Abusi a Piazza Duomo, l’ipotesi choc del rituale islamico. Una vittima: “Circondata da 40 uomini”
La Procura di Milano sta procedendo d’ufficio nelle indagini per le aggressioni sessuali in piazza Duomo la notte di Capodanno ai danni di 6 turisti belgi, 4 ragazze e 2 ragazzi. Nella notte del 31 dicembre una studentessa belga assieme ai suoi amici ha vissuto un’esperienza terribile che ha raccontato in un tv locale del suo paese e stasera 9 gennaio a Rete 4 in un’intervista nel programma di Dritto e Rovescio su Rete 4 da Paolo Del Debbio. La vicenda riportata dalla ragazza sembra essere un esempio di “Taharrush gamea“, un fenomeno di violenza collettiva dei paesi islamici che vede gruppi di uomini aggredire fisicamente le donne in spazi pubblici. Questa almeno è l’ipotesi della procura di Milano.
Piazza Duomo, ipotesi “taharrush gamea“, un rituale islamico
Secondo gli inquirenti dalle testimonianze e dal racconto delle vittime tutto potrebbe essere riconducibile al fenomeno odioso delle “molestie collettive“ in segno di disprezzo per le donne. Questa è una delle ipotesi attualmente sul tavolo degli inquirenti. Dagli accertamenti ci sarebbero altre persone aggredite. Domani gli investigatori della Squadra Mobile si recheranno in Belgio, per raccogliere le esatte informazioni sul luogo esatto delle presunte aggressioni. Quella degli investigatori al momento è solo un’ipotesi, che dovrà essere appurata. Non ci sono indagati e nemmeno soggetti individuati. Sarà fondamentale la visione di tutte le immagini, la raccolta delle testimonianze e, soprattutto, il racconto delle vittime. Oltre ai 6 giovani ci sarebbero altre persone che hanno subito molestie, come emerge anche dal racconto della studentessa belga. Che intanto ha parlato ai microfoni di Rete4.
Il racconto choc a “Dritto e Rovescio” di una delle vittime delle aggressioni di Capodanno
“Non abbiamo sporto denuncia in Italia perché sul momento non ci rendevamo conto della gravità dei fatti- dice la ragazza belga nell’anticipazione che l’Adnkronos fa dell’intervista-. Visto che avevamo il volo l’indomani abbiamo avuto solo una giornata per renderci conto di tutto: eravamo sotto choc e abbiamo passato il primo gennaio a parlarne tra noi: non ci è proprio venuto in mente”. “Sono io che ho deciso di parlarne, i miei amici mi seguono dietro le quinte: mi mandano messaggi di sostegno ogni giorno, siamo tutti insieme ma ci metto io la faccia”.
Abusi a piazza Duomo: “Mi sono sentita sporca”
Poi ripercorre quei momenti drammatici in quello che doveva essere un festeggiamento: “La prima cosa che ho detto alla mia migliore amica che tenevo per mano è stata ‘sto per morire’. Sentivo che stava per succedere qualcosa di grave. Mi sentivo triste di non poter fare nulla e sporca. Mi sono sentita veramente sporcata. Tutto esulava dalla mia volontà”. Poi ricostruisce la vicenda: “Abbiamo deciso di andare a Milano con altri cinque amici, due ragazzi e quattro ragazze. Quando siamo arrivati nella piazza abbiamo notato che c’erano pochissimi turisti e anche pochi volti italiani. Poco prima di mezzanotte abbiamo sentito insulti rivolti all’Italia ma anche alle forze dell’ordine. Ci siamo subito domandate: ‘Dove sono i milanesi e i turisti e cosa ci facciamo qua?”, racconta.
Il racconto di una studentessa: “Dove sono i milanesi? Che cosa ci facciamo qua?
Poi la mossa fatale: “Abbiamo deciso di entrare nella galleria pensando che fosse un posto sicuro. Ed è entrando nella galleria che siamo state circondate da circa 40 uomini che avevano dai 20 ai 40 anni che ci hanno bloccato la strada ed è lì che sono iniziati i palpeggiamenti”. I dettagli: “Ci hanno toccato le parti intime, sia quelle superiori che quelle inferiori passando sotto i vestiti. I palpeggiamenti sono durati una decina di minuti, tempo lunghissimo ma in quel momento non te ne rendi conto: io sono fuggita grazie a un signore italiano che aveva tra i 40 e i 50 anni: voleva salvare sua moglie, il signore è riuscito a trarmi in salvo. Uscendo alla galleria ho incontrato la poliziotta e le ho detto quello che era successo in inglese, lei aveva le lacrime agli occhi e ha detto ‘non posso fare nulla”.
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