A volte ritornano, riecco la Margherita con Prodi, Ruffini, Delrio: è Comunità democratica, la sberla al Pd dei catto-dem

Grossi guai al Nazareno: l’anno che sta per chiudersi non promette niente di buono al Pd di Elly Schlein e quello che sta per inaugurarsi parte già con un meno davanti: rosso naturalmente. Proprio come il segno della sberla che stanno per infliggere Prodi, Castagnetti, Delrio e Ruffini, novelli moschettieri dei cattolici dem alle prese con  “Comunità democratica”, sotto la cui insegna i quattro dell’apocalisse chiedono «maggiore accoglienza, dentro o fuori il partito».

Dalla costola Pd dei cattolici dem nasce “Comunità democratica”

Avvisaglie e sommovimenti tellurici erano in corso da un po’, ma ora la scossa si avverte forte e chiara in quel del Nazareno, dove il terremoto è atteso (da settimane?). Il dado è tratto e mostra diverse facce: da quelle della politica di ieri a quella dell’associazionismo con il dem Paolo Ciani, esponente di Demos, il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia. E ancora: Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, e tra gli animatori della “rete di Trieste“, un nutrito gruppo di amministratori locali di ispirazione cattolica, nata appunto a Trieste a margine della Settimana Sociale dei Cattolici lo scorso luglio.

Il 18 gennaio a Milano il primo appuntamento con Prodi, Delrio, Castagnetti e Ruffini

Dunque, tutto è pronto. Il nome è scelto. La locandina dell’evento preparata. L’appuntamento è per il 18 gennaio a Milano. Occasione: il battesimo ufficiale di Comunità democratica, una sorta di rifondazione – o di ciclico ritorno alla diaspora dem – promossa da alcuni esponenti cattolico-democratici del Pd.

L’organizzatore è Graziano Delrio e con lui ci sono Stefano Lepri, Patrizia Toia, Silvia Costa, Fabio Pizzul tra gli altri. Nutrito l’elenco dei partecipanti all’iniziativa. A partire dai “padri nobili” Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti, presidente dell’associazione I Popolari, fino a Ernesto Maria Ruffini, l’ex-direttore dell’Agenzia delle Entrate da cui si è dimesso nelle scorse settimane, e attorno a cui si sono condensate “suggestioni” come possibile “federatore” di un’area moderata.

Comunità democratica, una reunion per rilanciare il modello Margerita?

Più che una convention, dunque, quella milanese ha il retrogusto amaro per il Pd di una reunion nel segno dell’ultima ambizione (rivendicazione?) e della corsa al centro (angolato a sinistra). Uno scatto centrista che vede ai blocchi di partenza Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e fin qui unico premier del centrosinistra ad aver vinto le elezioni. Pierluigi Castagnetti, erede della tradizione dei popolari. E come volto emergente quell’Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate le cui dimissioni tanto hanno fatto ipotizzare e discettare, in procinto di acclamarsi come il leader di una nuova Margherita.

L’enigma intrinseco di Comunità Democratica: dentro o fuori il Pd?

Fin qui tutto chiaro. O meglio, poche idee ma ben confuse, ulteriormente criptate da quella dichiarazione riportata nell’incipit che non scioglie la prognosi che cala come una mannaia sul Partito Democratico in crisi endemica e ormai slatentizzata da un po’. Cosa vuol dire, ci chiediamo, chiedere «maggiore accoglienza, dentro o fuori il partito»? E poi: che ruolo si profila all’orizzonte per Ruffini? Quello di federatore del centrosinistra, leader di un nuovo soggetto di centro o di vertice di una corrente del Pd che già nuota in acque agitate? Per farla breve, risolvere l’enigma significa chiarire il rapporto con il Pd.

Le due strade possibili e un dilemma di fondo

Ma è proprio qui che la faccenda si complica. Perché quelle parole rilasciate a caldo con algida fermezza, rimandano a un bivio più che a una svolta possibile. Una inversione dalla rotta principale che apre a due percorsi: uno, che prevede di rimanere sulla carreggiata del Pd. Ma, in alternativa, se non dovesse esserci spazio di manovra, dirottare puntando sulla direttiva di qualcosa su cui percorrere strade esterne: parallele magari, se non proprio perpendicolari . E proprio attorno a queste due ipotesi, negli ambienti cattolici esterni al Pd, ci si domanda di tutto e di più, con un occhio puntato sull’appuntamento milanese.

L’enigma irrisolto del rapporto col Pd

Un coacervo di intrecci e road map a cui non basta rispondere, come ha fatto Lepri, evocando «l’esigenza di un impegno, di confrontarsi e di rappresentare anche l’attualità del pensiero dei cattolico democratici». O liquidare la questione del rapporto con il Pd asserendo che «la nostra volontà è quella di confrontarci e rimettere insieme reti che abbiamo cominciato a ricomporre. Non è in discussione che il nostro impegno è nel Pd e per contare di più nel Pd. Non c’è nessun ragionamento che va oltre». L’enigma resta. E i dilemmi che ne conseguono pure: fuori o dentro il Partito democratico? Ai posteri l’ardua sentenza…

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