Caso Cecilia Sala, Teheran chiede la liberazione di Abedini. Dalla procura milanese: deve restare in carcere

La richiesta della liberazione del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini, che sarebbe detenuto nel carcere di Milano sulla base di “false accuse”, è in primo piano in un messaggio diffuso dall’ambasciata della Repubblica islamica in Italia dopo la convocazione di oggi in Farnesina per la vicenda della giornalista Cecilia Sala.

Nel testo, diffuso su X, si dà conto del colloquio tra l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri e il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Riccardo Guariglia. “In questo amichevole colloquio si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran” si legge nel messaggio.

“L’ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”. Nel testo, l’ambasciata iraniana sottolinea che “ci si aspetta” dal governo italiano che “acceleri la liberazione del cittadino iraniano detenuto” e gli fornisca le “necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.

Nel documento arrivato dagli Usa si ribadisce la pericolosità di Abedini 

In queste stesse ore, la Procuratrice generale di Milano Francesca Nanni ha espresso parere negativo alla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa di Mohammad Abedini Najafabadi. A decidere sulla liberazione dell’iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre, tre gioni prima del fermo di Cecilia Sala, saranno i giudici della Corte di Appello, tramite un’udienza che sarà fissata nei prossimi giorni.

L’ufficio di Procura Generale ritiene, infatti, che “le circostanze espresse nella richiesta, e in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga”.

A pesare sulla decisione anche la nota inviata nelle scorse ore dagli Usa, nella quale si ribadisce la pericolosità di Abedini: vi sarebbe anche un riferimenti al caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano. L’udienza nella quale i giudici della Corte d’Appello decideranno se accogliere o meno la richiesta presentata dal difensore Alfredo De Francesco sarà fissata non prima del prossimo 14 gennaio.

Mohammad Abedini Najafabadi viene ritenuto da Washington un soggetto pericolo e per lui è necessaria la detenzione in carcere. L’atto, di quattro pagine, è stato inviato per via diplomatica pochi giorni dopo l’arresto del 38enne iraniano, quindi prima dell’istanza con cui il difensore, l’avvocato Alfredo de Francesco, chiede i domiciliari.

 

 

L'articolo Caso Cecilia Sala, Teheran chiede la liberazione di Abedini. Dalla procura milanese: deve restare in carcere sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

Читайте на 123ru.net