Australian Open: il prize money ufficiale dello slam più ‘democratico’

L’organizzazione dell’Australian Open ha ufficializzato il montepremi per l’edizione del 2025, che comincerà lunedì 6 gennaio con gli incontri dei tabelloni di qualificazione e che terminerà domenica 26 con la finale del singolare maschile: il prize money totale, in aumento dell’11% rispetto allo scorso anno, ammonta a 96,5 milioni di dollari australiani, pari a circa 58 milioni di euro e a 60 milioni di dollari americani. La sola partecipazione al torneo garantirà a coloro i quali verranno sconfitti al primo turno un assegno di 79.517 euro (più alto rispetto a quello del Roland Garros e di Wimbledon 2024) e in generale fino agli ottavi di finale il premio riservato alle giocatrici e ai giocatori che parteciperanno al primo slam stagionale sarà assolutamente in linea con quello garantito dai due major europei della scorsa stagione. La differenza principale si vedrà dai quarti di finale in poi: gli australiani hanno infatti deciso di redistribuire il prize money complessivo cercando di mantenere un occhio di riguardo nei confronti dei giocatori di terza e di quarta fascia mentre i top players che arriveranno alle fasi decisive del torneo si dovranno “accontentare” di cifre inferiori rispetto a quelle degli altri Slam. Lo US Open 2024 da questo punto di vista gioca completamente un’altra partita, perchè ha decisamente battuto qualsiasi tipo di record, garantendo un montepremi complessivo superiore del 20% rispetto a quello dell’Australian Open 2025: Jannik Sinner e Aryna Sabalenka grazie ai rispettivi trionfi di inizio settembre hanno incassato oltre 3 miliioni di euro (3.293.514, per la precisione) mentre i futuri campioni di Melbourne porteranno a casa poco più di 2 milioni (2.108.434). 

La redistribuzione australiana e ‘democratica’ di cui parlavamo in precedenza premierà però le iscritte e gli iscritti ai tabelloni delle qualificazioni: si tratta di giocatori che vivono sul filo del rasoio del confine tra il purgatorio dei tornei challenger e l’inferno degli ITF, per i quali l’assegno di 21mila euro (per una sconfitta al primo turno delle quali) ha le sembianze della sopravvivenza nel mondo del tennis professionistico. Ricordiamo che a tutte le cifre che stiamo provando ad elencare va in ogni caso sottratto il 30% di tasse australiane e poi, in seconda battuta, un ulteriore prelievo da parte dei paesi di residenza dei giocatori. Balza subito all’occhio la differenza tra il primo turno delle quali e il primo turno del tabellone principale, una differenza che spesso nasce da pochissimi punti in classifica tra i giocatori appena fuori dalla top 100, che lottano per conquistare un posto garantito nei tornei più ricchi, e ovviamente ci riferiamo ai quattro del Grande Slam: i challenger di fine stagione, nascosti nello sgabuzzino del calendario ATP, mettono in palio pochi ma decisivi punti, che di fatto – senza drammatizzare – valgono 60mila euro (lo spread tra il montepremi del primo turno delle qualificazioni e il primo turno del tabellone principale).

Ma torniamo agli assegni australiani (ricordando che negli Slam il montepremi totale viene equamente diviso tra donne e uomini): chi perderà in finale guadagnerà 1 milione e 144mila euro mentre la semifinale varrà circa 662mila euro, i quarti finale 400mila euro, gli ottavi 253mila euro, il terzo turno circa 175mila euro, il secondo turno, invece, 120mila euro. 

Per quanto riguarda il torneo di doppio la coppia che alzerà il trofeo vincerà 487mila euro mentre i finalisti (e le finaliste) porteranno a casa 265mila euro.

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