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I luoghi, le persone e le storie della Laguna di Marano protagonisti del “Libro dei Cocai”

Il Libro dei Cocai (Gaspari editore) è una raccolta di racconti-saggi brevi di Gianpaolo Stel che ha come oggetto la Laguna di Marano – i suoi luoghi, persone, acque, uccelli, insediamenti, storie – vista con gli occhi di un “foresto” acquisito dalla comunità locale (Stel è un friulano di Porpetto che ha sposato una maranese).

Egli tenta di darsi una ragione delle differenze, degli spostamenti e dell’instabilità (spaziale e temporale) che un tale paesaggio provoca in chi cerca di fissarlo.

Ne emerge una sorta di affinità tra identità personale e morfologia del luogo: come la laguna dissolve i confini tra terra e acqua, tra acqua e cielo e tra moti e stabilità, così la coscienza delle persone si trova a che fare con una costante impermanenza di eventi e di affiliazioni.

Stel proietta tale condizione evanescente alternativamente dal e sul paesaggio in un continuo scambio tra persone e ambiente, gli dona motivazioni personali, di proiezione dell’identità e storiche.

Le ragioni “private” emergono in memorie di un’infanzia perduta proiettata sul presente che narra la crescita da bambino a adulto e aiuta a recuperare una responsabilità comunitaria (e quindi civica) da contrapporre all’individualismo consumista contemporaneo. L’età dell’innocenza non è mai nostalgia consolatoria ma stimolo a costruire un dialogo tra generazioni, a trasformare la propria vicenda personale in storia collettiva.

Lo scambio di identità tra uomini, paesaggi, pesci e uccelli è un’invenzione narrativa che Stel propone per recuperare un senso di lentezza (e di capacità di allinearsi ai ritmi della Natura) e resistere a un consumo del territorio puramente economico. È la straordinarietà e la varietà delle specie animali e vegetali che mischiata alla conoscenza delle persone e del dialetto maranese che entra in ciascuna di queste storie, che riportano il lettore al confronto con la propria quotidianità.

Stel non lascia in pace il lettore e lo costringe a buttarsi e ad immedesimarsi in questo variegato e mutevole ambiente e lascia al lettore stesso le scelte per il proprio sentiero per affrontare il complesso e delicato equilibrio dell’ambiente quando investito da trasformazioni legate a uno sviluppo economico.

La coscienza storica dell’alternarsi di popoli diversi che hanno attraversato questo territorio dal confine mobile tra mare e terra è antidoto contro l’irrigidimento identitario e apertura all’orizzonte, al viaggio, al dialogo. “Ora qualche dubbio in riguardo alla nostra univocità di provenienza mi rimane” scrive Stel. “... il dubbio di riuscire a tracciare in modo univoco il noi e il loro. Il giusto e lo sbagliato”.

Il libro è confezionato in un formato leggero e ironico che aiuta a sdrammatizzare temi di grave importanza e, parallelamente, a non farceli dimenticare. Stel ci mette la pulce nell’orecchio e lo fa con una visione “maranese” della vita: acquea, riflettente e aperta come un orizzonte marino. Per un pubblico come quello friulano questo è un bagno di freschezza, un antidoto alle barricate ideologiche che ci insegna a conoscere e ad apprezzare la diversità che è la cifra di questa terra di confine.

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