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BJK Cup: dalla Serie C alla coppa, lottando contro la malattia. Il capolavoro di Tathiana Garbin

Il 2024, oltre ad essere la straordinaria stagione di Jannik Sinner, è stata un’annata che ha riacceso i grandi riflettori sul tennis femminile italiano. Non che negli anni precedenti i grandi risultati al femminile non fossero arrivati: Martina Trevisan nel 2022 aveva raggiunto le semifinali del Roland Garros ed era entrata tra le migliori venti tenniste del mondo, dodici mesi fa la stessa squadra nazionale si classificava seconda nella competizione a squadre. Ma il 2024 ha, per la prima volta dopo qualche anno in cui le ragazze si erano trovate all’ombra dei grandi risultati del maschile, ridato una linfa straordinaria al movimento del tennis femminile azzurro. Prima gli straordinari risultati in singolare di Jasmine Paolini, poi i traguardi storici raggiunti in doppio da Sara Errani in coppa con la stessa Paolini, fino ad arrivare al quinto trionfo della nostra storia in Billie Jean King Cup, dopo quelli del 2006, 2009, 2010 e 2013.

Jasmine Paolini, Lucia Bronzetti, Sara Errani, Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan sono riuscite a riportare l’Italia sul tetto del mondo per la prima volta dopo 11 anni grazie ad una settimana splendida: il successo in rimonta contro il Giappone nei quarti di finale, la fantastica impresa in semifinale contro le favorite della Polonia, infine il dominio in finale contro la sorpresa Slovacchia. La coppa intitolata alla grande Billie Jean King, pioniera del tennis femminile a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta è tornata a casa nostra. 11 anni non sono così tanti in realtà (il tennis maschile, ad esempio, ha dovuto aspettarne 47 per tornare a vincere la Davis Cup), ma ad emozionare è soprattutto il percorso intrapreso dalle nostre ragazze e dalla loro capitana, una Tathiana Garbin che si è rivelata guida perfetta per una generazione che, nei primi anni, ha tanto sofferto il paragone con gli anni d’oro – quelli tra il 2006 e il 2013 – in cui Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e la stessa Errani avevano regalato all’Italia una carovana infinita di gioie.

Che il percorso della nuova squadra guidata da Garbin sarebbe stato complesso lo si era capito già dall’esordio: nel 2017, sulla terra rossa di Forlì, proprio la Slovacchia rifilava all’Italia una pesantissima sconfitta interna. Le azzurre erano appena retrocesse nel World Group II (potremmo chiamarla Serie B) a soli tre anni di distanza dal titolo vinto nel 2013, e quella debacle non fece altro che affossare ancora di più il morale di una squadra che si apprestava ad affrontare un passaggio di consegne importante: quel fine settimana triste coincise anche con l’ultima apparizione di Schiavone e con la prima in assoluto di una Paolini ancora giovanissima e ben lontana dal livello raggiunto attualmente. Il declino sembrava inarrestabile: nel 2019, un umiliante 0-4 subito per mano di una Russia che – dal canto suo – era appena uscita dal proprio ricambio generazionale decretò una nuova retrocessione per l’Italia, questa volta nella Serie C del tennis femminile.

Fu il momento più basso della storia di questa squadra nel ventunesimo secolo (era dal 1997, infatti, che le azzurre non si ritrovavano nella terza serie), ma è lì che va intravisto il grande merito di chi nelle ragazze ha sempre creduto: innanzitutto proprio di Tathiana Garbin che, dopo i primi due anni non entusiasmanti, avrebbe potuto anche decidere di lasciare l’incarico. Poi della Federazione Italiana Tennis e Padel, che le ha sempre dato fiducia e non ha preteso risultati immediati, lasciando a tutto il gruppo il tempo necessario per crescere, unirsi e divenire sempre più forte. Questo è proprio quello che è accaduto, e con una rapidità eccezionale.

Garbin è stata la scelta più giusta possibile per un gruppo giovane e desideroso di maturare con i propri tempi. La nostra capitana ha saputo essere presente in giro per il mondo anche quando non era strettamente necessario – vista l’individualità di questo sport al di fuori delle competizioni per nazioni – è stata in grado di diventare terreno fertile per vedere crescere il rapporto professionale e personale tra le ragazze del team, diventando quasi una mamma per tutte loro. Ed è stata ripagata con risultati eccezionali: in soli tre anni (ma due edizioni, visto il Covid-19), l’Italia è riuscita a tornare nelle Billie Jean King Cup Finals. Poi la finale raggiunta nell’anno successivo, infine la coppa.

Tutto questo mentre la battaglia più complessa Garbin l’affrontava fuori dal campo. Proprio in conferenza stampa, al termine della finale persa nel 2023, l’ex giocatrice rivelava di essersi sottoposta ad un primo intervento chirurgico a causa di un raro tumore all’addome, e di essere in procinto di operarsi una seconda volta nel giro di qualche settimana. Un messaggio che commosse l’Italia intera e tutto il mondo del tennis: innanzitutto il messaggio lanciato alle ragazze di non arretrare dinanzi alle difficoltà dello sport e della vita, poi la voglia di non arrendersi nel suo lavoro di allenatrice e infine il coraggio di non nascondersi dietro la malattia, ma di parlarne apertamente.

Per fortuna oggi Garbin sta molto meglio grazie allo straordinario lavoro di medici e infermieri – che ci ha tenuto lei stessa a ringraziare dopo il trionfo – ma anche grazie al gruppo che lei stessa aveva creato negli anni precedenti. Le ragazze le sono state vicine, sono andate a trovarla in ospedale nei momenti più duri della battaglia e hanno lottato con lei e per lei sul campo. E ce l’hanno fatta, hanno vinto. È anche per questa ragione che il successo in Billie Jean King Cup dell’Italia è speciale, con la firma di Tathiana Garbin a brillare di una luce particolare: questo team vincente è il suo capolavoro e il sogno coronato dalle azzurre è stato prima di tutto il suo, perché lei è stata in grado di vederlo e di crederci quando nessuno ci avrebbe sperato.

“Care ragazze – ha scritto Garbin in una lettera a cuore aperto pubblicata dalla Federtennis –, sono passati solo pochi minuti da quando siamo diventate campionesse del mondo. Faccio fatica ad esprimere a parole quello che sento in questo momento, ma ho deciso di farlo a caldo e con il cuore che mi batte ancora tanto forte. In questi anni siamo diventate più di un gruppo, siamo diventate una famiglia e, proprio come una famiglia, mi siete state vicine nei momenti più difficili. Il legame che abbiamo creato va oltre il tennis e per questo vi dico grazie. Grazie per la passione con cui avete onorato questa maglia, sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Grazie per aver mantenuto la speranza dopo aver sfiorato questo traguardo l’anno scorso. Vi conosco bene e so che tra qualche giorno sarete di nuovo in campo a migliorarvi come avete fatto in questi anni, ma questa sera voglio che vi concediate tempo per pensare bene a cosa avete fatto: voglio che pensiate a tutte le ore di allenamento, ai sacrifici che voi e le vostre famiglie avete fatto fin da quando siete bambine. Ce l’avete fatta, siete campionesse del mondo: ricordatevelo, consapevoli del fatto che questo non ve lo toglierà nessuno. Sono orgogliosa di voi, vi voglio bene”.

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