Meloni punge Renzi: “Condivido la norma che vieta di prendere soldi da Stati stranieri”. Lui va fuori di testa

Matteo Renzi punto nel vivo sclera.  In conferenza stampa arriva la domanda del  sito Open al premier sulla cosiddetta norma ‘anti-Renzi’ inserita nella legge di bilancio. Una domanda maliziosetta. Si chiede a Meloni il suo parere sul dispositivo che tanto ha fatto polemizzare l’ex premier anche nei giorni scorsi. La risposta è stata netta: è una norma “di iniziativa parlamentare, che condivido. Penso sia assolutamente normale che si vieti a chi ricopre incarichi di governo e a chi rappresenta gli italiani in Parlamento di prendere soldi da Stati esteri. Segnatamente esterni alla Ue”. La stoccata del presidente del Consiglio: “La notizia non mi sembra questa: semmai la notizia è che serva una legge per dire quello che il buonsenso, la coscienza, il buongusto avrebbero richiesto naturalmente”.

Norma anti Renzi, Meloni: “La condivido per evitare di prendere soldi da Stati stranieri”

Meloni entra ancor più nel merito della questione: “Il senatore Renzi dice che non è l’unico. Che ci sono diversi primi ministri che fanno queste attività: vero, corretto. Però c’è una differenza, che tutti gli altri hanno avuto la buona creanza di lasciare il Parlamento. Che sia al governo o all’opposizione, Renzi è rappresentante di una delle massime istituzioni italiane. Non so cosa faccia e non lo voglio sapere. Ma coinvolge l’Italia”, ha rimarcato ancora Meloni. “Non è un caso – ha puntualizzato la presidente del Consiglio – che il 24 febbraio 2022 Renzi si sia dimesso da una società di car sharing che aveva sede a Mosca. Presumo capisca la difficoltà di fare troppe cose insieme”. Le parole della premier stanno naturalmente animando il dibattito politico. E il primo a reagire in modo scomposto è proprio il leader di Italia Viva.

Il comizietto di Renzi alle parole di Meloni in conferenza stampa

Apriti cielo, Matteo Renzi chiamato in causa dà fiato alle trombe e rigira la frittata alla sua maniera su X. Con stizza e offese: “Parlando di me Giorgia Meloni ha detto una verità e una bugia. Ha detto la verità quando ha finalmente ammesso che la norma ad personam è stata fatta contro di me, all’improvviso, per farmi smettere di fare il parlamentare”. E ha proseguito: “Ha detto una bugia quando ha detto che le conferenze le fanno solo quelli di sinistra. Theresa May e Boris Johnson, solo per fare due esempi, hanno fatto le conferenze da membri del Parlamento inglese ed esponenti del partito conservatore. Non ha spiegato perché ha deciso all’improvviso di fare una norma contro di me, al punto da doverla fare notte tempo con una riformulazione ridicola. Quello che io faccio è pubblico, trasparente e regolare”.

Renzi di fiele: “Emendamenti partoriti in casa Meloni”

Poi la battutina: “Ma rassicuro la Premier: non la accontento lasciando il seggio. E continuerò a fare il parlamentare di opposizione rispettando tutte le leggi di questo Paese. Hanno cercato di buttarmi fuori dalla politica con indagini incostituzionali e non ci sono riusciti. Non riusciranno a buttarmi fuori dalla politica neanche con emendamenti partoriti nottetempo in casa Meloni. Tra il portafoglio e la libertà ho sempre scelto la libertà. Mi auguro che tutti possano dire lo stesso”. Renzi aveva già dato prova di quanto gli bruciasse la norma pochi giorni fa in Senato, litigando con La Russa. La norma prevede che i membri del parlamento, i membri del governo, gli europarlamentari eletti in Italia e i presidenti di Regione non possano svolgere incarichi di lavoro retribuiti per conto di società che hanno sede fuori dall’Unione Europea. È prevista anche una deroga in base alla quale un incarico di questo tipo si può avere, ma solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione dall’ente di appartenenza (per esempio: una delle due camere del parlamento se si è parlamentari) e a patto che i compensi non superino i 100mila euro all’anno. Per i membri del governo la deroga non c’è. Chi non rispetta questa norma è costretto a versare i compensi ricevuti al bilancio dello Stato, e se non lo fa riceve una sanzione di importo pari al compenso in questione.

 

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