DOPPIETTA GIRO-TOUR? UNA MISSIONE (QUASI) IMPOSSIBILE
La doppietta Giro d’Italia-Tour de France nello stesso anno è il Sacro Graal del ciclismo e in questo secolo non si è ancora vista. La inseguirà Tadej Pogacar, fuoriclasse sloveno che nel 1998 quando Marco Pantani centrò il successo nella “corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo” e alla Grande Boucle, ultimo a riuscirci, non era ancora nato. Avrebbe visto la luce un paio di mesi più tardi dal braccio del Pirata alzato da Felice Gimondi sui Campi Elisi di Parigi.
Era un ciclismo molto diverso da quello attuale, ma nel quale se c’è un corridore che affascina il pubblico come riusciva al romagnolo è proprio il portacolori del UAE Team Emirates, favorito numero 1 del Giro d’Italia che scatta da Venaria Reale il 4 maggio, anche se non lo ha mai corso. A 25 anni è già nella storia con 70 vittorie da professionista, tra cui spiccano 6 classiche Monumento e 2 Tour de France in bacheca, vuole e può entrare nella leggenda. In questo inizio anno ha dominato tanto da far sembrare facili imprese d’altri tempi (basti pensare gli 81 km di fuga in solitaria alla Strade Bianche) e possibile la doppietta maglia rosa-maglia gialla che a nessuno riesce da 26 anni.
Finora ci sono riusciti in 7. Su 150 edizioni di Giro e Tour, dalla prima doppietta di Fausto Coppi 1949 l’accoppiata è riuscita solo 12 volte. Il Campionissimo ci è riuscito nuovamente nel 1952, poi il francese Jacques Anquetil nel 1964, il belga Eddy Merckx tre volte nel 1970, 1972 e 1974, il francese Bernard Hinault nel 1982 e ’85, l’irlandese Stephen Roche nell’87, lo spagnolo Miguel Indurain nel 1992 e ’93, e infine il Pirata di Cesenatico nel 1998.
Per capire come si può concretamente ambire a una sfida terribilmente complicata, che comincia il 4 maggio da Venaria Reale e si concluderà a Nizza il 21 luglio, a pochi giorni dall’avvio dei Giochi Olimpici di Parigi, che il bronzo in linea di Tokyo 2021 non ha alcuna intenzione di mancare, abbiamo chiesto un parere ad Andrea Morelli del Centro Ricerche Mapei Sport di Olgiate Olona (Varese) che segue corridori professionisti dai tempi del Team Mapei.
«Sono sempre stato molto scettico sulla possibilità di centrare la doppietta Giro-Tour, ma a Pogacar e Geraint Thomas che quest’anno tenteranno l’impresa va tutta la mia stima. È molto più realistico pensare di avere due picchi di forma nella stagione e puntare a Giro e Vuelta. Mantenere la condizione per quasi tre mesi, assimilando le fatiche di tre settimane di gara e con sole 4 settimane tra il primo grande giro e il secondo in calendario è una sfida affascinante ma estrema. Anche perchè si sa che nelle corse a tappe basta un piccolo errore o un pizzico di sfortuna per mandare all’aria mesi e mesi di lavoro» spiega il preparatore nell’ultima puntata di Cubetti di Sapere, registrata nel suo ufficio in cui campeggiano la maglia gialla vinta da Cadel Evans nel 2011 con la BMC e quella rosa vestita nel 2022 da Juan Pedro Lopez, in gara anche in questa edizione con la Lidl-Trek, che si affida al centro varesino per i periodici test di valutazione funzionale.
La scelta di mettersi alla prova al Giro in accoppiata al Tour proprio quest’anno non è casuale. Il percorso di questa edizione ha diecimila metri di dislivello in meno rispetto al 2023, sono 44.500, ed in particolare l’ultima settimana non è estrema come in passato. Ci sono due cronometro, in Umbria (Foligno-Perugia, 38 km) e sul lago di Garda (Castiglione delle Stiviere-Desenzano, 31 km), adattissime a specialisti come Pogacar e Thomas, che un anno fa fu battuto solo da Primoz Roglic al penultimo giorno di gara. Due le tappe chiave in montagna: la 15a con traguardo a Livigno Mottolino, dopo aver affrontato il Mortirolo dal versante bresciano più facile di Monno, e la 29a, penultima, con la doppia ascesa al Monte Grappa, versante di Semonzo: quello di Nibali 2010 e Quintana 2014. È in queste giornate che si deciderà il Giro, noto per avere insidie disseminate ovunque.
«Se filerà tutto liscio nei 21 giorni di gara (nello sport sappiamo bene che anche la fortuna incide!), per chi punta a questo ambizioso traguardo sarà fondamentale nel mese che separa Giro e Tour gestirsi alla perfezione – continua il responsabile del Laboratorio Analisi del Movimento di Mapei Sport -. Serve un periodo di scarico dalle fatiche accumulate in Italia, senza perdere troppo la “gamba” per essere ancora competitivi in Francia. Generalmente la differenza la fanno le energie rimaste l’ultima settimana della Grande Boucle ed il fatidico “giorno no” – se si è veramente fortunati – cadrà nel giorno di riposo. A mio parere la doppietta è una sfida quasi impossibile, ma campioni del calibro di quelli che a giorni la tenteranno magari mi smentiranno».
Si ringrazia Giro d’Italia TV per le immagini di copertura del video.
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