Ciao Rino, ciao Maestro. Sei stato il mio secondo padre

(NOTA DELLA REDAZIONE: Il direttore Ubaldo Scanagatta ha appreso la notizia della morte di Rino Tommasi nei momenti in cui si accingeva a salire sul volo diretto in Australia per seguire l’Australian Open alle porte. Ecco la prima parte del pensiero dedicato a un gigante del giornalismo fondamentale per la sua carriera. L’articolo verrà completato dal direttore appena gli sarà possibile).

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Che giorno triste, terribilmente triste per me e per i tanti che lo hanno conosciuto, immancabilmente apprezzandone le doti, la generosità, l’umanità, la straordinaria competenza.

E’ morto un vero gigante del giornalismo, l’uomo che ha fatto conoscere e appassionare a tantissimi italiani i suoi sport più amati, tennis e boxe. Anche se poteva scrivere, parlare, raccontare di tutte le discipline sportive perchè Rino, mio Maestro inimitabile e mio secondo padre, era una vera enciclopedia vivente dello sport. 

Stava male da anni, purtroppo. E il mio pensiero va a sua moglie Virginia che lo ha pazientemente assistito per tutto questo lunghissimo periodo e ai suoi figli adorati, Guido e Monica, della cui amicizia mi sono sempre sentito onorato. Quando dico che è stato per me un secondo padre, e non un solo Maestro – con la M maiuscola – non esagero, perchè il mio l’avevo perso 47 anni fa ed è grazie a Rino che ha avuto simpatia ed affetto per me  prima ancora che fiducia se ho cominciato a scrivere di tennis, sulla sua rivista Tennis Club, prima di chiamarmi al suo fianco in tv, con Telecapodistria, Tele+, le reti Mediaset.  Mi consentì subito di aprire una rubrica, “Finestra sulla “seconda” perchè io scrivessi, almeno all’inizio, sull’attività dei tornei di seconda categoria, perchè d’estate quando non c’era più la scuola giocavo anche una dozzina di tornei…

“Non ti preoccupare se sbagli qualcosa – mi disse e mi avrebbe ripetuto poi mille volte sorridendo – … se non stai attento ti chiudo la finestra!!”.

Avrebbe potuto chiuderla già dopo il primo articolo perchè, scrivendo dei primi campionati indoor di prima categoria a Modena allo Zeta 2, gli combinai un guaio. All’ennesima infortunio che si verificò in quel torneo, perchè la superficie sintetica si incollava alle suole delle scarpe e si registrarono diverse distorsioni, criticai quella superficie. Apparteneva a un brand che si promuoveva pubblicitariamente sulla rivista di Rino e la prima cosa che fecero fu quella di annullare il contratto!!!

Ma Rino non fece una piega, mi disse che avevo fatto il mio dovere di cronista e non mi rimproverò mai… “Non siamo venditori di tappeti – usava dire anche per le telecronache di match non belli invitandomi a dire sempre come stavano le cose e a non fare gli imbonitori – chi ci ascolta deve fidarsi di noi e di quello che diciamo”.

Beh, di lui si sono sempre fidati tutti. Perchè era la quintessenza della competenza. 

(articolo in aggiornamento)

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