la Roma di Sarri , intenti a cercare il nuovo Jorginho. Amen. Occasione sprecata. A noi le notizie reali le dava il tecnico di Setubal, a Roma il sistema comunicativo tendeva a dare ascolto a Tiago Pinto , che manco era a conoscenza della trattativa per Mourinho. Il dubbio va sciolto, ma nell'attesa non va mai sottovalutato, semmai va assecondato, coltivato.
Dareste oggi per scontato che Ranieri non allenerà la Roma dal primo luglio? Quasi impossibile che accada. Ma quasi impossibile non vuole dire impossibile. Praticherebbe questa soluzione se ci fossero intoppi lungo il percorso che porta agli allenatori che sono sulla bocca di tutti. I nomi che leggete ovunque, immortalati da articoli stile formula uno, in cui si parla di pole position, di sorpassi e di rimonte. Allegri, Montella, Mourinho, Emery, Ancelotti. Al momento ci sono loro, certi che, grazie a Ranieri, nessuno avrà più il coraggio di nominare Lampard e altri improvvisati della panchina. Le regole di ingaggio a Trigoria sono per fortuna cambiate. Gli Juric non avranno chance. Si cambia per migliorare, non si cambia tanto per cambiare. Facciamo un gioco da boomer, tipo quelli in voga su facebook dieci anni fa. Lo chiameremo Sarebbe l'allenatore della Roma se...
ALLEGRI sarebbe l'allenatore della Roma se nelle prossime settimane non dovesse subire il fascino del ritorno al Milan. Giochi di potere. In rossonero lo vorrebbero tutti tranne Ibrahimovic. Avete presente? Fuoriclasse in campo, tanto fumo da dirigente. Appare e scompare a seconda degli impegni personali, quando appare si palesa con frasi motivazionali, da Baci Perugina versione Kombat. Entra scenograficamente negli spogliatoi, spara due frasi a effetto ai microfoni delle televisioni, poi ciao. Nel mentre, a spurgare melma, i Moncada. Che Allegri lo contrattualizzerebbero oggi stesso. O lunedì, se la Roma desse la spallata fatale all'ex Fonseca. O Milan o Roma, se non torna in rossonero, Allegri a oggi è il favorito per la panchina romanista. L'idea lo tenta assai. Sa bene che in questo momento all'estero non si stracciano le vesti per lui. È stimato da Ranieri, intrigato dalla piazza. Da monitorare accaventiquattro anche perché è l'unico senza contratto. L'unico che potrebbero annunciare ora, mentre mandiamo "in stampa" questo #inthebox.
MOURINHO sarebbe l'allenatore della Roma se Friedkin lo chiamasse, lo invitasse, e gli dicesse "dove eravamo rimasti?". Ce lo ricordiamo bene, dove erano rimasti. Al novembre del 2022, quando il portoghese chiedeva un incontro e Dan the President lo ignorava. E così per tutti i tredici mesi successivi, fino al fatidico "lei è licenziato, svuoti l'armadietto", anche con una certa fretta perché bisognava fare spazio a De Rossi che prendeva il suo posto. Friedkin che va incontro a Mourinho con la barba alla Pappalardo cantando "ricominciamo"? Più che dubbio, utopia. Se fosse ipotesi realizzabile, va detto che il nuovo corso intrigherebbe assai il portoghese. Perché troverebbe Ranieri in quel ruolo dirigenziale che diceva che andava occupato molto prima di tutti coloro che lo urlano da qualche mese. Perché non troverebbe più quella piccola insignificante squadra (e non parlo di calciatori) composta da gente che non gli remava contro ma che di sicuro non remava nella sua stessa direzione. E poi troverebbe quei soldi che la Roma è tornata a spendere sul mercato, a differenza di quando c'era lui, ma c'era Nyon e le sue regole che impedivano di avere budget significativi per le sessioni di compravendita.
MONTELLA sarebbe l'allenatore della Roma se Ranieri e Friedkin non riuscissero a centrare l'accordo con i big della panchina. Da commissario tecnico della Turchia sta facendo bene, ma sogna di rilanciarsi in Italia dopo avere sbagliato parecchie scelte, tipo andare nella Sampdoria di Ferrero, una follia ingiustificabile, o di sposare il Milan più sconclusionato del ventennio. Montella ci rimase malissimo quando gli americani della prima era appena arrivati decisero che nessuno della storica Roma ancora sotto contratto dovesse restare. Predicavano discontinuità, new age e scelte impopolari. Dopo un anno sposarono la scelta più ruffiana e patetica richiamando Zeman (patetica la scelta, non Zeman, ê giusto precisare).
EMERY sarebbe l'allenatore della Roma se Ranieri alzasse il telefono e col suo inglese di livello convincesse il top manager che Roma può essere il suo habitat perfetto. Top manager, nonostante non abbia la giusta considerazione da parte dei media. Perché Emery non va di moda come alcuni esaltati presunti scienziati sponsorizzati nei salotti tv e nelle live dove trovano dimora le cricche dei giochisti a caccia di gettoni. Perché Emery è un top manager. Basta leggere curriculum e palmares. Carta canta.
ANCELOTTI sarebbe l'allenatore della Roma se mantenesse la promessa-desiderio. Ne parla da quindici anni. Un giorno allenerò la Roma. Un pezzo non indifferente del suo cuore. Col Real Madrid siamo ai titoli di coda, stavolta Xabi Alonso arriva sul serio. Continuano a offrirgli la panchina del Brasile, che ha un fascino unico. Ma in cuor suo un pensierino alla Roma lo rivolge. Avrebbe lo stesso effetto che ebbe Mourinho. E magari con lui nessuno se la sentirebbe di dargli del bollito. Ci hanno già pensato a Napoli e ci hanno già pensato i soliti soloni esaltati, che come scimmie urlatrici gli fecero il funerale dopo il flop partenopeo e il flop di Liverpool, sponda Everton. Peccato per loro che poi Ancelotti è tornato a vincere tutto. Ma i presuntuosi non si fanno assalire dal dubbio. Il dubbio di sbagliare. Che Cristo li perdoni almeno sotto le feste.
In the box - @augustociardi75