Meloni inattaccabile, i giornaloni virano su Musk. Lei respinge il blitz: «Soros non vi preoccupava»

Quaranta domande programmate, più una fuori sacco, in circa due ore e mezza. La conferenza stampa di fine anno, che in realtà per la seconda volta di seguito si è celebrata a inizio gennaio, è stata per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni la consueta maratona di contenuti. Un po’ meno di resistenza fisica: è durata meno del solito. Nelle conversazione per ingannare l’attesa c’era chi pronosticava almeno tre ore, chi temeva che si arrivasse a quattro. Il premier ha risposto diffusamente alle domande che le sono state poste, ma quest’anno non hanno avuto la connotazione del plotone di esecuzione. Anche questo è il segno di un anno che è stato particolarmente ricco di successi per il premier e l’esecutivo, l’ultimo dei quali conseguito ieri con la liberazione in tempi record della giornalista Cecilia Sala.

L’applauso per la liberazione di Cecilia Sala

A questo proposito c’è stato anche chi, sempre in attesa che la conferenza stampa iniziasse, si è posto il problema dell’opportunità o meno di tributare un applauso. A risolvere gli imbarazzi di chi avrebbe voluto dire quel “grazie”, che molti italiani sentono, è stato Carlo Bartoli: il presidente dell’Ordine dei giornalisti ha aperto il suo intervento esprimendo la gioia per il felice esito della vicenda e «il ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati» per conseguirlo. L’applauso che è scattato, dunque, è stato al risultato, non al premier e l’indipendenza del quarto potere è stata fatta salva.

Le domande insistenti su Elon Musk

La conferenza stampa è stata tutto sommato priva di particolari picchi, e del resto Meloni ci è arrivata sulla scorta di risultati internazionali e interni, dal G7 ai dati economici, partendo dai quali non era facile trovare elementi di criticità. Così si è verificato il fenomeno piuttosto bizzarro per cui il numero più consistente di domande ha riguardato Elon Musk. Non Starlink, che è tema di indubbio interesse nazionale e che pure è stato affrontato in un paio di domande, ma proprio Musk. “L’uomo, il riccone, il potente, quello che sta per assumere un ruolo istituzionale nell’amministrazione Usa e che si mette a esprimere giudizi sui politici di mezzo mondo, a partire dall’Europa”, è la sintesi delle obiezioni poste a Meloni insieme alla domanda “Lei che ne pensa?” da testate come La7, Domani, Quotidiano del Sud per il quale era presente Claudia Fusani, Times, il Foglio.

Il premier smaschera le ipocrisie di certi allarmi: «Il problema è che è ricco e influente o che non è di sinistra?»

«Io penso che dobbiamo ricondurre le cose nell’alveo in cui si trovano. Elon Musk è una persona molta nota e molto facoltosa che esprime le sue opinioni. Quando di fronte a questo mi si dice che è un pericolo per la democrazia, io devo segnalare che non è il primo. Di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni ne ho viste parecchie, spesso le esprimono contro di me, non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato», ha risposto Meloni. «Il problema – ha aggiunto – sarebbe, ed è, quando delle persone facoltose utilizzano quelle risorse per finanziare in mezzo mondo partiti, associazioni, personaggi politici per condizionare le scelte politiche degli Stati nazionali: questo non lo fa Elon Musk, lui ha finanziato la campagna elettorale nel suo Paese, del suo candidato, dove tra l’altro è abbastanza comune, non mi risulta che finanzi in giro partiti. Lo fa per esempio George Soros e io la considero una pericolosa ingerenza. Ma quando è accaduto mi si è parlato di filantropi». Dunque, «il problema è che Musk è influente e ricco o che non è di sinistra?», ha chiesto stavolta Meloni, ricordando tra le ingerenze di ricchi e noti anche le censure esercitate attraverso i social di cui erano proprietari. Leggi: Mark Zuckerberg, che proprio in questi giorni sulla questione ha fatto mea culpa. «Io il tema di un certo tipo di ingerenze l’ho posto anni fa», ha ricordato Meloni, avvertendo che scoprirlo oggi in relazione a Musk «non è credibile».

Meloni cita l’Uomo ragno: «Da grandi poteri, grandi responsabilità»

Le altre sono state domande più centrate sui temi di governo: tasse, riforme, migranti, sostengo all’Ucraina, Piano Mattei, strategia industriale, ipotesi di rimpasto che il premier ha allontanato, prestigio dell’esecutivo. «La nostra testata l’ha indicata come persona più potente d’Europa, cosa ne pensa?», ha chiesto la giornalista di Politico.eu. Meloni ha regalato una delle sue citazioni pop: «Come diceva l’Uomo ragno, a un grande potere corrispondono grandi responsabilità, quindi di solito quando mi confronto con queste cose vedo soprattutto le responsabilità che questo comporta».

L’emozione per la telefonata alla mamma di Cecilia Sala, ma nessun dettaglio sul dietro le quinte

Meloni, in tailleur color panna e quasi senza trucco, di qua; i giornalisti di là, non senza momenti di confronto spigoloso. Bartoli ha posto alcune questioni legate alla presunta compressione della libertà di stampa, Meloni ha replicato parlando della sua sorpresa ogni volta che, «sempre più frequentemente», sui giornali trova frasi virgolettate che non ha mai pronunciato. Le domande hanno preso il via, inevitabilmente, con il caso Sala, rispetto al quale Meloni ha voluto ribadire il lavoro di squadra e ha rivelato la grande emozione, la più forte in questi due anni, provata nell’informare la mamma di Cecilia del fatto che stava rientrando. Più di una domanda ha riguardato, poi, i dettagli dell’operazione politica e diplomatica che ha portato alla liberazione, ma su questo il premier non ha offerto risposte puntuali per la delicatezza del dossier: «Ci sono le sedi competenti, c’è il Copasir, ritengo che il governo debba rispondere lì».

«Presidente, lei calpesta le formiche?»

Ancora sul caso Sala Alexander Jakhnagiev, direttore dell’Agenzia Vista, ha voluto abbattere i paletti del gioco delle parti e a Meloni ha rivolto «complimenti» aperti, prima di porre la domanda decisamente più spiazzante della conferenza stampa. L’unica in grado di mettere sulla graticola il premier: «Presidente, lei quando cammina calpesta le formiche? Ci fa caso?». «Io non lo so, sono disperata. Calpesto le formiche? Se le vedo no, poi, confesso, non le vedo sempre». «È la risposta giusta? Ci starò più attenta», ha detto il premier, ammettendo: «Sono un po’ in difficoltà».

Accreditati 160 giornalisti e 82 ospiti istituzionali

Prima che la conferenza stampa iniziasse c’è stato anche un momento di nervosismo per una borsa lasciata incustodita su una sedia. Il problema però non era legato alla sicurezza. All’ingresso i controlli sono stati scrupolosi e qualcuno ha anche dovuto lasciare la bottiglietta d’acqua, come succede in aeroporto. Il problema era la sedia: serviva. C’erano 160 giornalisti accreditati e 82 ospiti istituzionali. L’overbooking, anche nella grande aula dei gruppi parlamentari, era inevitabile.

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