America sotto attacco: gli attentatori di New Orleans e Las Vegas provenienti dalla stessa base militare
Un’America stravolta dal terrore. Nel quartiere francese di New Orleans, solitamente animato da una vivace atmosfera festosa, si respira ancora un’aria cupa e soffocante. Poco dopo il tradizionale brindisi di Capodanno, un pick-up bianco si è scagliato contro una folla lungo Bourbon Street, provocando 15 morti e oltre 30 feriti. Solo poche ore dopo, a Las Vegas, un Tesla Cybertruck esplode davanti al Trump Hotel, rinnovando lo spettro di un coordinamento terroristico su scala nazionale. Ora, emerge un nuovo dettaglio inquietante: entrambi i terroristi avevano prestato servizio nella stessa base militare.
Il filo rosso tra New Orleans e Las Vegas: la base militare
L’Fbi ha confermato che Shamsud-Din Jabbar, autore dell’attacco di New Orleans, e Matthew Alan Livelsberger, l’uomo morto nell’esplosione della Tesla a Las Vegas, avevano prestato servizio insieme per un certo periodo. Fonti vicine all’indagine, citate da Denver7, hanno sottolineato che Livelsberger faceva parte delle forze speciali e aveva prestato servizio in Germania. Questo collegamento getta una nuova luce su entrambi gli attacchi e su una possibile rete di radicalizzazione interna alle forze armate americane.
JUST IN: @USArmy confirms Matthew Alan Livelsberger was a member of the Army’s Special Operations Command and was on approved leave pic.twitter.com/VpYJqQmIsZ
— Jeff Seldin (@jseldin) January 2, 2025
L’esplosione a Las Vegas: un tassello nel puzzle
La procuratrice generale della Louisiana, Liz Murrill, ha dichiarato che l’Fbi sta seguendo più piste, inclusa quella di un appartamento Airbnb a New Orleans, che potrebbe essere stato utilizzato per fabbricare gli ordigni collegati all’attacco. «Sappiamo che questa abitazione è stata affittata con l’intento di preparare l’attacco», ha affermato Murrill.
Attacco a New Orleans: caos, devastazione e paura
«Non è solo un atto terroristico, è il male puro», ha dichiarato Anne Kirkpatrick, capo della polizia di New Orleans. Le autorità avevano già identificato il rischio di attacchi con veicoli, ma le barriere temporanee presenti a causa di lavori di manutenzione si sono rivelate insufficienti.
Il pick-up ha eluso una pattuglia, salendo sul marciapiede e travolgendo pedoni prima di fermarsi contro un altro veicolo. Jabbar è uscito armato di un fucile con silenziatore, scatenando una sparatoria con gli agenti.
Un quadro sempre più oscuro
I video registrati da Jabbar prima dell’attacco dipingono il ritratto di un uomo radicalizzato. In queste clip, Jabbar ha rivelato di essersi unito all’Isis, descrivendo sogni che lo avrebbero ispirato a commettere la strage. Suo fratello, Abdur Jabbar, ha cercato di dissociarsi dall’attentato. «Ciò che ha fatto non rappresenta l’Islam. Questa è più una forma di radicalizzazione, non religione», ha dichiarato al New York Times.
I testimoni dell’attacco
I testimoni hanno descritto scene di caos e devastazione. «La gente correva e si nascondeva sotto i tavoli», ha raccontato Whit Davis, di Shreveport, Louisiana. Jim e Nicole Mowrer, in visita da Iowa, hanno assistito al camion che sfondava una barricata e hanno cercato di aiutare alcune vittime, rendendosi poi conto che molte erano già decedute. Un lavoratore di un hotel ha addirittura raccontato alla Cbs di aver visto «corpi ovunque» mentre il camion si allontanava. «La scena era semplicemente orribile», ha aggiunto.
JUST IN: New surveillance video shows the New Orleans attacker FLYING down Bourbon Street in New Orleans, causing mass panic
This is horrifying to watch. pic.twitter.com/5NZ5brnbgl
— Nick Sortor (@nicksortor) January 1, 2025
Le vittime: storie di vita spezzata
Tra le vittime di New Orleans, il nome di Martin «Tiger» Bech, ex stella del football dell’Università di Princeton. «Era una “tigre” in ogni senso: un feroce concorrente, un compagno di squadra amato e un amico premuroso», ha detto il suo allenatore Bob Surace. Accanto a lui, altre vite interrotte: Nikyra Cheyenne Dedeaux, aspirante infermiera di 18 anni; Reggie Hunter, padre di due figli; Nicole Perez, madre di un bambino di quattro anni; Kareem Badawi, studente dell’Università dell’Alabama; il ventunenne Hubert Gauthreauxe il venticinquenne Matthew Tenedorio.
«Lo sapevamo tutti che sarebbe potuto succedere» ha dichiarato infine un testimone. «Forse al Mardi Gras. Forse al Super Bowl. Potevano fermarlo? Certo».
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