Perché più giovani uomini scelgono la Chiesa ortodossa?
Ma qualcuno ha più visto i giovani in chiesa la domenica? Prima di rispondere, vale sempre la stessa regola. Vietato barare. È inutile andare a scervellarsi sulla Treccani alla voce “secolarizzazione” né tantomeno riprendere in mano quel vecchio manuale di sociologia sullo scaffale. La troppa polvere provocherebbe solamente attacchi di tosse.
In realtà il rompicapo è di facile soluzione. Le nuove generazioni hanno riscoperto il sacro ma in modo totalmente differente rispetto al passato. Come riporta un interessante reportage del quotidiano britannico Telegraph, sempre più ragazzi si stanno riversando nei luoghi di culto. Ma ecco la novità. Sono quasi tutti uomini, single e (maledettamente) attratti dalla Chiesa ortodossa; spesso voltano le spalle alla vecchia fede e iniziano un percorso di riconversione vero e proprio. Tutto sarebbe scaturito dal lockdown del 2020 e dalle pressanti restrizioni sanitarie vigenti in quel periodo. Secondo l’Orthodox Studies Institute, fondazione statunitense che vanta una miriade di pubblicazioni accademiche, «nel 2022 si è rilevato un aumento dell’80% del numero di fedeli che hanno abbracciato l’Ortodossia». Mentre la maggior parte dei coetanei si dilettava tra netflix e skincare improbabili, molti di loro hanno sfruttato il rimanere chiusi in casa come occasione per leggere la Bibbia. Ma niente ritorni al passato né rifiuto in toto della modernità.
Non si va in esilio nel deserto né si ricerca l’ascesi isolati dal mondo. Oggi questi “monaci digitali” condividono le proprie esperienze sulla rete e danno prova della loro testimonianza attraverso i social network. «La vera attrattiva per i giovani uomini è dovuta al fenomeno chiamato cristianesimo muscolare e al desiderio di religione dell’uomo forte» afferma Sarah Riccardi Swartz, professoressa associata di religione e antropologia alla Northeastern University di Boston. In poche parole, l’ortodossia viene vista come una «sfida estetica», quasi un’anticamera della vita militare. Non è un caso che tra i convertiti di spicco scovati dal Telegraph, vi sia Emanuele Castillo, ex lottatore, che in un breve periodo ha raggiunto la notorietà su Instagram. La sua “illuminazione” è stata emblematica. Si è avvicinato ai testi sacri mentre sorvegliava i detenuti di al-Qaeda nella prigione di Guantanamo sull’isola di Cuba. Con una cura maniacale del suo corpo, è riuscito a diventare un’icona per migliaia di giovani che vorrebbero seguirne le orme: «I leader della Chiesa ortodossa sono più simili a figure paterne. Sono forti spiritualmente, mentalmente, fisicamente: penso che molti in questo momento desiderino ardentemente seguire un buon padre», sentenzia Castillo.
Tuttavia, la ricerca di una spiritualità interiore e di una vita orientata a una maggiore moralità cristiana può sfociare in aperta misoginia. Ad accomunare le nuove leve dell’ortodossia, infatti, vi è un rifiuto delle altre confessioni religiose perché bollate come troppo “femminili”. Vengono abbandonate le Chiese protestanti e cattoliche. Aspre critiche vengono rivolte alle tematiche Lgbt. È come se a una società iperprotettiva e materna si reagisse con la riscoperta dell’Autorità, del senso del rigore. Certamente questi fenomeni sono lontani dall’essere massificati; tuttavia, indicano l’emergere di spinte in seno all’occidente secolarizzato che non vanno trascurate in futuro. L’aveva intuito Alain de Benoist, uno dei filosofi più discussi della contemporaneità. Nell’opera “L’esilio interiore”, lo studioso francese ci restituisce una serie di aforismi, citazioni che ha raccolto nel corso della sua vita. Perle di saggezza si trasformano in polemica graffiante. E così: «Le religioni non sono dello stesso genere. La guerra tra le religioni è anche una guerra tra i sessi».