Sciacalli rossi scatenati per la morte di Jean-Marie Le Pen. “Ballano sulla sua tomba” (Video)

«Una certa sinistra è da sempre corrosa da un virus infame: salvo eccezioni sempre più rare, per loro l’avversario politico rimane un nemico da abbattere», denuncia Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento europeo. Il riferimento è al giubilo andato in scena nelle piazze francesi dopo la morte di Jean-Marie Le Pen, simbolo indiscusso del Front National. A Parigi, Lione e Marsiglia, centinaia di manifestanti si sono radunati non per un tributo alla memoria, ma per festeggiare con cori, danze e cartelli sprezzanti. Un vero e proprio banchetto sul cadavere del loro storico rivale, con tanto di champagne.

Jean-Marie Le Pen è morto, la sinistra festeggia come fosse Capodanno

«Buon anno, buona salute, Jean-Marie Le Pen è morto», urlavano in massa i compagni a Place de la République, accompagnando l’indecente spettacolo con danze e fuochi d’artificio. A Marsiglia, dove si sono radunate tra le 200 e le 300 persone, brindisi e cappelli da festa hanno aggiunto il tocco grottesco a una scena che Bruno Retailleau, ministro dell’Interno, ha definito senza mezzi termini: «Vergognosa. Nulla, assolutamente nulla, giustifica ballare su un cadavere».

«Sciacalli rimangono sciacalli»: Fidanza affonda

E mentre la sinistra italiana mette la testa sotto la sabbia, la destra alza la voce con indignazione. «Non si fermano davanti a nulla, nemmeno quando l’avversario muore. Se i leoni anche da morti rimangono leoni, di certo gli sciacalli rimangono sciacalli», commenta l’eurodeputato Fidanza, commentando la «folla di “sinceri democratici“» riunita al calare dell’oscurità nelle principali città francesi.

Le immagini dei raduni lasciano poco spazio all’immaginazione: «Questo razzista schifoso è morto» recitava un cartello, mentre cori ispirati ai Bérurier Noir – megafono stridulo dell’estrema sinistra francese — riportavano in vita slogan degli anni Ottanta. A Lione, su iniziativa del media “alternativo” Rebellyon, fumogeni e cortei hanno annebbiato le piazze e rotto la quiete del centro cittadino. «Facciamo del 7 gennaio un giorno festivo», il grido di seicento radicali, come riporta la prefettura del Rodano che ha visto il mobilitarsi di 120 agenti delle forze dell’ordine.

Marine Le Pen: «Buon vento e buon mare, papà!»

Eppure il dolore esiste. Marine Le Pen, la figlia del defunto leader, ha pubblicato un messaggio che è insieme un tributo e un addio. «Un’età venerabile aveva preso il guerriero, ma ci aveva restituito nostro padre», scrive su X, facendo riferimento al travagliato rapporto con il padre, al quale era succeduta alla guida del partito nel 2011. «Molte persone che lo amano lo piangono qui. Molte persone che lui ama lo aspettano lassù. Buon vento, buon mare, papà!», aggiunge lasciando l’immagine dell’uomo che tanto ha amato la sua terra.

Sul fronte opposto, Mathilde Panot, capogruppo dei deputati di La France Insoumise, non si è fatta alcuno scrupolo nel giustificare le celebrazioni: «Non mi scandalizzo per questa gioventù che continua a ribellarsi contro il Front National». E il suo capo, Jean-Luc Mélenchon, aggiunge: «Il rispetto della dignità dei morti non cancella il diritto di giudicare le loro azioni».

Il teatro dell’assurdo

È evidente come queste manifestazioni siano diventate una parodia della lotta politica. Il nuovo partito anticapitalista e il collettivo Les inverti.e.s, promotori delle celebrazioni, hanno dichiarato che «la morte di Le Pen è la morte di un simbolo più che di un uomo». Ma questa affermazione è un alibi che non regge. Festeggiare sul feretro del nemico non uccide il simbolo che si pretende di combattere; semmai, rafforza l’idea che, anche nella morte, quel simbolo continui a dominare la scena.

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