Lukashenko minaccia la repressione dei manifestanti in vista delle elezioni in Bielorussia

Il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, in carica dal 1994 dopo l’indipendenza dall’Urss, minaccia la repressione dei manifestanti in vista delle elezioni del prossimo 26 gennaio. “Abbiamo bisogno che intervenga la Polizia, oppure i militari. Serve ordine”, ha detto il capo di stato bielorusso durante una riunione, in cui ha affermato che i politici in esilio vogliono fare pressione sulle commissioni elettorali. Inoltre, Lukashenko ha accusato i propri rivali politici di aver richiesto il boicottaggio delle elezioni: per lui la scelta degli oppositori è anche lecita, ma non riesce a digerire che i suoi rivali continuino a sostenere le proprie posizioni da un paese estero. Le idee di Lukashenko sembrerebbero piuttosto confuse, mentre l’intenzione di reprimere il dissenso con l’utilizzo dell’esercito resta plausibile.

Lukashenko minaccia la repressione in Bielorussia, poi attacca le opposizioni

«La nostra opposizione auto-esiliata ha già iniziato ad incitare l’Occidente». L’ha specificato Lukashenko, ammettendo che il boicottaggio delle votazioni «è nel loro pieno diritto» sebbene per lui sia troppo comodo condurre simili campagne fuori dalla Bielorussia. «È meglio che vengano qui e partecipino alle elezioni – ha aggiunto il presidente bielorusso – qui non ci sono abusi, non ci sono prigionieri politici. Come presidente non farò pressione su nessuno». Nonostante le rassicurazioni sul corretto svolgimento della  tornata elettorale, Lukashenko ha riunito nuovamente i suoi interlocutori per decidere se invitare oppure no gli osservatori internazionali: secondo lui, questi ultimi potrebbero avere “idee preconcette”. Cinque candidati correranno alle elezioni del 2025 in Bielorussia, ma stando alle previsioni, il presidente Lukashenko potrebbe vincere nuovamente e conquistare il suo settimo mandato.

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