Crolla un altro mito della sinistra: via il premier canadese Trudeau. Attaccò l’Italia sui diritti Lgbt

Mito della sinistra mondialista, amicone di Joe Biden e di Macron, icona dei progressisti europei, dei piddini italiani, Justin Trudeau, primo ministro del Canada, ha annunciato le dimissioni da premier e da leader del partito liberale per l’impossibilità di andare avanti con la sua maggioranza. “Intendo dimettermi da leader del partito e da primo ministro, dopo che il partito sceglierà il prossimo leader attraverso un competitivo, robusto processo nazionale”, l’annuncio di Trudeau in una conferenza stampa ad Ottawa. Il primo ministro, che rimarrà in carica fino a quando non sarà stato completato l’iter comunicato, ha spiegato di aver già chiesto ieri sera al presidente del partito liberale di avviare il processo per la scelta del nuovo leader. Un declino politico che si basa sopratutto sull’incapacità di gestire i conti pubblici e l’esplosione del deficit di bilancio: quasi 62 miliardi di dollari canadesi contro una previsione di 40 miliardi nel 2024. Con conseguenti dimissioni della ministra delle Finanze Chrystia Freeland, pilastri del governo di centrosinistra di Justin Trudeau, oggi arrivato alle sue stesse conclusioni…

Trudeau e quell’attacco sorprendente al governo Meloni

Il Partito Liberale del Canada è un partito politico canadese di centrosinistra, descritto anche come “partito pigliatutto”. Tra le  politiche principali da capo del governo ci sono la legalizzazione della cannabis con il Cannabis Act del 2018 e le battaglie sui diritti Lgbtq, su cui Trudeau arrivò ad attaccare il governo Meloni, non si sa bene ancora oggi a che titolo. Nel maggio del 2023, nel corso del bilaterale di Hiroshima prima dell’avvio dei lavori del G7, era avvenuto uno “scambio di opinioni” sui diritti Lgbt tra Trudeau e la premier Giorgia Meloni. Il canadese si era  detto “preoccupato da alcune” delle posizioni “che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti Lgbt”. La premier, aveva replicato che “il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni”. Una frase, quella di Trudeau, giudicata “sorprendente” dalla diplomazia italiana…

In ottobre le elezioni in Canada

In Canada le elezioni sono fissate per il prossimo ottobre ma che secondo alcuni osservatori potrebbero ora essere anticipate. “Questo Paese si merita una vera scelta nelle prossime elezioni – ha detto ancora Trudeau – ed è diventato per me chiaro che se devo combattere battaglie interne non posso essere l’opzione migliore in queste elezioni”. “Sono un combattente, ogni fibra del mio corpo mi ha sempre detto di combattere perché ho enormemente a cuore i canadesi”, ha aggiunto. Ed alla domanda perché abbia deciso oggi di fare un passo indietro, il leader canadese ha ripetuto di “non essere qualcuno che si ritira facilmente da una battaglia”, ma di essere “sempre mosso dall’amore per il Canada” e quindi dalla necessità di permettere che il partito scelga qualcuno in grado di vincere le elezioni.

Il commento di Trump sull’addio del “governatore”

“Molte persone in Canada amano essere il 51esimo stato. Gli Stati Uniti non possono più sopportare l’enome disavanzo commerciale i i sussidi di cui il Canada ha bisogno per rimanere a galla. Justin Trudeau lo ha capito e si è dimesso”, ha commentato Donald Trump  su Truth Social dopo l’annuncio delle dimissioni del premier canadese, tornado ad insistere, come ha fatto nelle scorse settimane, nel considerare il Paese vicino come un altro stato americano.

Ma questa volta Trump, che nelle settimane scorse ha più volte chiamato Trudeau ironicamente “governatore”, ha esplicitamente delineato i vantaggi che il Canada avrebbe se “si unisse agli Stati Uniti: non ci sarebbero dazi, le tasse scenderebbero e sarebbero completamente sicuri dalle minacce delle navi russe cinesi che costantemente li circondano. Insieme – conclude – che grande nazione saremmo”.

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